Mixology trend Le nuove regole del bere miscelato
Signature serves, Culinary cocktail e Cocktail at home sono i must per il 2018, che punta su drink profumati e dal forte impatto scenografico grazie all’utilizzo di apparecchiature tech e fashion
15 marzo 2018 | 09:28
Amanti della Mixology, il 2018 sarà l’anno di definitiva affermazione del bere miscelato dopo stagioni di ricerca, sperimentazione e creatività estrema. Dall’arena della Diageo Reserve World Class - competizione internazionale che a chiusura del 2017 ha visto sfidarsi 10mila bartender provenienti da più di 50 Paesi del mondo, ndr - arrivano le regole del futuro di questa nuova arte del beverage che raccoglie esperienze e culture di ogni angolo del mondo per dare forma a cocktail innovativi e abbinamenti inediti. Protagoniste del bere bene 2018 saranno 3 tendenze che, dopo aver scaldato i motori nelle precedenti annate, si affermano ora con forza: Signature serve, Culinary cocktail e Cocktail at home.
«Si tratta di trend che si sono perfezionati negli ultimi anni - spiegano dalla competizione internazionale - sino a trovare oggi la loro perfetta quadratura che sarà un sicuro volano per le future evoluzioni della mixology». Non stupisce così che il mood “Signature serve” - drink originali ideati dagli stessi locali per proporre esperienze non replicabili altrove - trovi in Giuseppe Cipriani, inventore dell’iconico cocktail “Bellini” all’Harry’s Bar di Venezia, il suo antesignano storico e che i “Culinary cocktail” siano frutto di una reinterpretazione in chiave beverage di suggestioni culinarie di lungo corso.
“Eat your drink”, originariamente titolo del libro-emblema scritto dal guru del bartending Matthew Biancaniello, è diventato uno slogan che ha contagiato i banconi dei locali top dove i barman giocano con gusti, consistenze, tecniche e ingredienti mediati dal mondo della cucina. Cucina - ma domestica - che diventa la location d’elezione dei “Cocktail at home” con cui appassionati di cocktail&drink, incuriositi dalle sperimentazioni dei professionisti della miscelazione, dopo aver frequentato corsi mirati, si cimentano.
«La Mixology - spiega Michele Pezzotta, sales manager di Ros - si conferma una vera arte e una innovativa strategia di comunicazione per approcciare il cliente non solo nella fase dell’assaggio. Lo confermano le attrezzature, sempre più scenografiche, che animano il bancone trasformato in palcoscenico per cocktail mai convenzionali».
Spazio dunque non solo a affumicatori, che fanno dell’aromatizzazione un diktat grazie all’utilizzo di essenze a base di fiori, erbe e frutti dolci, ma anche a vaporizzatori per diffondere aromi e profumi che coinvolgono l’olfatto prima del gusto. A catturare l’attenzione degli sperimentatori alcolici è anche la possibilità di assistere il mixologist durante la preparazione realizzata su carrelli-cocktail che accrescono l’esperienza del cliente facendolo sentire artefice del suo “drink perfetto”.
«Se il coinvolgimento è il fiore all’occhiello della mixology, a decretare il successo del cocktail è l’armonizzazione di tecniche, prodotti d’eccellenza e attrezzature tech come mini-pinzette chirurgiche per guarnire il bicchiere con frutti e fiori o molle ad incastro che, inserite nello shaker, permettono di emulsionare alla perfezione gli ingredienti. Per fare del proprio locale un “must be place” non si può dunque prescindere da questa rivoluzione dell’assaggio da affidare a strumenti di calibro, materie prime di qualità e professionisti che abbinino maestria e creatività». Ready to taste?
«Si tratta di trend che si sono perfezionati negli ultimi anni - spiegano dalla competizione internazionale - sino a trovare oggi la loro perfetta quadratura che sarà un sicuro volano per le future evoluzioni della mixology». Non stupisce così che il mood “Signature serve” - drink originali ideati dagli stessi locali per proporre esperienze non replicabili altrove - trovi in Giuseppe Cipriani, inventore dell’iconico cocktail “Bellini” all’Harry’s Bar di Venezia, il suo antesignano storico e che i “Culinary cocktail” siano frutto di una reinterpretazione in chiave beverage di suggestioni culinarie di lungo corso.
“Eat your drink”, originariamente titolo del libro-emblema scritto dal guru del bartending Matthew Biancaniello, è diventato uno slogan che ha contagiato i banconi dei locali top dove i barman giocano con gusti, consistenze, tecniche e ingredienti mediati dal mondo della cucina. Cucina - ma domestica - che diventa la location d’elezione dei “Cocktail at home” con cui appassionati di cocktail&drink, incuriositi dalle sperimentazioni dei professionisti della miscelazione, dopo aver frequentato corsi mirati, si cimentano.
«La Mixology - spiega Michele Pezzotta, sales manager di Ros - si conferma una vera arte e una innovativa strategia di comunicazione per approcciare il cliente non solo nella fase dell’assaggio. Lo confermano le attrezzature, sempre più scenografiche, che animano il bancone trasformato in palcoscenico per cocktail mai convenzionali».
Spazio dunque non solo a affumicatori, che fanno dell’aromatizzazione un diktat grazie all’utilizzo di essenze a base di fiori, erbe e frutti dolci, ma anche a vaporizzatori per diffondere aromi e profumi che coinvolgono l’olfatto prima del gusto. A catturare l’attenzione degli sperimentatori alcolici è anche la possibilità di assistere il mixologist durante la preparazione realizzata su carrelli-cocktail che accrescono l’esperienza del cliente facendolo sentire artefice del suo “drink perfetto”.
Michele Pezzotta
«Se il coinvolgimento è il fiore all’occhiello della mixology, a decretare il successo del cocktail è l’armonizzazione di tecniche, prodotti d’eccellenza e attrezzature tech come mini-pinzette chirurgiche per guarnire il bicchiere con frutti e fiori o molle ad incastro che, inserite nello shaker, permettono di emulsionare alla perfezione gli ingredienti. Per fare del proprio locale un “must be place” non si può dunque prescindere da questa rivoluzione dell’assaggio da affidare a strumenti di calibro, materie prime di qualità e professionisti che abbinino maestria e creatività». Ready to taste?
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Alberto Lupini
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