Milano: il divieto di fumo all'aperto divide cittadini, turisti e ristoratori
Da inizio anno Milano ha esteso il divieto di fumo a tutte le aree pubbliche, inclusi i dehors. La misura, volta a proteggere salute e ambiente, ha generato reazioni contrastanti tra cittadini, turisti e ristoratori
Dal 1° gennaio, Milano ha esteso il divieto di fumo a tutte le aree pubbliche, compresi i dehors di bar e ristoranti, con l'obiettivo di tutelare salute e ambiente. Una misura che punta a ridurre le emissioni di polveri sottili e a migliorare la qualità dell'aria, ma che sta generando reazioni contrastanti tra cittadini, turisti e gestori di locali. Se per Palazzo Marino si tratta di un passo necessario, tra i tavolini dei bar e le vie del centro il nuovo regolamento incontra resistenze e dubbi, soprattutto sul fronte dell'applicazione.
Un divieto poco conosciuto dai turisti e che divide i milanesi
Per i visitatori stranieri, il nuovo divieto si presenta come una sorpresa. Molti turisti, ignari della normativa, accendono sigarette senza notare alcuna segnaletica. Alcuni, come racconta il Corriere della Sera, confessano di non aver visto cartelli esplicativi: «Vietato fumare? Non lo sapevo» dichiara, ad esempio, Natalia, 28 anni, mentre si gode i mercatini in piazza Duomo. Altri, come Giorgio, arrivato da Dubai, sottolineano la mancanza di comunicazione: «A Londra il divieto è segnalato chiaramente, qui no». Un aspetto che mette in evidenza un problema cruciale: l'informazione scarsa o assente rischia di rendere la misura inefficace, generando confusione.
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Cosa ne pensano, invece, i milanesi? Le opinioni sono divergenti. Alcuni accolgono con favore il provvedimento, vedendolo come un passo verso la tutela della salute collettiva. «Perché devo respirare il veleno degli altri?» si chiede Elisabetta, 58 anni. Tuttavia, non mancano critiche da parte di chi ritiene il divieto eccessivo, soprattutto per la distanza imposta di dieci metri dagli altri. Per Ilaria, 28 anni, la norma è troppo restrittiva: «Capisco l'intento, ma così è esagerato».
Bar e ristoranti: il nodo dei dehors per il divieto di fumo a Milano
La misura, ricordiamo, riguarda in modo diretto anche i gestori di bar e ristoranti, dove il divieto si applica ai dehors, considerati spazi pubblici. Come spiega Carlo Squeri, presidente di Epam, al Corriere della Sera, questa estensione crea difficoltà agli esercenti: «Il cliente multato si rivale indirettamente sul gestore, creando situazioni spiacevoli». Alcuni ristoratori si stanno già organizzando con cartelli o togliendo i posacenere, ma c'è anche chi teme che la misura non venga applicata in modo uniforme.
Intanto, l'amministrazione comunale, attraverso la vicesindaca Anna Scavuzzo, insiste sull'aspetto educativo della misura. «Non sempre è necessario multare: si può intervenire con richiami, contribuendo a un cambiamento culturale» spiega. Ma il tema dei controlli resta una questione aperta. Per molti, senza un'adeguata vigilanza e una campagna informativa più incisiva, il rischio è che il divieto rimanga sulla carta. Dietro il regolamento, fa sapere il Comune di Milano, c'è una doppia motivazione: la tutela della salute pubblica e la riduzione delle emissioni di polveri sottili, di cui il fumo contribuisce per il 7%. Tuttavia, il cambiamento richiede tempo e un impegno collettivo per essere accettato e interiorizzato. Il tempo, quindi, dirà la sua. Anche se le premesse, vista la partenza, non sono buone...
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Alberto Lupini
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