Ma davvero mangiano così male le calciatrici della nostra Nazionale?

Deliveroo è partner della Figc e, in vista del Campionato Europeo di calcio femminile, ha lanciato la campagna “Ordinare è un gioco da ragazze”: pizze, hamburger, patatine fritte. Ma è davvero l'immagine che si vuole dare? Le calciatrici non sono solo atlete, ma un punto di riferimento e un esempio da seguire

06 luglio 2022 | 11:55
di Gianluca Pirovano

Il calcio femminile, dopo anni a sgomitare, sta finalmente avendo la visibilità che merita. L'1° luglio è stata una data a suo modo storica: le calciatrici hanno, infatti, abbandonato il dilettantismo diventando a tutti gli effetti delle professioniste, con la Figc che è stata la prima federazione sportiva in Italia a fare questo passo. 

Un passaggio avvenuto a pochi giorni da un appuntamento importante. Oggi, 6 luglio, in Inghilterra inizia, infatti, il Campionato Europeo, che vedrà la nostra Nazionale affrontare realtà storiche del calcio femminile, come la favorita Spagna, ma anche l'Inghilterra padrona di casa e la Francia, che a livello di club è con ogni probabilità il miglior Paese d'Europa. 

Ma perché vi stiamo parlando di tutto questo? 

Deliveroo e la Nazionale, pubblicità... fuori luogo 

Vi stiamo parlando di tutto questo perché in occasione del Campionato Europeo di calcio femminile Deliveroo, piattaforma di food delivery e partner della Figc, ha lanciato una campagna pubblicitaria intitolata “Ordinare è un gioco da ragazze”. Le protagoniste sono Laura Giuliani, portiere della Nazionale, Lisa Boattin, difensore, Martina Rosucci, centrocampista, e Barbara Bonansea, attaccante

Fin qui tutto bene, non fosse per le frasi attribuite alle calciatrici. Giuliani dice: «Anche quando ho fame mi guida l’istinto, apro l’app e mi tuffo su quello che mi va!». Boattin invece: «Anche quando c’è da ordinare, non importa cosa si inventano le altre. Io vado di Margherita con bufala, una sicurezza». Rosucci spiega: «Pizza, hamburger, thai, sprigionano la mia fantasia anche al momento di ordinare!». Bonansea conclude con: «Chi gioca in attacco è così, sia in campo che nell’app. Non posso lasciarmi scappare nessuna occasione!». 

Frasi chiaramente ad effetto e con ogni probabilità mai pronunciate dalla ragazze, ma che lasciano una sensazione spiacevole e che mal si sposa con l'immagine di un'atleta. E la domanda sorge quindi spontanea: ma davvero le nostre calciatrici mangiano così male? 

Un esempio da seguire 

E qui torniamo al punto di partenza. Per carità, lungi da noi fare i bacchettoni. Sappiamo benissimo come il denaro, nello sport come un po' dappertutto, comandi. E sappiamo benissimo come, spesso, gli sponsor di eventi sportivi poco si addicano alla vita da atleti di chi li rappresenta. Allo stesso tempo però non possiamo non fermarci a riflettere. 

Le ragazze del calcio femminile, lo dicevamo in partenza, hanno finalmente la visibilità che si meritano. Una visibilità che porta però con sé, è inevitabile, anche delle responsabilità. Quella, per esempio, di essere un punto di riferimento per chi sogna di essere un atleta, ma anche per chi, semplicemente, le vede come l'esempio concreto di chi, impegnandosi e attraverso uno stile di vita sano, è riuscito a raggiungere traguardi importanti. 

Allora, pur comprendendo che pizza, hamburger e patatine fritte siano tra i prodotti più ordinati tramite il delivery e che quindi sia normale che si punti su quello nella campagna pubblicitaria, lasciateci dire che si potrebbero veicolare, attraverso la pubblicità, messaggi migliori e più aderenti a ciò che si è e si rappresenta. 

Atleti, ma non solo: esempi da seguire. 

 

 

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