Non si può morire in un b&b Il turismo deve essere sicuro

27 dicembre 2016 | 17:41
di Alberto Lupini
In tempi di festività natalizie ci si aspetta di solito notizie positive o almeno ispirate ad ottimismo. E a giudicare dai primi dati in crescita sull’andamento turistico, potrebbe essere questo uno di quei segnali che ci si aspetta da tempo. Magari c’è la solita enfasi all’italiana che tende ad esagerare i numeri e le tendenze. Un esempio è il Tg2 che in vista del Natale ha annunciato che il 20% degli italiani - almeno 10 milioni di persone! - avrebbe fatto le vacanze all’estero... La notizia probabilmente era che 2 italiani su 10 si sarebbero mossi da casa per le vacanze, ma da qui a immaginare che avrebbero varcato tutti le frontiere onestamente ci sembra una colossale bufala, passata con la solita disinvoltura della leggerezza nel fare informazione.



Eppure il turismo è un formidabile segnale dello stato di salute del Paese e, visto quanto siamo acciaccati, la prudenza dovrebbe essere obbligatoria. E in ogni caso non si può parlare di turismo solo per dare notizie “positive” ad uso interno. Francamente troviamo ad esempio vergognoso il quasi totale silenzio in cui è passata la notizia di un turista francese morto in Toscana per esalazioni da monossido di carbonio della stufetta che aveva nella camera del suo b&b. Qualcuno può immaginare quale scandalo sarebbe montato se invece che in un bed & breakfast la stufetta difettosa fosse stata in un rifugio montano o in una locanda a una stella?

Non si capisce per quale motivo la morte in una camera in affitto in una casa privata debba in qualche modo passare sotto silenzio o essere “giustificata”, mentre se i Nas trovano in un abbattitore di un ristorante due confezioni a cui si è staccata accidentalmente l’etichetta, oltre ad una multa colossale si rischia la chiusura del locale. Non si può più accettare la logica dei due pesi e due misure. Davvero qualcuno si illude che in Paesi più seri del nostro questa morte non venga utilizzata strumentalmente contro il nostro turismo, che in questi casi si dimostra assolutamente inadeguato e senza alcuna certificazione? Dove sono le istituzioni, dalla Regione al ministero del Turismo? E soprattutto, quel b&b è ancora aperto? Non vogliamo certo criminalizzare i gestori, ma che qualifica e preparazione avevano per offrire un servizio di ospitalità?

I b&b - ma la stessa logica vale per gli home restaurant - vivono di fatto affrancati dai controlli sulle sicurezze dei clienti (da quelle igienico ambientali a quelle sugli incendi), ed in più hanno l’impunità fiscale e previdenziale garantita. La professionalità è un optional, eppure erogano servizi e fanno incassi importanti.

Un conto è ospitare un amico a cena o a dormire in casa propria, un altro è mettersi sul mercato, facendo concorrenza a ristoranti ed hotel facendosi pagare. Un pagamento che trasforma quel luogo in una struttura e lo fa entrare a pieno titolo fra gli operatori del turismo, solo che in questo caso sono di fatto in nero e fanno concorrenza sleale.

Da tempo Italia a Tavola denuncia questa situazione che richiede norme e controlli. Non chiediamo di bloccare iniziative che possono aiutare molte famiglie. Pretendiamo solo che entrare in quelle case sia garantito da certificazioni sicure e ci sia un trattamento fiscale analogo a quello di tutte le strutture dell’Horeca, così come avviene nel resto d’Europa. Regolarizzare il settore è un dovere dello Stato. Non farlo dopo un morto vuol dire essere complici e rinunciare a fare una politica turistica seria.

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Alberto Lupini


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