Natale: dopo i pranzi, gli avanzi Per 8 su 10 torna il cibo delle feste

Le abbuffate della vigilia, di Natale e Santo Stefano non sono bastate a consumare tutto ciò che abbiamo portato sulle tavole. E così l'83% degli italiani continua a mangiare ciò che ha preparato per i giorni scorsi . Secondo Coldiretti, il valore del cibo avanzato ammonterebbe a mezzo miliardo di euro, ma nessuno dichiara di buttare via del cibo

27 dicembre 2019 | 09:00
C’è all’incirca mezzo miliardo di euro in cibo avanzato dalle tavole delle feste che in questi giorni sarà consumato ancora dagli italiani. Lo rivela un’indagine di Coldiretti, secondo cui oggi (e ancora probabilmente per qualche giorno) più di otto italiani si dieci (83%) ritroveranno a tavola gli avanzi di cenoni e pranzi di Natale.

Tornano in tavola i pranzi e le cene delle feste

Si tratta di cibo che verrà utilizzato anche per una crescente sensibilità verso la riduzione degli sprechi per motivi economici, etici e ambientali. Secondo la ricerca, solo il 15% delle famiglie non avanza niente mentre il 2% dona in beneficenza e nessuno dichiara di buttare gli avanzi nel bidone.

Per conservare il cibo del giorno prima ed evitare di gettarlo nella spazzatura Coldiretti ha elaborato alcuni consigli, a partire dall’utilizzo corretto del frigorifero. Le pietanze non devono essere inserite quando sono ancora calde ma vanno adeguatamente coperte e non ammassate l’una sull’altra, per permettere al freddo di circolare. Quelle più facilmente deperibili devono inoltre essere collocate nella parte bassa del frigo. Quando ad avanzare sono interi vassoi di cibo il congelatore può essere un’ottima soluzione, ma è sempre meglio dividerli in piccole porzioni così da consumare di volta in volte solo le quantità che servono.

Per scongelarle si può utilizzare il forno a microonde o il vapore di una pentola piena di acqua calda, ma la soluzione migliore, seppure più lenta, è quella di utilizzare il frigo, dove il passaggio di temperatura è più costante. Una volta scongelate, le pietanze vanno consumate entro 24 ore e non possono essere congelate nuovamente. Allo stesso modo, il cibo avanzato non va riscaldato più di una volta. Quando vanno messi sui fornelli, minestre, sughi e salse del giorno prima vanno fatte bollire mentre per gli altri piatti si consiglia comunque di portare la temperatura sopra i 70 gradi.

In questo modo saremo sicuri di evitare il rischio di proliferazione di batteri. Al momento di scegliere il tipo di contenitore da utilizzare, una buona soluzione può essere il vetro, a partire dai barattoli con tappo a chiusura ermetica che consentono di conservare meglio le caratteristiche organolettiche del cibo. L’altra soluzione, più “tecnica”, è l’uso del sottovuoto che permette di allungare ulteriormente la “seconda vita” delle pietanze.

Un’alternativa molto diffusa alla conservazione in frigo è la “trasformazione” degli avanzi in nuovi piatti, con la cosiddetta cucina del giorno dopo. Polpette o polpettoni a base di carne o tartare di pesce sono ottime soluzioni per recuperare il cibo del giorno prima, ma anche le frittate possono dare un gusto nuovo ai piatti di verdura o di pasta, senza dimenticare la ratatouille. La frutta secca in più può essere facilmente caramellata per diventare un eccellente “torrone”, mentre con quella fresca si ottengono pasticciate, marmellate o macedonie.

E per dare un nuovo sapore ai dolci più tradizionali, come il pandoro o il panettone, si ricorre spesso alla farcitura con creme. Recuperare il cibo è una scelta che fa bene all'economia e all'ambiente anche con una minore produzione di rifiuti. Per il tradizionale appuntamento del Natale con la tavola sono stati spesi 2,6 miliardi di euro, il 9% in più rispetto allo scorso anno. Se nel menu della vigilia – conclude la Coldiretti – è stato servito il pesce in otto tavole su dieci (81%), a Natale prevale la carne e vincono bolliti, arrosti e fritti, dall’agnello ai tacchini, ma anche minestre, zuppe, paste ripiene, cappelletti in brodo e pizze rustiche e i dolci fatti in casa, con il record di una media di 3,8 ore trascorse in cucina per la preparazione dei piatti.

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Alberto Lupini


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