Un'eccellenza della nostra gastronomia (e della gastronomia campana in particolare) di cui, puntualmente, sempre più ristoratori si approfittano. Alla ricerca di un margine di guadagno quanto maggiore possibile, a scapito del cliente ignaro e di un'intera filiera che allo stesso modo ne paga le conseguenze. È il triste destino (anche) della mozzarella di bufala campana, prodotto a marchio Dop di cui però fin troppo spesso se ne trovano in giro, specialmente in ristoranti turistici, delle controparti di minor valore. Presentate e vendute però come bufala.
Dal lavoro eseguito dal settore vigilanza del Consorzio della mozzarella di bufala campana Dop emerge come l'evocazione del prodotto sia sempre più una una costante, soprattutto nei menu dei locali e nei ristoranti più turistici della Campania. Salvo poi scoprire che si tratta di una fake presentata e venduta come originale. Cosa ne è emerso dall'indagine? Al termine dell'operazione sono stati controllati 14 punti vendita e segnalate 13 violazioni più una diffida. Di fatto la totalità delle verifiche ha riscontrato irregolarità. Il Consorzio ha fatto sequestrare 150 chili di prodotti non a norma ed elevate sanzioni amministrative per 45mila euro. Abbiamo parlato di questo fatto con il presidente del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala Dop, Domenico Raimondo.
Il presidente del Consorzio: «Una costante che fa male»
«A campione la scorsa estate abbiamo individuato dei locali nelle località più turistiche - ci dice il presidente Raimondo - andando a controllare che tipo di prodotti usassero. Dall'indagine è emerso come non pochi ristoranti scrivessero nel menu “mozzarella di bufala campana” quando poi a tavola portano tutt'altro, come per esempio il fior di latte pugliese. Questo sicuramente non fa bene all'immagine del prodotto in sé, non fa bene al Consorzio e ovviamente danneggia il consumatore, convinto di mangiare qualcosa che non è ciò che ha ordinato».
«Ogni locale può utilizzare ciò che ritiene opportuno - specifica il presidente - l'importante è che lo segnali dovutamente e soprattutto che porti a tavola quello che viene indicato in menu. Perché comprare fiordilatte e vendere mozzarella di bufala? Perché ovviamente sfruttando l'immagine della bufala si ottiene un ritorno economico più importante. Questo a noi non piace, è inaccettabile: così facendo si mettono in cattiva luce anche le aziende, che ne pagano in termini di immagine, così come il territorio. E a farlo sono gli stessi ristoratori campani».
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Detto ciò, come può un consumatore tutelarsi in questo senso? Come può un cliente assicurarsi, al ristorante, di trovarsi nel piatto effettivamente una mozzarella di bufala originale, campana Doc come scritto in menu? «Innanzitutto consiglio di acquistare il prodotto nelle grandi catene di distribuzione o nelle piccole gastronomie, già confezionato, facendo attenzione al bollino della Dop e a quello del Consorzio. Quello già è una garanzia. Al ristorante suggerisco di chiedere al tavolo la mozzarella di bufala nella sua confezione originale, dotata dei bollini di garanzia, per poi essere aperta davanti al cliente. Le aziende consegnano ai locali i loro prodotti tutti confezionati, quindi il cliente per essere sicuro della sua autenticità può chiederlo ancora confezionato e sigillato. Lo stesso si fa con la bottiglia d'acqua o di vino, perché non farlo anche con la mozzarella quindi?».
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Alberto Lupini
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