È successo per ben due volte nel giro di pochi giorni. A Como pare si stia aggirando una signora, sulla sessantina e dall'accento tedesco, che entra nei ristoranti, mangia e poi si allontana senza pagare il conto. Era già accaduto nello scorso weekend, il fatto si è ripetuto anche un paio di giorni fa. Stesso modus operandi, stesso esito: la pseudo cliente che si sistema al ristorante, ordina, mangia e poi se ne va non pagando. Risultando poi, all'intervento delle forze dell'ordine, non solo priva di denaro ma anche di documenti.
Per ora sono stati due i ristoranti vittima della cliente insolvente: prima il “Platea”, un ristorante di piazza De Gasperi, quindi "Voglia di pasta", nella centrale via Manzoni. Dopo una seconda parte di estate caratterizzata da casi analoghi, dall’Albania a Tropea, passando anche per Napoli, Terni e Malta, ecco che pure Como viene colpita dalla spiacevole "moda" dei clienti dalla fuga facile. Quantomeno, stavolta, i ristoratori vittime di queste vicende non hanno pubblicato sui social le immagini di videosorveglianza.
Cliente non paga e non ha i documenti? Oltre all’insolvenza fraudolenta anche querela contro ignoti
Come ci spiega anche la pagina Cena Con Diritto, specializzata nell’affrontare tematiche legali in ambito ristorativo e curata da autori di testi legati al diritto della ristorazione, nei casi in cui il cliente lasci il locale senza saldare il conto si può parlare di insolvenza fraudolenta (prevista dall’articolo 641 del Codice Penale), che scatta quando il cliente ordina e consuma simulando di essere in grado di poter pagare. L’articolo in questione recita testualmente: «Chiunque, dissimulando il proprio stato d’insolvenza, contrae un'obbligazione col proposito di non adempierla è punito, a querela della persona offesa, qualora l'obbligazione non sia adempiuta, con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a euro 516».
«L’incognita è che l’intento fraudolento deve essere dimostrato dal titolare e non è sempre facile farlo - ci informano - In questi casi il ristoratore non può fermare il cliente fuggitivo perché altrimenti ci sarebbe il reato di sequestro di persona e non può nemmeno chiedere documenti di riconoscimento perché è un compito riservato alle forze dell’ordine». Nel caso di Como le forze dell'ordine sono tempestivamente intervenute, ma risultando la cliente priva di documenti, viene chiarito, il ristoratore può attuare una querela contro ignoti fornendo elementi utili per l'identificazione. E se il cliente rifiuta di dare le sue generalità o fornisce generalità false scatta un ulteriore reato, con la pena che va ad aggiungersi a quella riferita all'insolvenza fraudolenta.
Clienti insolventi, la Fipe: «Assoluta condanna»
Alla luce dei fatti tornano di stretta attualità le parole, rilasciateci dal presidente della Fipe (federazione italiana pubblici esercizi) Lino Stoppani riguardo gli ormai non pochi casi di insolvenza da parte dei clienti di ristoranti: «I ristoratori hanno poche tutele in tal senso. La posizione della Federazione non può che essere di critica e condanna, non solo per un problema di carattere economico che comunque ha la sua importanza, ma per un diffuso quanto inaccettabile malcostume. Siamo reduci da un periodo in cui i pubblici esercizi, anche per loro errori, sono stati messi a pubblico ludibrio per la questione dei sovrapprezzi, ora mi piacerebbe che lo stesso livello di attenzione mediatica e critica venisse data verso tali episodi. Questo degrado sociale costante dei valori porta le persone a essere autorizzate a fare di tutto e di più, compiendo comportamenti arroganti, poco etici e soprattutto criminali. La nostra posizione, quindi, non può che essere di condanna».
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Alberto Lupini
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