Non più solo la Pelosa. Stintino punta a un turismo tutto l'anno

Stintino punta, fra i primi comuni in Sardegna, sulla ricchezza di un ambiente per molti versi unico per allungare la stagione. Per la sindaca Rita Limbiana Vallebella si può migliorare la qualità della vita dei residenti . Dai Nuraghe alle essenze rare, dagli stagni ai trekking e alla gastronomia: molte le opportunità di un territorio strettamente collegato all'isola dell'Asinara

29 luglio 2023 | 05:00
di Alberto Lupini

Allungare la stagione - che oggi si limita al massimo a 3-4 mesi - puntando su un Turismo lento ed esperienzale, valorizzando in particolare un ambiente per molti versi unico in tutto il Mediterraneo. Un programma che oggi potrebbe adattarsi alla maggior parte delle località turistiche italiane, ma che qui ha quasi il senso di una piccola rivoluzione. Già, perché ad esporlo è la Sindaca di Stintino, Ss, località che da decenni è ai vertici delle presenze estive in Sardegna. L’avvocato Rita Limbania Vallebella non ha dubbi: la spiaggia della Pelosa (che con la sua torretta è una delle immagini simbolo della Sardegna e del Mediterraneo) non è l’unico motivo per andare a Stintino. E, soprattutto, ci si può andare tutto l’anno vista la ricchezza di un territorio per molti versi unico. Un obiettivo decisamente raro  parlando di Sardegna, meta ambita per molti, ma praticamente solo d'estate.

Il clima di Stintino ne fa un'oasi di benessere tutto l'anno

Clima e territorio, a ben guardare, fanno da sempre di Stintino una sorta di oasi di benessere per tutto l’anno, che però viene vissuto come tale solo dai pochi fortunati che la frequentano non solo d’estate. Essenze rarissime come la Centaura Orrida sulle scogliere di Capo Falcone, gli stagni che si riempiono di fenicotteri rosa o cavalieri d’Italia (e quest’anno per la prima volta pure di due coppie di cigni reali), percorsi per trekking, bike o cavalli costeggiando spiagge bianchissime lunghe kilometri, invece che su una scogliera fra le più straordinarie del Mediterraneo, nuraghe, domus de janas (case delle streghe), tombe dei giganti invece che fortificazioni della seconda guerra mondiale da scoprire nelle campagne, nonchè un’agricoltura ancora autentica e che - con la pesca - offre esperienze gastronomiche importanti, sono solo alcune delle opportunità per chi va alla ricerca della bellezza e del buono. E tutto ciò lo si può gustare al meglio lontano dai momenti di maggiore frequentazione. Una realtà che però finora a Stintino si può sperimentare con difficoltà fuori estate, perché qui, come un po’ in tutta la Sardegna, dopo settembre si chiudono quasi tutte le attività legate all’accoglienza.

Rita Vellebella (Sindaca di Stintino): allungare la stagione per offrire più opportunità di lavoro ai giovani

Ed è su questa consuetudine che la Sindaca Vallebella vuole intervenire per assicurare un salto di qualità alla vita della sua comunità. Con grande senso pratico, e consapevole della sfida difficile, ce ne parla in uno dei periodi più caldi dell’anno (non solo per la temperatura), alle prese con i problemi quotidiani di una cittadina che d’estate cambia radicalmente pelle. 

Stintino, non va dimenticato, è uno dei posti più “distanti” della Sardegna perché è una penisola, dove finisce la strada. Non è un luogo di passaggio e ciò incide molto su come gli stintinesi si sono organizzati nel corso degli anni. È un po’ come un’isola nell’isola. Per 3 mesi i residenti vivono in uno stato di tachicardia continua visto che la comunità passa da poco più di un migliaio di persone ad oltre 40/50mila presenze, mentre nel resto dell’anno (la similitudine è della Sindaca) vivono come in bradicardia e non ci sono turisti.

Stintino vuole equilibrare la stagione estiva ed evitare che nel resto dell'anno non ci siano attività

«Dobbiamo invertire questa tendenza – spiega Rita Vallebella che ha vinto le elezioni l’anno scorso proprio puntando su un programma per migliore la qualità della vita dei cittadini – Il borgo va rivitalizzato ed essere attivo gran parte dell’anno. Ciò crea ricchezza e benessere e, soprattutto, abbassa le punte estreme della tensione e del lavoro. Dobbiamo arrivare ad equilibrare la  pressione d’estate con una continuità delle diverse attività anche nel corso dell’anno. Si devono creare opportunità di lavoro e di impresa per tutti. Per i giovani stintinesi non ci può essere solo il lavoro di cameriere o colf d’estate…».

Per innescare un cambiamento (capace di generare professionalità e benessere), l’ambiente e i suoi valori diventano quindi un elemento centrale con cui cambiare stile di vita, equilibri e prospettive. Il senso finale sembra quello di lavorare tutti affinchè a guadagnare non siano sempre i soliti, ma l’intera comunità. Grazie ad un turismo più diffuso durante l’anno, che porta benefici a tutti, i giovani possono restare a Stintino e fare uscire il paese dal ricordato torpore in cui resta per 9 mesi.

