Mamma ho perso il traffico aereo: anche gli hotel non spiccano il volo

A Malpensa crisi occupazionale per 40mila persone: le strutture che vivono di attività aeroportuale e fiere sono costrette a chiudere. Mentre Orio ha perso il 70% dei passeggeri e chiede aiuti . A Fiumicino ci provano coi tamponi per rendere Covid-free pure le tratte dall'Europa. E gli alberghi tentano la carta Staycation o Black friday

21 novembre 2020 | 08:30
Vietato fare voli pindarici. Perché il virus è ancora feroce, non è nemmeno finita la seconda ondata e già si parla della terza, il vaccino chissà quando arriverà e per quanti. Però il vero problema degli hotel è un altro tipo di voli “proibiti”: quelli reali, delle compagnie aree che non riescono a riempire le tratte per mancanza di turismo.

E così le crisi di scali come Malpensa, Orio al Serio e Fiumicino, ma non solo, rischiano di far ricadere a cascata su tutto l’indotto pesanti ripercussioni. Con gli alberghi completamente travolti.



Traffico aereo calato fino a -95% per colpa del coronavirus

Malpensa: bomba occupazionale e ricadute
Partiamo da Malpensa, dove si prospetta una «bomba occupazionale» senza precedenti. Parola di Roberto Grassi, presidente dell’Unione industriali della provincia di Varese, che al Corriere della sera ha descritto una situazione drammatica, che prefigura un’emergenza sociale con «rari omologhi in Italia».

Colpa di questo nuovo lockdown, seppur non severo come il primo, che ha ridotto di nuovo del 95% il traffico dell’aeroporto. Tradotto: 40mila persone che non lavorano tra le occupazioni direttamente legate allo scalo e il volume dell’indotto.

Gli effetti negativi arrivano fino agli hotel, anche perché il comparto alberghiero attorno a Malpensa di fatto vive dell’attività aeroportuale oltre che di quella legata alle fiere, anch’esse ferme. E pure i trasporti piangono, col 95% degli operatori del servizio di noleggio con conducente che sono rimasti senza corse.



Lo scalo di Malpensa

A spiegare al Corriere quanto le cose stiano andando male ci ha pensato Frederick Venturi, numero uno di Federalberghi della provincia di Varese. Venturi è anche titolare del Best Western “Cavalieri della Corona” di Cardano al Campo, 8 chilometri da Malpensa.

«Abbiamo chiuso a fine ottobre perché non c’erano le condizioni per lavorare, non si riusciva nemmeno a sostenere le spese per il personale, ridotto al minimo. Non c’è un hotel della zona che sia operativo. Paghiamo anche l’assenza delle attività fieristiche nel Milanese».

Orio al Serio: traffico azzerato, si chiedono i ristori
Poi c’è Orio al Serio, fino a febbraio 2020 il terzo aeroporto italiano per arrivi e partenze. Che ora si sono azzerate o quasi, e dei circa 400 dipendenti diretti dello scalo bergamasco una grossa fetta ha sperimentato gli ammortizzatori sociali. Allargando il conto all’indotto diventano migliaia i lavoratori alle prese con la crisi conseguente al lockdown.

Cosa servirebbero per resistere? Gli aiuti di Stato, quelli arrivati - anche se in misura del tutto insufficiente - al mondo della ristorazione. Francesco Corna della Cisl di Bergamo ha infatti chiesto al governo di «far rientrare i sistemi aeroportuali tra i soggetti destinatari dei ristori».

Una questione però complessa, visto che - come ha ricordato la Cgil bergamasca, «nel pacchetto ristori è previsto un tetto massimo di 150mila euro di contributi che, a ben vedere, poco inciderebbero nelle economie dell’aeroporto».



Il parcheggio di Orio al Serio

Quel che è certo è che, ha ricordato la Cisl, «Orio rappresenta per Bergamo, per la provincia e per buona parte della regione un’attività strategica imprescindibile: la sua inarrestabile salita, terminata solo per colpa della pandemia, ha arricchito l’economia del territorio».

Oggi di quel trend di crescita non è rimasto nulla: -70% dei passeggeri e calo del 40% delle merci. Già bruciati oltre 600 posti di lavoro con lo spostamento di Dhl e della cooperativa di facchinaggio a essa collegata, mentre il restante personale lavora due ore al giorno a giorni alterni.

E secondo il sindacato la politica «non deve concentrare la sua azione solo solo su Alitalia, ma destinare risorse anche verso le strutture come Orio che hanno saputo crescere senza aiuti e ora per causa esterne sono in difficoltà».

Roma Fiumicino: voli Covid free con l'Europa
Infine Roma, dove la situazione non è migliore. Tanto che Federalberghi ha proposto di creare dei voli Covid free, come quelli Roma-Milano, per collegare la Capitale ad altre città dell’Europa. Potrebbe funzionare per movimentare un po’ il turismo?

A Roma si parla di «ecatombe», con 80 alberghi rimasti aperti su 1.200, come ha detto il presidente dell’associazione romana Giuseppe Roscioli a la Repubblica.

Servono soluzioni ingegnose, vedi la Staycation, cioè prenotare una camera più la cena, dato che è permesso dal Dpcm: lo hanno già fatto per esempio l’albergo Rome Cavalieri col suo ristorante La Pergola, così come il Mirabelle, dove si può mangiare con vista su Villa Borghese e sul Cupolone, al settimo piano dell’Hotel Splendide Royal. Oppure si punta su pacchetti Black friday che prevedono sconti fino al 70%.



L'aeroporto di Roma Fiumicino

Roscioli ha detto che il fatturato del settore è in calo dell’85% rispetto al 2019, e le prospettive di ripresa si intravedono solo nel 2022. Così si pensa alla soluzione del tampone sia a Fiumicino sia negli aeroporti all’estero per incentivare la gente a viaggiare.

Perché ora le persone sono frenate, oltre che dalla paura, anche per via della quarantena obbligatoria a cui dovrebbero sottoporsi sia all’andata sia al ritorno, spegnendo ogni voglia di vacanza.

Coi voli Covid free arriverebbe qualche turista in più in giro per Roma a Natale a fare shopping nei giorni di tregua che il governo è pronto a concedere per ridare un rimbalzo ai consumi. Invece attualmente anche chi aveva prenotato per le feste di fine anno o per il ponte dell’8 dicembre ha preferito disdire.

Per Federalberghi quelli che hanno perso meno sono paradossalmente gli albergatori che da marzo hanno deciso di non riaprire più. Una scelta, per ora. Ma potrebbe diventare un obbligo per i tanti che alla fine della seconda ondata non riusciranno a stare in piedi.

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Alberto Lupini


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