Nel mondo viene sprecato un terzo del cibo prodotto. Italia di poco più virtuosa
L’obiettivo dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è quello di dimezzare la quantità di scarti pro capite a livello globale, di distribuzione e consumo, e di ridurre le perdite di cibo lungo le catene di produzione
Quasi 1/3 del cibo prodotto (30%) viene sprecato in parte lungo la catena alimentare (13%) ed in parte nelle case (17%) con il risultato che nel mondo 735 milioni di persone soffrono la fame. È quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Fao in occasione della Giornata internazionale delle Nazioni Unite sulla Consapevolezza degli Sprechi e le Perdite Alimentari.
L’obiettivo dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile – sottolinea Coldiretti - è quello di dimezzare la quantità di rifiuti alimentari pro capite a livello globale, a livello di distribuzione e consumo, e di ridurre le perdite alimentari lungo le catene di produzione e di approvvigionamento. Non si tratta solo di un problema etico ma che determina anche effetti sul piano economico ed anche ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti.
Come evitare lo spreco alimentare: leggere le etichette, prodotti freschi e acquisti ridotti
Leggere attentamente la scadenza sulle etichette, verificare quotidianamente il frigorifero dove i cibi vanno correttamente posizionati, effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo, privilegiare confezioni adeguate, scegliere frutta e verdura con il giusto grado di maturazione, preferire la spesa a chilometri zero che garantisce una maggiore freschezza e durata, riscoprire le ricette degli avanzi, ma anche non avere timore di chiedere di portarli a casa quando si mangia al ristorante.
Come ridurre lo spreco alimentare, favorire le ricette 'salva' cibo
Un obiettivo che è stato sostenuto in Italia dal caro prezzi che ha portato in due case italiane su tre (68%) al recupero e al riutilizzo nelle case degli avanzi per far fronte all’impennata dei rincari che sta mettendo in difficoltà soprattutto le fasce più disagiate della popolazione. Molti dei piatti più tradizionali hanno origine proprio dall’esigenza di non sprecare cibo come la ribollita toscana, i canederli trentini, la pinza veneta o al sud la frittata di pasta.
Si possono preparare delle ottime polpette recuperando della carne rimasta semplicemente aggiungendo uova, pane duro e formaggio oppure la frittata di pasta per rivitalizzare gli spaghetti del giorno prima e ancora la pizza rustica per consumare le verdure avvolgendole in croccante sfoglia. Senza dimenticare la polenta, cibo di generazioni di italiani, che quando avanza può essere fritta e arricchita magari con pezzi di formaggio, oppure il pesce azzurro con le ricette tipiche regionali come le alici scottadito con o senza pan grattato o le sarde in saor con cipolla.
Se avanza del pane, si può optare per la classica panzanella mettendo semplici ingredienti presenti in ogni casa, come pomodoro olio e sale per arrivare alla tradizionale ribollita che utilizza elementi poveri come fagiolo, cavoli, carote, zucchine, pomodori e bietole già cotte da unire al pane raffermo.
Spreco alimentare, in Italia la percentuale cala rispetto alla media
La tendenza peraltro è confermata dal fatto che lo spreco alimentare crolla sistematicamente in 8 Paesi del mondo tra i quali l’Italia dove scende del 25% circa e si assesta su 469,4 grammi settimana per ogni cittadino (-125,9 grammi rispetto alla rilevazione dell’estate 2022, secondo l’ultimo Rapporto di Waste Watcher International per campagna Spreco Zero, su monitoraggio Ipsos/Università di Bologna, dalla quale emerge peraltro che nella Penisola la frutta fresca è l’alimento più sprecato (33%) davanti alle insalate (24%).
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Alberto Lupini
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