A Stintino d'estate decine di migliaia di turisti

Per capire cosa significa l’estate per Stintino basta un dato. Oltre a tutti coloro che erano nelle seconde case di proprietà o in hotel o B&B), l’8 agosto dello scorso anno sono state registrate 28mila vetture in ingresso. «Un numero sconvolgente – precisa Rita Vallebella – se si pensa che d’inverno magari ne passano poche decine…». Riequilibrare è quindi la parola d’ordine anche per non perdere l’occasione di valorizzare al massimo le ricordate opportunità di un territorio che può essere riorganizzato per fare crescere tutti e utilizzare al meglio le risorse. E fra le tante ne potrebbe nascere anche una nuova, sorprendente, visto che secondo alcune recenti ricerche archeologiche c’è la possibilità che in zona Pozzo San Nicola (praticamente all’ingresso del territorio comunale) sia sepolto un complesso nuragico che potrebbe rivaleggiare con quello di Barumini per importanza e dimensione…

Stintino e il suo collegamento all'Asinara

Del resto, per quanto ci sia stata un’edificazione forse esagerata negli ultimi anni, l’ambiente di Stintino (grazie alla sua vastità e varietà) offre molte opportunità da non sprecare cogliendo l’occasione della crescita di un turismo legato al benessere e alla natura. Non dimentichiamo che Stintino è come un dito nel mare che indica, o vuole toccare, un gioiello naturalistico quale l’isola dell’Asinara, di cui ha molte caratteristiche geomorfologiche, oltre che un legame indissolubile visto che i primi abitanti del paese sono stati gli ex residenti dell’Asinara “deportati” qui nell’Ottocento.

Stintino in prima linea per tutelare l'ambiente e ai diritti dei disabili

Se questo è il progetto, si può ben capire come ai primi posti del programma dell’amministrazione comunale, oltre ad un impegno culturale per risvegliare il senso di comunità degli abitanti, ci siano proprio questioni legate all’ambiente e a una sua tutela che negli ultimi anni era stata oggettivamente troppo debole. È in questa logica che si possono inquadrare ad esempio recenti ordinanze per garantire l’accesso in spiaggia a disabili, dopo la prepotenza di chi vuole negare il diritto di passaggio al mare in essere da decenni, o il divieto di festeggiare nei villaggi turistici con lanci di palloncini che poi finisco in mare e … nello stomaco dei pesci. Iniziative che si inseriscono in un più vasto impegno del Comune per l'applicazione delle regole per troppi anni disattese  a Stintino. Basti pensare a come l'attuale amministrazione vuole risolvere i contenzioni con molti comprensori o condomini che da decenni attendono che il Comune di faccia carico di strade e servizi , come da convenzioni, nonostante i proprietari paghino regolarmente Imu e Tari. E giusto in queste ultime ore il consiglio comunale ha regolarizzato uno degli insediamenti più importanti, il Punta Negra.

Per Stintino centrale salvaguardare la spiaggia della Pelosa

E a proposito di ambiente non si può non fare un rifermento a quello che è il simbolo di Stintino, la spiaggia della Pelosa, certamente la più fotografata e fra le più belle del Mediterraneo. Da tempo si parla di un progetto per eliminare la strada che la costeggia e in qualche modo cercare di proteggere meglio le dune compromesse negli anni dalle tante costruzioni alle spalle. L’intervento è notevole ed ha aperto dibattiti sulla sua opportunità o meno. E non va dimenticato che i più interessati all’opera sono certamente i proprietari delle case limitrofe che acquisterebbero ancor più valore. Una tutela della duna che la neo sindaca aveva subito avviato visto che fra i primi atti del suo mandato aveva fatto demolire sei villette abusive. E come se non bastasse, per dare l’esempio di come la tutela ambientale passa anche da piccoli gesti, a Pasqua con famigliari ed assessori aveva ripulito dai rifiuti la Pelosa…

Ma la Sindaca di Stintino, anche in questo caso, guarda avanti e si pone il problema di come tutelare una spiaggia che negli anni si è progressivamente ridotta per estensione. E fra le ipotesi, su cui vuole avviare una ricerca importante, c’è il fatto che questa spettacolare perla ambientale pare sia il risultato di un intervento dell’uomo. Questa spiaggia si sarebbe infatti formata “solo” a fine ‘500 a seguito della edificazione della torre su uno scoglio che da sempre ne è un po’ il simbolo. Per costruire la “torretta” (rappresentata nello stemma del Comune) fu infatti realizzata una sorta di piccola diga per collegare alla costa lo scoglio e poterla raggiungere a piedi. Questo sbarramento avrebbe deviato le correnti che entrano nella baia dal mare aperto, permettendo così la formazione della spiaggia là dove prima c’erano solo scogli. Una sorta di diga foranea come quelle che riparano i porti mercantili. Secondo alcuni documenti recenti, fino al 400, la sabbia si sarebbe invece depositata sull’altro lato della baia, all’isola Piana.

