Mance detassate al primo test: 943 euro in più per i lavoratori del turismo

Valgono in media 943 euro le mance “detassate” introdotte dalla Legge di Bilancio 2023. La Lombardia è la regione con il valore medio più alto, davanti alla Liguria, mentre in coda ci sono Umbria e Valle d'Aosta . Nonostante le prime stime fossero superiori, le attenuanti non mancano tra adeguamenti tecnologici necessari e una conoscenza della norma non ancora pienamente diffusa

05 agosto 2024 | 11:32

I lavoratori del settore turistico e della ristorazione possono ora contare su un extra in busta paga. Secondo un'analisi del Caf Acli su oltre 720mila modelli 730, le mance "detassate" introdotte dalla Legge di Bilancio 2023 valgono in media 943 euro all'anno. Un dato inferiore rispetto alle attese, ma le attenuanti non mancano, sia in un’ottica di implementazione tecnologica che di conoscenza della norma stessa che regola questo aspetto del lavoro turistico.

Mance detassate: come funziona?

Grazie a una nuova normativa, le mance raccolte dai datori di lavoro, sia in contanti che con carte di credito, possono essere versate ai dipendenti con una tassazione agevolata del 5%. Per beneficiare di questa agevolazione, il reddito annuo del lavoratore non deve superare i 50mila euro e le mance non devono superare il 25% del reddito totale derivante da attività nel settore turistico. Le mance elargite dai clienti ai lavoratori a mero titolo di liberalità, anche attraverso strumenti di pagamento elettronici, costituiscono redditi di lavoro dipendente e, salvo rinuncia scritta del lavoratore, sono soggette, a opera del sostituto d'imposta, a una tassazione sostitutiva dell'Irpef e delle addizionali regionali e comunali, con appunto l'aliquota del 5%, entro il limite del 25% del reddito percepito nell'anno per le relative prestazioni di lavoro.

 

Inoltre, la norma prevede l'alleggerimento degli oneri in capo ai datori di lavoro, in particolare quelli contributivi. Viene infatti introdotta una deroga generale molto importante e cioè che, a differenza dei redditi da lavoro dipendente “ordinari”, tali liberalità sono escluse dalla retribuzione imponibile ai fini del calcolo dei contributi di previdenza e assistenza sociale e dei premi per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali e non sono computate ai fini del calcolo del trattamento di fine rapporto.

Mance detassate, il quadro in Italia

Nonostante i benefici, solo lo 0,33% dei modelli 730 analizzati ha riportato la voce "mance". Tuttavia, gli esperti ritengono che questo dato sia destinato a crescere nei prossimi anni, soprattutto considerando che la misura è stata introdotta solo di recente e che richiede un adeguamento dei sistemi informatici da parte delle aziende.

Guardando le fasce di reddito dei lavoratori che hanno ricevuto le mance, la più numerosa è quella che va dai 15mila ai 30mila euro capace di coprire circa la metà degli interessati (49,6%), quindi quella fino ai 15mila euro di reddito (38,6%) e infine quella sopra i 30mila euro (11,8%).

 

Le regioni che registrano le medie più alte di mance detassate sono la Lombardia (1.569 euro) e la Liguria (1.082 euro), con il Molise a chiudere il podio (1.050 euro). In coda troviamo invece l’Umbria con 172,5 euro di mance detassate, preceduta da Valle d’Aosta (196,3  euro) e Puglia (264,9 euro).

Ecco la classifica del valore delle mance detassate

  1. Lombardia 1.569,1
  2. Liguria 1.082,1
  3. Molise 1.050
  4. Abruzzo 992,0
  5. Friuli Venezia Giulia 958,7
  6. Piemonte 984,1
  7. Toscana 897,0
  8. Lazio 894,3
  9. Basilicata 831,6
  10. Sardegna 685,6
  11. Veneto 629,2
  12. Campania 598,5
  13. Trentino Alto-Adige 541,05 (P.A. Trento 578,3, P.A. di Bolzano 503,8)
  14. Emilia Romagna 539,5
  15. Sicilia 532,4
  16. Marche 520,6
  17. Calabria 432,6
  18. Puglia 264,9
  19. Valle d’Aosta 196,3
  20. Umbria 172,5

Mance detassate, le prossime sfide

C'è però un aspetto contraddittorio: il contratto collettivo nazionale del settore vieta ai lavoratori di sollecitare le mance. Tuttavia la detassazione delle mance rappresenta una novità importante per i lavoratori del turismo, offrendo loro un'integrazione al reddito e valorizzando il loro lavoro. L’obiettivo, in ogni caso, è quello di raddoppiare il valore medio delle mance detassate per avvicinarlo ai circa 2mila euro pro capite nella sola ristorazione che rappresentava la stima preventivata dalla Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) quando era stata introdotta la norma.

Secondo il direttore del centro studi e vicedirettore generale della Fipe Luciano Sbraga «la detassazione delle mance è una novità che ha bisogno di tempo per essere conosciuta dalle imprese e implementata», anche perché «non tutti i Pos sono stati adeguati per distinguere fra il pagamento del servizio e la mancia lasciata dal cliente». Una misura, quella dell’allineamento tra ricevuta e transazione, che preverrebbe eventuali contestazioni da parte dei clienti e semplificherebbe  i controlli fiscali.

Secondo Alessandro Massimo Nucara, direttore generale di Federalberghi, «è ancora presto per giudicare la diffusione della detassazione delle mance». Anche perché di passi da compiere ce ne sono ancora: «I primi otto mesi del 2023 sono trascorsi nell'attesa della circolare delle Entrate. Poi c'è voluto del tempo per adeguare i software, formare le persone, informare i lavoratori. Auspichiamo che, con il passare del tempo, aumenti la diffusione di questa misura».

Per Maria Carmela Colaiacovo, presidente dell'Associazione italiana Confindustria alberghi (Aica), «dopo una prima fase di rodaggio e dopo la circolare dell'agenzia delle Entrate, la misura sta prendendo piede, consentendo una gestione organica delle mance, come avviene già da tempo all'estero».

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Alberto Lupini


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