Manca la manodopera nei campi, Coldiretti chiede voucher e più stranieri
A rischio i raccolti per la mancanza di forza lavoro. Per Coldiretti occorre lavorare con serietà sui flussi regolari, tagliando la burocrazia e impegnandosi nella formazione
La carenza di personale colpisce anche l'agricoltura, in particolare con la mancanza di manodopera per i raccolti. Semplificare le procedure di reperimento della forza lavoro nei campi è importante e tornare ai voucher può rappresentare una opportunità per non lasciare le produzioni nei campi. Lo ha detto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, incontrando il ministro delle Politiche agricole Francesco Lollobrigida in occasione della giornata della birra 100% made in Italy, ricordando anche quanto sia importante anche lavorare con serietà sui flussi regolari degli stranieri, tagliando la burocrazia e impegnandosi nella formazione.
I lavoratori stranieri, una componente indispensabile
«Concordo e ringrazio il Santo Padre - ha dichiarato Ettore Prandini - per il suo appello nel chiedere più solidarietà in Europa e più impegno per l'integrazione dei migranti e non solo per gli sbarchi. L'immigrazione irregolare favorisce la clandestinità ed alimenta reati gravissimi come il caporalato che siamo impegnati a combattere con il nostro osservatorio sulle agromafie coordinato dal procuratore Caselli. Occorre lavorare con serietà sui flussi regolari tagliando la burocrazia e impegnandosi nella formazione. Oggi viene ottenuto da mani straniere più di un quarto del Made in Italy a tavola con 360mila lavoratori che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura fornendo il 30% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. I lavoratori stranieri contribuiscono in modo strutturale e determinante all'economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo su un territorio dove va assicurata la sicurezza sul lavoro e la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano una ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell'attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale».
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Un allarme sollevato gà in Veneto
L'allarme sulla necessità di rivedere il Decreto Flussi era stato lanciato, in particolare in Veneto, nelle scorse settimane, da Federalberghi e Confindustria Veneto, poi rilanciato anche da Fipe.
Ma non solo. A sollevare il problema era stata anche Cia - Confederazione italiana agricoltori del Veneto. «La manodopera straniera rappresenta ormai stabilmente - ha dichiarato il presidente Gianmichele Passarini - un terzo (29,3%) della forza lavoro complessiva in agricotura. Il fabbisogno delle aziende agricole è legato a determinati periodi dell'anno, per cui vanno necessariamente messe in campo politiche per una maggiore semplificazione e flessibilità del lavoro».
Importante l'approvazione del Decreto flussi
Interventi urgenti sulla flessibilità per la manodopera e un'azione decisa sul Decreto flussi, oltre al tema della sicurezza sul luogo di lavoro, degli aggiustamenti necessari alla legge sul caporalato e l'aumento delle pensioni minime. Queste le priorità del settore agricolo, presentate dal presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, nell'incontro che la neo ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha tenuto con le parti sociali. «Essendo il fabbisogno di manodopera nel settore legato a determinati periodi dell'anno, per Cia è necessario mettere in campo politiche per una maggiore semplificazione e flessibilità del lavoro stagionale, per consentire a giovani, pensionati e percettori di reddito di cittadinanza di integrare i loro proventi con il lavoro occasionale in agricoltura, senza oneri eccessivi per le imprese. In passato, strumenti come i voucher non hanno mai sostituito i contratti tradizionali in agricoltura; ne è riprova il trend positivo delle assunzioni - ha dichiarato Fini - Importante poi l'approvazione del Decreto flussi che consentirebbe l'assunzione di 130 mila lavoratori, un'ampia quota dei quali deve essere riservata agli agricoli. Cia è preoccupata anche per lo sblocco delle pratiche relative al 2021, in un Paese in cui la manodopera straniera rappresenta stabilmente un terzo (29,3%) della forza lavoro complessiva del settore. Fra gli altri temi toccati, anche quello della sicurezza nei campi, con l'obiettivo di ridurre al minimo il numero degli incidenti agricoli. Bisogna aumentare le pensioni al minimo che riguardano una platea di oltre 1,7 milioni di anziani, di cui un terzo sono ex agricoltori dalle 400 euro attuali si dovrebbe arrivare a 780 euro mensili per adeguarsi a tutti i parametri previsti dalle norme nazionali ed europee sui livelli di povertà».
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Alberto Lupini
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