No secco al Nutriscore. Centinaio: meglio una... batteria che un semaforo in etichetta
Il sistema Nutriscore è solo un meccanismo che rischia di ledere la comunicazione sulla qualità e sulla tipicità dei cibi. Più giusto, sia per i consumatori sia per i produttori, il Nutrinform Battery
Per una volta in Italia sembra che siano tutti d’accordo: un no forte e univoco contro il Nutriscore, il sistema di etichettatura basato esclusivamente su quantità standard di assunzione senza fare differenze tra tipologie e caratteristiche e porzioni di alimenti. Un meccanismo che, di fatto, rischia di ledere la comunicazione sulla qualità e sulla tipicità dei cibi che compongono una dieta ricca e variegata come quella mediterranea. Ma, nonostante, la coesione italiana, la battaglia contro il Nutriscore, come ha detto da Cibus il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli «non è vinta, ma lavoro dà risultati». Ma occorre andare avanti con forza o come ha sottolineato il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio altrimenti i prodotti ultralavorati di multinazionali schiacceranno alimenti simbolo della Dieta mediterranea. Un controsenso.
Meglio il Nutrinform Battery
La direzione che l’Italia sta cercando di prendere, e che vede come capofila il ministro Confagricoltura, è quella del Nutrinform Battery, un sistema più articolato che indica la quantità del contenuto di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale per singola porzione, in rapporto al reale fabbisogno giornaliero.
Quello dell'etichettatura «è un tema del quale dobbiamo parlare, discutere e va affrontato nel modo giusto. A una etichetta chiediamo informazione ed è giusto che il consumatore sappia cosa c'è all'interno del prodotto, ma quali informazioni ho dal Nutriscore? Zero. Non è un sistema di etichettatura fronte-pacco ma un metodo intelligente di condizionamento del consumatore. Dobbiamo riconoscere che non è un sistema di informazione e il lavoro fatto e che continuiamo a fare in modo compatto sta dando i primi risultati», ha sottolineato il ministro Patuanelli che ha aggiunto «non posso dire che abbiamo vinto la battaglia, ma posso dire che nemmeno nelle previsioni più ottimistiche di 6-8 mesi fa avrei pensato di trovarmi con questo sentiment diverso. Non esiste cibo che fa bene e cibo che fa male ma una composizione di dieta sana e gli eccessi che sono nocivi e dannosi».
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Centinaio: il Nutriscore avvantaggia le multinazionali
Stesso parere per il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio che aggiunge:
«Ancora una volta si dà per certo quello che certo non è, ovvero che un sistema come il Nutriscore possa aiutare i consumatori a ridurre il rischio di malattie come il cancro. E come? Preferendo prodotti ultralavorati di multinazionali ad alimenti simbolo della Dieta mediterranea riconosciuta patrimonio Unesco?».
«Mentre l’Italia nel corso di Cibus ribadisce il proprio no convinto e univoco al Nutriscore, quello che è considerato il suo padre fondatore, il francese Serge Hercberg, lo difende citando un report pubblicato dall’Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro con sede a Lione, in cui si afferma la superiorità del Nutri-score rispetto ad altre etichette nutrizionali e se ne chiede l’adozione per aiutare i consumatori a ridurre il rischio di cancro. L’Iarc – ricorda Centinaio - è la stessa che pochi anni fa sosteneva la dannosità della carne rossa considerata agente cancerogeno certo se lavorata. Questa come altre sue posizioni sono state spesso contraddette e non sono state esenti da controversie e critiche. Tra quest’ultime mancanza di trasparenza, possibili conflitti di interesse e influenza delle industrie. Anche grazie al lavoro portato avanti dall’Italia in difesa della corretta alimentazione sempre più paesi europei stanno rivalutando il Nutrinform. Un sistema equilibrato che vuole informare, e non condizionare i consumatori. Perché non è questo o quell’alimento che nuoce alla salute, ma è la dose che fa il veleno», conclude Centinaio.
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Alberto Lupini
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