Milano, sempre più tavoli di ristoranti all'aperto. L'unico vincolo sono i problemi di viabilità

L'assessore milanese al commercio, Cristina Tajani sulla concessione di suolo pubblico gratuita ai ristoranti: «Già accettate più di 2.600 domande, oltre 75mila mq di plateatico» . E sul futuro del settore ristorativo: «Spero che il post-pandemia riparta da chi è riuscito a resistere alla crisi»

21 aprile 2021 | 05:00
di Nicola Grolla
Il 26 aprile si avvicina e per molti ristoratori segnerà, in parte, il ritorno alla vita. Da quella data, secondo quanto espresso dal presidente del Consiglio Mario Draghi durante la sua ultima conferenza stampa, chi ha un dehors o uno spazio esterno potrà tornare a far accomodare i propri ospiti sia a pranzo che a cena all'aperto in zona gialla; sperando che non piova però. Una situazione che, sulla falsariga di quanto avvenuto lo scorso anno, mette al centro della questione il tema dei tavolini all'aperto. Vera e propria croce e delizia di ogni amministrazione comunale che deve fare i conti con viabilità, parcheggi e pertinenze. Nel novero delle amministrazioni attive su questo fronte c'è anche Milano che ha già concesso «2.600 richieste di occupazione di suolo pubblico, la stragrande maggioranza di quelle pervenute, per un totale di 75mila metri quadri», afferma Cristina Tajani, assessessora al commercio del capoluogo lombardo.



Che differenze rispetto a quanto già fatto nel 2020?
Quasi nessuna. Molti dei metri quadri concessi sono una proroga di quelli già destinati a questo uso lo scorso anno. La grande novità è principalmente di carattere amministrativo nel senso che, in seno ad Anci, anche Milano ha chiesto a Governo e Parlamento di prorogare la gratuità dell'occupazione di suolo pubblico fino al 31 dicembre di quest'anno. Ad oggi, infatti, la norma concede la sospensione del pagamento solo fino a fine giugno.

A livello più operativo, invece?
Proseguiamo con le ricette che hanno funzionato lo scorso anno. Quindi: pedonalizzazione temporanea di alcune vie, sostituzione dei parcheggi con area adibite ad accogliere i tavolini, ecc. Non escludiamo qualche altro piccolo accorgimento in corso d'opera ma in termini di innovazione sul territorio è già stato fatto molto e proprio con la consapevolezza che la ristorazione sia uno dei settori più colpiti dall'emergenza sanitaria e dalla crisi economica. In generale, la concessione di spazi esterni punta sia a dare uno strumento in più agli operatori, sia a favorire un utilizzo più collettivo e sociali degli spazi pubblici.

Ma la città sarà in grado di rispondere ordinatamente o sarà un "liberi tutti"?
Serve un grande patto di cittadinazna per far sì che lo spazio pubblico sia davvero di tutti e sia utilizzato nel miglior modo possibile. Questo, oggi, significa favorire la ripresa economica e grantire una socialità in sicurezza.



Quanto vale per le casse del comune la sospensione della Cosap?
Non so darle una risposta esatta. La copertura del Governo è comunque stata un grande aiuto. Di fatto, quasi tutti i Comuni italiano sono stati ristorati dai trasferimenti dello Stato. E la richiesta di proroga avanzata a livello centrale ci mette al riparo da eventuali ammanchi di bilancio che diventerebbero realtà nel caso in cui fossero le casse del Comune a farsi carico del mancato introito.

Come fare e quanto ci vuole per ottenere lo sfruttamento del suolo pubblico a fini ristorativi?
Abbiamo avviato una procedura semplificata e ci siamo impegnati a dare risposta entro 15 giorni a tutte le richieste che ci vengono avanzate. Ovviamente, per essere accettati, i progetti devono prevedere occupazioni leggere, facilmenti rimovibili senza troppi costi, che non intralcino la viabilità e che comportino il minimo impatto sulla città.

Sono cambiamenti destinati a rimanere anche dopo la fine dell'emergenza?
Sicuramente questa iniziativa ha fatto apprezzare una diversa fruizione dello spazio pubblico, più lenta e collettiva. In città ora si fanno più passeggiate, ci sono più bici, c'è una maggiore fruibilità a misura di persona che renderà, col tempo, permanenti alcune occupazioni laddove viabilità e limiti lo permetteranno.

Il food è stato il grande traino per la crescita di Milano post-Expo con numerosi punti vendita che hanno aperto in poco tempo. Cosa c'è da aspettarsi dopo il Covid?
Il settore è totalmente liberalizzato, i Comuni non hanno strumenti per limitare la presenza di un operatore rispetto a un altro. Ogni persona che fa domanda può aprire, salvo il rispetto dei protocolli e le opportune verifiche. Certo, sono consapevole che la totale liberalizzazione abbia fatto sì che attività di qualità più o meno elevate convivessero vicine, a volte senza soluzione di continuità. Ma spero che il post-pandemia riparta da quelle imprese che sono riuscite a resistere alla crisi e che ora si avviano a esprimere al massimo la propria offerta di qualità.

© Riproduzione riservata


“Italia a Tavola è da sempre in prima linea per garantire un’informazione libera e aggiornamenti puntuali sul mondo dell’enogastronomia e del turismo, promuovendo la conoscenza di tutti i suoi protagonisti attraverso l’utilizzo dei diversi media disponibili”

Alberto Lupini


Edizioni Contatto Surl | via Piatti 51 24030 Mozzo (BG) | P.IVA 02990040160 | Mail & Policy | Reg. Tribunale di Bergamo n. 8 del 25/02/2009 - Roc n. 10548
Italia a Tavola è il principale quotidiano online rivolto al mondo Food Service, Horeca, GDO, F&B Manager, Pizzerie, Pasticcerie, Bar, Ospitalità, Turismo, Benessere e Salute. italiaatavola.net è strettamente integrato
con tutti i mezzi del network: i magazine mensili Italia a Tavola e CHECK-IN, le newsletter quotidiane su Whatsapp e Telegram, le newsletter settimanali rivolte a professionisti ed appassionati, i canali video e la presenza sui principali social (Facebook, X, Youtube, Instagram, Threads, Flipboard, Pinterest, Telegram e Twitch). ©® 2024