Ancora una volta, la Michelin sembra riservare i propri favori alla Francia, relegando l'Italia a una posizione di secondo piano. I dati delle ultime edizioni non lasciano dubbi e mettono in evidenza una disparità che solleva perplessità: in Francia, la guida 2024 (l'ultima disponibile, svelata lo scorso marzo) ha premiato ben 639 ristoranti stellati, con 30 tre stelle, 75 due stelle e 534 una stella. L'Italia, nella stessa edizione, è arrivata solo a 395 ristoranti stellati, con 13 tre stelle, 40 due stelle e 342 una stella, numeri già allora nettamente inferiori. E quest'anno, con l'edizione 2025, i numeri italiani sono addirittura diminuiti: si è infatti scesi a 393 locali stellati, con due ristoranti in meno rispetto al totale dell'anno precedente.
Guida Michelin: i numeri a confronto tra Francia e Italia
Ma le differenze si accentuano quando si analizzano i nuovi ingressi. In Francia, l'edizione 2024 ha visto due nuovi ristoranti premiati con tre stelle, otto con due stelle e ben 52 nuove una stella. Uno scenario di generosa assegnazione che mostra una disparità evidente se confrontato con l'Italia, dove nello stesso anno erano stati riconosciuti solo due nuovi tre stelle, cinque nuovi due stelle e 26 una stella. E nell'edizione 2025 la situazione italiana è ancora più contenuta, con un nuovo tre stelle, due nuovi due stelle e 33 nuove una stella.
Questa tendenza non si limita ai nuovi ingressi, ma emerge con chiarezza anche nel quadro complessivo delle assegnazioni. Infatti, confrontando l'edizione 2024 per la Francia e quella 2025 per l'Italia, i ristoranti tre stelle francesi sono 30, mentre quelli italiani si fermano a 14, rappresentando solo il 46,6% rispetto alla Francia. Anche tra i due stelle lo squilibrio è netto: la Francia ne conta 75, mentre l'Italia arriva a 38, cioè circa il 50,6% del totale francese. La situazione non cambia tra i locali con una stella, dove l'Italia conta 341 ristoranti rispetto ai 534 francesi, raggiungendo appena il 63,9% del numero francese. Distanze enormi.
D'altro canto, i numeri complessivi delle stelle assegnate non fanno che confermare questa tendenza di disparità. Sommando infatti i riconoscimenti ottenuti da ogni categoria, in Francia si arriva a un totale di ben 774 stelle tra i ristoranti tristellati, bistellati e stellati, mentre l'Italia si ferma a 359, meno della metà.
Guida Michelin, (purtroppo) si può parlare di preferenza nazionale...
Dunque, perché la Michelin mantiene questa visione così squilibrata? La guida, nata e cresciuta in Francia, ha sempre rappresentato un riferimento mondiale, ma oggi questa disparità nei riconoscimenti rischia di apparire come una limitazione, una sorta di “preferenza nazionale” che favorisce sistematicamente i ristoranti francesi. Una percezione di favoritismo che può minare la credibilità di una guida che si propone di valutare l'eccellenza gastronomica su scala globale. Sia chiaro: non si tratta di mettere in discussione il valore dei ristoranti francesi, ma di chiedere alla Michelin di adottare uno sguardo più equo e rappresentativo, che riconosca appieno la qualità e la diversità della cucina in altri Paesi, come l'Italia.
Prendiamo ad esempio il fatto che molti bistrot francesi possono vantare una stella all'esterno del loro locale. Una cosa del genere, però, non potrebbe mai accadere per un bistrot italiano, che difficilmente riceverebbe un riconoscimento dalla Rossa. Se poi consideriamo il livello altissimo di alcune pizzerie italiane, che non sono mai entrate nella Guida, e le confrontiamo con i bistrot francesi... beh, che dire. Che dire, infine, della stella Michelin assegnata a una gelateria in Asia? Senza senso...
Guida Michelin, perché non sei neutrale come la 50 Best?
Ma questa evidente disparità di trattamento diventa ancora più chiara se guardiamo ad altre classifiche internazionali, come la "50 Best Restaurants", che riflettono un panorama molto più vario e inclusivo, dove l'eccellenza gastronomica è riconosciuta su scala globale senza un evidente dominio francese. In parole povere, la pluralità geografica della "50 Best" dimostra come la qualità culinaria sia oggi un fenomeno globale (guardate la classifica), che merita una valutazione più equa e universale.
Ecco perché una maggiore apertura da parte della Michelin sarebbe non solo auspicabile, ma anche necessaria per confermare la sua aspirazione a essere una guida di riferimento per l'eccellenza gastronomica a livello mondiale, senza che preferenze nazionali ne minino la credibilità. Come, purtroppo, accade invece oggi: pensiamo, ad esempio, al caso del Lido 84 di Riccardo Camanini, che la Michelin non ha considerato tra i grandi del panorama italiano nemmeno per il 2025, lasciandogli solo una stella, mentre per la classifica dei 50 Best è uno dei migliori ristoranti al mondo. Qualcosa non torna.
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Alberto Lupini
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