Milano, sempre più tavoli di ristoranti all'aperto. L'unico vincolo sono i problemi di viabilità
L'assessore milanese al commercio, Cristina Tajani sulla concessione di suolo pubblico gratuita ai ristoranti: «Già accettate più di 2.600 domande, oltre 75mila mq di plateatico» . E sul futuro del settore ristorativo: «Spero che il post-pandemia riparta da chi è riuscito a resistere alla crisi»
21 aprile 2021 | 05:00
di Nicola Grolla
Che differenze rispetto a quanto già fatto nel 2020?
Quasi nessuna. Molti dei metri quadri concessi sono una proroga di quelli già destinati a questo uso lo scorso anno. La grande novità è principalmente di carattere amministrativo nel senso che, in seno ad Anci, anche Milano ha chiesto a Governo e Parlamento di prorogare la gratuità dell'occupazione di suolo pubblico fino al 31 dicembre di quest'anno. Ad oggi, infatti, la norma concede la sospensione del pagamento solo fino a fine giugno.
A livello più operativo, invece?
Proseguiamo con le ricette che hanno funzionato lo scorso anno. Quindi: pedonalizzazione temporanea di alcune vie, sostituzione dei parcheggi con area adibite ad accogliere i tavolini, ecc. Non escludiamo qualche altro piccolo accorgimento in corso d'opera ma in termini di innovazione sul territorio è già stato fatto molto e proprio con la consapevolezza che la ristorazione sia uno dei settori più colpiti dall'emergenza sanitaria e dalla crisi economica. In generale, la concessione di spazi esterni punta sia a dare uno strumento in più agli operatori, sia a favorire un utilizzo più collettivo e sociali degli spazi pubblici.
Ma la città sarà in grado di rispondere ordinatamente o sarà un "liberi tutti"?
Serve un grande patto di cittadinazna per far sì che lo spazio pubblico sia davvero di tutti e sia utilizzato nel miglior modo possibile. Questo, oggi, significa favorire la ripresa economica e grantire una socialità in sicurezza.
Quanto vale per le casse del comune la sospensione della Cosap?
Non so darle una risposta esatta. La copertura del Governo è comunque stata un grande aiuto. Di fatto, quasi tutti i Comuni italiano sono stati ristorati dai trasferimenti dello Stato. E la richiesta di proroga avanzata a livello centrale ci mette al riparo da eventuali ammanchi di bilancio che diventerebbero realtà nel caso in cui fossero le casse del Comune a farsi carico del mancato introito.
Come fare e quanto ci vuole per ottenere lo sfruttamento del suolo pubblico a fini ristorativi?
Abbiamo avviato una procedura semplificata e ci siamo impegnati a dare risposta entro 15 giorni a tutte le richieste che ci vengono avanzate. Ovviamente, per essere accettati, i progetti devono prevedere occupazioni leggere, facilmenti rimovibili senza troppi costi, che non intralcino la viabilità e che comportino il minimo impatto sulla città.
Sono cambiamenti destinati a rimanere anche dopo la fine dell'emergenza?
Sicuramente questa iniziativa ha fatto apprezzare una diversa fruizione dello spazio pubblico, più lenta e collettiva. In città ora si fanno più passeggiate, ci sono più bici, c'è una maggiore fruibilità a misura di persona che renderà, col tempo, permanenti alcune occupazioni laddove viabilità e limiti lo permetteranno.
Il food è stato il grande traino per la crescita di Milano post-Expo con numerosi punti vendita che hanno aperto in poco tempo. Cosa c'è da aspettarsi dopo il Covid?
Il settore è totalmente liberalizzato, i Comuni non hanno strumenti per limitare la presenza di un operatore rispetto a un altro. Ogni persona che fa domanda può aprire, salvo il rispetto dei protocolli e le opportune verifiche. Certo, sono consapevole che la totale liberalizzazione abbia fatto sì che attività di qualità più o meno elevate convivessero vicine, a volte senza soluzione di continuità. Ma spero che il post-pandemia riparta da quelle imprese che sono riuscite a resistere alla crisi e che ora si avviano a esprimere al massimo la propria offerta di qualità.
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Alberto Lupini