Mancano 250mila posti di lavoro nel turismo e in particolare nel settore alberghiero e della ristorazione. Un problema recentemente sollevato anche dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia. Ormai è diventato un caso ciclico, che abitualmente emerge, in particolare con l'arrivo dell'estate e quando c'è bisogno di personale stagionale da impiegare in bar, ristoranti, alberghi e lidi. Sulla questione è intervenuto anche Alessandro Borghese che ha voluto dire la sua dando vita a un acceso dibattito.
Italia a Tavola sta cercando di dare voce ai vari rappresentanti del settore per cercare di capire la natura di un problema che appare complesso e per cercare di dare degli spunti per arrivare a una sua risoluzione. Stavolta abbiamo intervistato Lino Stoppani, presidente di Fipe, la Federazione italiana pubblici esercenti. Da tempo Fipe partecipa ai tavoli di Governo per cercare di trovare una soluzione a un problema complesso e duraturo.
Contro la crisi della ristorazione servono politiche attive
Per Stoppani due anni di pandemia hanno aggravato una situazione di precarietà del mondo del lavoro già critica. «Serve stabilità - ha detto - Le persone hanno bisogno di un lavoro stabile e non precario. Oltre a questo le retribuzioni basse che coinvolgono soprattutto il personale di sala hanno finito per aggravare la situazione. Ma la situazione era già critica prima della pandemia. E non ritengo nemmeno che la colpa sia da attribuire al reddito di cittadinanza. Per invertire la rotta lo Stato deve anzitutto introdurre delle politiche attive e non soltanto passive. Non bastano gli ammortizzatori sociali, ma investimenti nella riqualificazione delle professioni e che garantiscano anche a chi non ha un impiego di poter rientrare nel mondo del lavoro».
La richiesta: «Serve un nuovo regime fiscale per chi assume»
Stoppani ha spiegato poi che il costo del lavoro andrebbe abbassato, applicando un diverso regime fiscale. «Quantomeno bisognerebbe garantire delle economie di contribuzione, anche solo per un periodo determinato, per chi decide di assumere il personale - ha spiegato - Dobbiamo essere in grado di ridare dignità al lavoro, valorizzando anzitutto gli stipendi».
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C'è anche un problema culturale e generazionale
Oltre a questo Stoppani ha dichiarato che il problema, oltre che politico e strutturale è anche culturale. «Gli adulti dovrebbero tornare a prendersi le loro responsabilità e spiegare ai giovani l'importanza del lavoro, la sua importanza nel garantire un ruolo sociale - ha detto - Bisogna tornare a spiegare che dalla fatica si ottengono importanti insegnamenti. Se non siamo noi vecchi a spiegare ai nostri ragazzi la passione e l'amore per le nostre professioni loro di certo non ci seguiranno».
La questione demografica
Per Stoppani non si può affrontare la tematica della carenza di personale nel mondo della ristorazione senza tenere conto del calo demografico da anni in atto in Italia. «Il Governo, ha causa di posizioni miopi, sta facendo poco per agevolare le coppie che decidono di avere un bambino - ha ripreso - L'italia è decisamente indietro rispetto ad altri Paese europei in merito agli investimenti nel welfare nel sociale».
Ma non solo, per Stoppani l'Italia non è stata in grado di tamponare la situazione applicando una politica immigratoria efficace; anzi, finora è stata soltanto discriminatoria. «A oggi non siamo riusciti a gestire la questione dei flussi migratori in maniera lungimirante - ha ammesso - Potremmo dare lavoro a tanta gente che viene dagli altri Paesi dando loro un impiego proprio nel settore della ristorazione e del turismo».
Per Fipe il ruolo della scuola è fondamentale
Per Stoppani l'inversione di rotta parte anche dal mondo della scuola. «Dobbiamo avere pazienza e dare la possibilità agli studenti di crescere e di fare esperienza - ha evidenziato - Bisogna investire sulla formazione affinché diventino dei veri e propri professionisti fin dal conseguimento del diploma. Servono specializzaione, più pratica e anche maggiori consigli e confronti con i professionisti dei vari settori».
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Alberto Lupini
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