La mafia “gestisce” 5mila ristoranti Senza aiuti il rischio aumenta
La relazione semestrale della Dia ha riaperto l’allarme di infiltrazioni mafiose nel mondo della ristorazione che rischia un crack da 34 miliardi di euro facilitando usura e ricatti. Pesa il mancato sostegno dello Stato
17 luglio 2020 | 12:35
I buchi sempre più ampi che si stanno aprendo nel mondo della ristorazione e del turismo fanno sempre più gola alle mafie. Già nel periodo delle primissime riaperture si era lanciato l’allarme sulle infiltrazioni illecite e oggi le antenne devono alzarsi ancor di più. Dati Ismea dicono che la ristorazione rischia un crack da 34 miliardi nel 2020 a causa della crisi economica, del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa.
La malavita è arrivata a controllare 5mila locali con l’agroalimentare che è divenuto una delle aree prioritarie di investimento illecito; le organizzazioni criminali comprendono la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana delle persone. L'allarme contenuto nella Relazione semestrale della Dia inviata al Parlamento trova particolare fondamento nella filiera agroalimentare dove pesa la crisi di liquidità generata dall’emergenza coronavirus in molte strutture economiche che sono divenute più vulnerabili ai ricatti e all’usura.
Le operazioni delle Forze dell’Ordine svelano gli interessi delle organizzazioni criminali nel settore agroalimentare ed in modo specifico nella ristorazione nelle sue diverse forme, dai franchising ai locali esclusivi, da bar e trattorie ai ristoranti di lusso e aperibar alla moda fino alle pizzerie. Non fanno eccezione gli alberghi. In questo modo la malavita si appropria di vasti comparti dell’agroalimentare dai campi agli scaffali, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy.
«Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto - afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini - confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare. In questo contesto diventa più urgente l’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti».
Ristoranti vittime della criminalità organizzata
La malavita è arrivata a controllare 5mila locali con l’agroalimentare che è divenuto una delle aree prioritarie di investimento illecito; le organizzazioni criminali comprendono la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana delle persone. L'allarme contenuto nella Relazione semestrale della Dia inviata al Parlamento trova particolare fondamento nella filiera agroalimentare dove pesa la crisi di liquidità generata dall’emergenza coronavirus in molte strutture economiche che sono divenute più vulnerabili ai ricatti e all’usura.
Le operazioni delle Forze dell’Ordine svelano gli interessi delle organizzazioni criminali nel settore agroalimentare ed in modo specifico nella ristorazione nelle sue diverse forme, dai franchising ai locali esclusivi, da bar e trattorie ai ristoranti di lusso e aperibar alla moda fino alle pizzerie. Non fanno eccezione gli alberghi. In questo modo la malavita si appropria di vasti comparti dell’agroalimentare dai campi agli scaffali, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy.
«Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto - afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini - confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare. In questo contesto diventa più urgente l’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti».
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Alberto Lupini
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