Negli ultimi decenni il collegamento fra lo scoglio della “torretta” e la costa si è andato però sgretolando e ciò aprirebbe dei varchi alla corrente del mare che nel tempo (qualche decennio) potrebbe fare sparire la spiaggia. Per ora è solo un’ipotesi, ma c’è chi propone di rinforzare con pezzi di scoglio questo “sbarramento” e mettere in sicurezza la Pelosa. La parola passerà ora ai ricercatori ma sembra chiaro che su un tema così sensibile la Sindaca Vallebella voglia andare fino in fondo prima di avviare qualunque intervento nell’area. Ma la parola d’ordine è chiara: la Pelosa va tutelata.

Le caratteristiche uniche del territorio di Stintino

Adagiato nell’estremo lembo nord-occidentale della Sardegna, la penisola Stintino si protende verso l’Asinara, quasi a toccarla. Proprio lì, dove la sfiora, mostra il suo capolavoro, La Pelosa: fondale limpido e bassissimo per decine di metri, sabbia candida e impalpabile, abbagliante e placido mare con tutte le tonalità dell’azzurro. Accanto alla ‘sorella maggiore’, c’è la Pelosetta, chiusa da un isolotto sovrastato da una torre aragonese (del 1578), simbolo della Pelosa. Da una ‘terrazza’ sulla spiaggia ‘tropicale’, a duecento metri d’altezza, si gode di un panorama unico su isola Piana e parco nazionale dell’Asinara, incontaminato e selvaggio: Stintino è il luogo d’imbarco più vicino del Golfo dell’Asinara (il “mare di dentro”) per visitarlo. E voltandosi, percorrendo qualche centinaio di metri si ha una vista altrettanto spettacolare sul “mare di fuori” e sulle sue scogliere.

Stintino, dal mare di dentro al mare di fuori

Già, perché il territorio stintinese è un lembo di terra che dalla Nurra si estende tra due mari. A ovest il suggestivo ‘mare di fuori’, con costa alta e frastagliata alternata a calette di sabbia e ciottoli: da Capo Falcone, luogo selvaggio sorvegliato anch’esso da una torre spagnola (la più alta della Nurra) e sorvolato da falchi pellegrini e della regina, sino a Cala del Vapore, attraverso Valle della Luna e Coscia di donna. A est il ‘mare di dentro’, all’interno del golfo: costa bassa e riparata che dalla Pelosa, passando per L’Ancora e gli scogli di Punta Negra, arriva sino ai sassolini bianchi e tondi del lungo litorale de Le Saline ed Ezzi Mannu. In mezzo un’oasi naturale con stagni (Cesaraccio e Pilo), dove vivono airone rosso, garzetta e martin pescatore.

Stintino nasce come costola dell’Asinara ed è la regina dei gozzi a vela latina

In principio Stintino era un paesino di pescatori, del tutto simile a Cala d’Oliva sull’Asinara, borgo di provenienza delle 45 famiglie liguri, che lo fondarono nel 1885, quando il Regno d’Italia insediò sull’isola lazzaretto e colonia penale, ‘sfrattando’ gli abitanti. Fino al 1988 era Comune di Sassari, fino a quando è diventato autonomo. Sorge in una lingua di terra tra due insenature - isthintìni significa ‘intestini’ - i porti ‘Vecchio’ e ‘Nuovo’, dove sono ormeggiati gozzi in legno a vela latina, di cui Stintino è ‘capitale’. Dal 1983 ne ospita una famosa regata.

Stintino e il legame con la pesca del tonno

La storia del paese è indissolubilmente legata a pesca e lavorazione del tonno che si può rivivere nel museo delle Tonnare, ricavato in un vecchio laboratori per la lavorazione del pesce. Lungo la costa in località ‘Saline’, c’è invece la vecchia tonnara, attiva sino agli Settanta del XX secolo ed oggi trasformata in villaggio turistico. Un tempo principale fonte economica, la pesca del tonno dal 2016 è raccontata nel muse attraverso il modus vivendi stintinese: c’è un percorso lungo le ‘camere’ (le stesse che compongono le reti per i tonni), corredate da strumenti originali e immagini. Dopo la tonnara, ecco il turismo. A inizio XX secolo il borgo era meta di illustri famiglie sassaresi, come Berlinguer e Segni, negli anni Sessanta il boom: sorse una miriade di residenze turistiche e hotel sulla costa. Il paese, abitato in inverno da mille e 600 residenti, in estate è popolato da decine di migliaia di turisti. La pesca è alla base della tradizione culinaria: polpo in agliata e alla stintinese, zuppa d’aragosta, bottarga di tonno, frutti di mare e pescato fresco, da assaporare nei ristoranti delle stradine del borgo e della costa. E fra le novità anche un ittiturismo, l’unico in regola con le normative europeo, Antares, dove si mangia solo ciò che viene pescato quel giorno. Un po’ come fanno con agnelli e maialini gli agriturismi di terra sparsi in tutto il territorio.

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