Per la prima volta il Mose è emerso dalle acque della Laguna di Venezia e ha respinto l’alta marea. Un’apparizione che i veneziani e i turisti aspettavano da tempo e che sabato è avvenuta davanti agli occhi increduli della gente.
Missione compiuta perché le calli della città e piazza San Marco sono rimaste di fatto asciutte, agibili e vivibili al 100%. Domenica invece il Mose non si è alzato e l’acqua è penetrata in maniera leggermente più consistente, ma senza comunque creare alcun danno. Eppure i turisti ancora mancavano.
Il Mose si è alzato in Laguna
E non mancavano perché in un weekend piovoso di ottobre nessuno aveva avuto l’ardimento di prenotare, ma perché la prenotazione in diversi casi è stata disdetta. Né covid, ne maltempo, il motivo è da ricercare nell’allarme acqua alta che era scattato dagli osservatori scientifici e che i media hanno ripreso gonfiando i titoloni e “bucando” una volta ancora la fragile bolla del mondo del turismo contagiato dal covid.
Tutto da rifare insomma per gli addetti ai lavori che hanno sbuffato per l’ennesima volta e ora si ritrovano a doversi rimboccare le maniche per lavorare su una corretta comunicazione piuttosto che sulla promozione della propria offerta turistica.«Nel weekend gli alberghi hanno avuto molte disdette perché era stata fatta una comunicazione con stime che parlavano di 130 centimetri - ha detto
Daniele Minotto, vicedirettore dell'associazione albergatori veneziani -
ma bisogna sempre ricordare che quei valori si riferiscono al medio mare. Con quei dati significa che in città potrebbe arrivare l’acqua, ma in misura irrisoria tale da non condizionarne l’agibilità. Il problema non è solo di questo weekend, ma con questo tipo di turismo prettamente “di prossimità” per via del covid i turisti sono portati a rimandare con meno remore i loro viaggi, che rimandano eventualmente al weekend successivo».
Comunicazioni contrastanti sull'acqua alta
Già in passato avevamo dato conto di queste comunicazioni che si scontrano tra quello che può interessare alla scienza e quello che invece può interessare ai turisti e a tutto quello che ruota attorno al mercato generato dai loro spostamenti. Era accaduto quasi un anno fa esatto - era novembre - quando l’acqua (davvero alta) aveva messo in ginocchio la Laguna creando notevoli danni e
richiamando problemi storici come il Mose o il passaggio delle grandi navi. Problemi anche a seguire perché i turisti - terrorizzati da avvisi anche innocui - se ne guardavano bene dal partire verso la Serenissima. Poi il Covid ha fatto dimenticare tutto. Ma ora il problema ritorna.
Di qui la necessità degli albergatori di attivare canali di comunicazione più mirati che non vogliono affatto smentire la scienza, ma incanalare quelle indicazioni ai fini di un viaggio. Ciò diventa utile soprattutto per quello che riguarda la stampa estera che, spesso, è meno precisa di quella italiana per via di una conoscenza più remota del territorio e delle sue dinamiche. «Sul sito del Comune - ha detto Minotto - abbiamo pubblicato una sorta di cartone animato che spiega bene alle persone cosa significhi l’acqua alta e quando diventa preoccupante. Spesso si parla di acqua alta in maniera allarmistica, quando in realtà il fenomeno rende inagibili piccole porzioni di città.
Detto questo il Mose è per noi uno strumento fondamentale che può aiutarci proprio anche nella comunicazione, a rassicurare chi viene da fuori oltre ai cittadini e a mantenere vivibile la città quando i livelli di acqua sono davvero alti».
Daniele Minotto
Ad ogni modo, il turismo continua ad annegare. «Il mese migliore è stato agosto - ha evidenziato Minotto - che per noi è un’eccezione. A maggior ragione perché il 70% dei turisti di quel periodo era italiano, quando per tradizione non vanno oltre al 14%. L’autunno però segnerà sicuramente un calo, già a settembre abbiamo avuto il 40-45% di occupazione delle camere e all’orizzonte non si vede nulla di buono considerando anche che la situazione internazionale sta peggiorando».
Mentre si continua a sperare in aiuti dal Governo, le strutture tentennano. Il 70-75% di esse sono regolarmente aperte, ma molte navigano a vista e sopravvivono grazie alle casse integrazioni. «Sul nuovo decreto - ha chiuso Minotto - staremo a vedere. Ritengo che serva una linea comune nazionale di base che preveda però alcune eccezioni regione per regione a seconda dei contagi relativi».