Le manifestazioni contro l’obbligo del green pass, dopo 16 sabati di cortei continui nelle grandi città italiane (a partire da Milano), hanno raggiunto il limite; soprattutto quello di sopportazione di commercianti e ristoratori dei centri storici che nei weekend concentrano buona parte del fatturato settimanale. Ma anche del ministero dell’Interno che ha introdotto nuove regole per gestire le proteste. D’ora in poi saranno ammessi solo sit-in. Niente cortei in centro e fra le vie dello shopping e allontanamento dagli obiettivi sensibili.
G20 modello di sicurezza
La base su cui sono state introdotte le nuove regole per le manifestazioni contro il green pass sono le linee guida utilizzate dal Viminale per gestire il G20 di Roma. Di fatto si tratta di una stretta attuata «per garantire i diritti di chi dissente proteggendo però le attività economiche e la salute dei cittadini», si legge nella circolare diffusa a prefetti e questori. Prevista anche la possibilità data alle forze dell’ordine di imporre ai manifestanti l’obbligo di mascherina all’aperto. «Le manifestazioni cosiddette "no pass" stanno paralizzando ogni sabato, da settimane, il centro storico di tante città, creando disagi a cittadini e commercianti, oltre a generare assembramenti tra non vaccinati. Per ovviare a questi disagi il ministero dell'Interno ha varato una stretta e stabilito regole nuove: sono concessi solo sit-in e fuori dai centri storici. Vista la risalita dei contagi, saranno anche intensificati i controlli sul green pass. Vanno mantenute le misure di prevenzione in atto e le persone devono essere incentivate a vaccinarsi», ha puntualizzato il sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia.
Evitare un nuovo caso Trieste
L’idea è quella di evitare un nuovo “caso Trieste”. Nel capoluogo friulano, infatti, le proteste contro l’introduzione del green pass obbligatorio per accedere al luogo di lavoro avevano portato alla protesta dei portuali che, a sua volta, ha richiamato in città diversi sostenitori. Un’aggregazione che, a sua volta, ha generato un picco di contagi (circa 200 le persone coinvolte fra contatti primari, secondari e terziari) che ora rischia di mandare la Regione in zona gialla. Senza contare il blocco dello scalo marittimo e di altre parti della città. Tanto che il prefetto Valerio Valentini è stato costretto a vietare fino al 31 dicembre ogni manifestazione in piazza Unità d’Italia. Mentre il sindaco Roberto Dipiazza si è spinto oltre invocando «leggi speciali come ai tempi delle Brigate Rosse. Allora c'era l'emergenza terrorismo, oggi c'è la pandemia ma il periodo è sempre drammatico. A mali estremi, estremi rimedi».
Nella Capitale più attenzione dopo l'assalto alla sede della Cgil
Allo stesso modo, si vogliono evitare le scene viste a Roma l’8 ottobre con l’assalto alla sede della Cgil da parte di Forza Nuova, infiltratasi all’interno di un corteo no-green pass e che avevano di fatto dirottato il corteo e la manifestazione fuori dai binari concordati con le forze dell’ordine. Qui qualcosa è già cambiato: «Dopo le manifestazioni le forze dell’ordine tengono alta la guardia e negli ultimi weekend non abbiamo avuto episodi come quelli di Milano. Il centro storico è grande e le manifestazioni sono state spostate altrove», ha raccontato Romolo Guasco, direttore della Confcommercio capitolina al Corriere della Sera.
I commercianti esultano: così salviamo il sabato che vale il 25% del fatturato settimanale
E proprio i commercianti applaudono alla scelta del ministero. Come già affermato da Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, che ha riporta un calcolo dell’Ufficio Studi di Milano, «gli ultimi tre sabati hanno comportato perdite per più di 10 milioni di euro a esercizi commerciali e ristorazione nelle zone interessate dai blocchi dei manifestanti. Senza considerare che una città percorsa ogni sabato da cortei che bloccano anche il traffico diventa certamente meno vivibile e attrattiva». La posizione espressa da Sangalli è stata condivisa anche da Confesercenti che indica nelle proteste del weekend la causa per il calo del 30% del fatturato dei negozi coinvolti nei cortei. Anche perché, proprio il sabato (giorno in cui avvengono il maggior numero di manifestazioni no-green pass) vale circa il 25% del fatturato settimanale del commercio e della ristorazione. Settori a cui, peraltro, il Viminale ha chiesto maggiore collaborazione in tema di controllo del green pass dei clienti.
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A rischio anche l'appetibilità turistica
Un richiamo ritenuto necessario per proseguire il percorso verso la soluzione della pandemia e per non pregiudicare l’appetibilità della destinazione Italia all’estero. «L’immagine di Trieste come città turistica è compromessa: piovono disdette», ha affermato al Corriere della Sera Antonio Paoletti, presidente della Confcommercio locale. Nel ponte di Ognissanti, per esempio, il calo è stato evidente: negli alberghi si è registrato un 30% di presenze in meno. «I cortei devono cessare oppure ci devono dare un sostegno economico», ha concluso Paoletti.
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Alberto Lupini
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