Ludopatia: oltre 1 milione gli italiani malati, verso un green pass per bar e sale gioco?

Per Cangianelli, presidente di Egp-Fipe, darebbe agli esercenti la possibilità di tutelare al meglio i consumatori più a rischio impedendogli l’ingresso nelle sale specializzate, non incidendo sulla libertà dei giocatori sociali. Ipotesi confermata anche dall'Università Tor Vergata. Oggi il Registro Unico delle Esclusioni funziona in tutti Paesi europei, ma in Italia è attivo solo nel gioco online

09 giugno 2023 | 15:40

Ore 14:30 di un pomeriggio qualunque in un bar di provincia: tre slot tutte occupate con i giocatori che, finiti i soldi, chiedono al barista di tenergli il posto e corrono a casa in ciabatte a prendere altri contatti. Il gioco d’azzardo è davvero una piaga sociale. Tanto per dare dei numeri in Italia sono oltre 1,3 milioni i malati patologici di dipendenza da gioco d'azzardo e solo poco meno del 10% (circa 12mila) sono in cura. Un milione e mezzo di questi giocatori ha un “profilo problematico”, fatica a gestire il tempo da dedicare al gioco e a controllare quanto spende, alterando spesso i comportamenti familiari e sociali anche a causa di situazioni di sovra indebitamento e di usura. Un problema anche per chi con il gioco ci lavora. Le sale gioco specializzate, ma anche i bar in cui c’è la possibilità di giocare, si trovano, infatti, spesso tra l’incudine e il martello. Da una parte potrebbero avere un ruolo centrale nella lotta alla dipendenza da gioco d’azzardo, dall’altra devono tutelare anche i clienti che giocano e non soffrono di tali dipendenze. La soluzione, come confermato anche da una ricerca dell’Università Tor Vergata di Roma, contro la ludopatia in Italia, servirebbe un registro unico di esclusione (Rue). Una sorta di green pass che consentirebbe l’accesso alle sale da gioco (e in futuro anche al corner con le slot nei bar) solo a chi non ha una dipendenza e non è un ex giocatore. Soluzione sempre sostenuta anche da Emmanuele Cangianelli, presidente di Egp-Fipe, l’Associazione italiana esercenti giochi pubblici per il quale: «Non bisogna demonizzare il gioco regolamentato. Bisogna utilizzare la regolamentazione del settore per fare più informazione e permettere anche agli esercenti, come il barista dei film, di allontanare la bottiglia dopo il secondo bicchiere». In particolare, per Cangianelli il registro unico di esclusione va esteso a tutte le tipologie di gioco. Il Rue funziona, infatti, in tutti Paesi europei, ma in Italia è attivo solo nel gioco online, dove la percentuale degli autoesclusi è cresciuta del 32% in tre anni. Ma non solo: bisogna introdurre la cosiddetta “eteroesclusione”, la richiesta di esclusione dal gioco di una persona da parte di soggetti terzi (es. familiari, conoscenti, medici, ecc.).

Ludopatia, l’Università “Tor Vergata” conferma: anche in Italia serve un registro unico di esclusione

E ora la conferma è arrivata appunto anche dal Dipartimento di Scienze cliniche e Medicina Traslazionale dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata che ha condotto uno studio sulle modalità più efficaci per la realizzazione di un Registro Unico delle Esclusioni (Rue) del settore dei giochi con vincita in denaro. La prima conclusione è sicuramente che il contrasto alla dipendenza da gioco d’azzardo non può che passare da un nuovo approccio sistemico che coinvolga tutta la filiera, senza escludere gli utenti finali, attraverso il Registro Unico degli Esclusi, che deve essere esteso a tutte le forme di gioco e non solo all’online come accade oggi.

Gioco d'azzardo in Italia, nel 2022 fatturato da 11 miliardi di euro

Anche perché numeri alla mano, nel 2022 lo Stato ha incassato 11 miliardi di euro tra scommesse, gratta e vinci, bingo, poker e casinò online; 6 miliardi di euro per quanto riguarda il solo settore retail, quello fisico. Il settore del gaming in Italia rappresenta circa l’1% del Pil nazionale e offre lavoro a 30-35mila dipendenti diretti solo nelle gaming halls (sale dedicate per il gioco del bingo, degli apparecchi da intrattenimento e per la raccolta di scommesse). Ma se contiamo tutto il settore retail sono circa 70mila dipendenti. Se aggiungiamo anche il reddito che arriva al barista piuttosto che alla tabaccheria, che fa un’altra attività principale, allora arriviamo a circa 150mila redditi da lavoro. Campiamo dunque che la posta in gioco è alta.

Ludopatia, come funziona e a cosa serve il registro unico di esclusione

Nel dettaglio lo studio dell’Università di Tor Vergata prende in considerazione sia l’attuale scenario nazionale sia il quadro internazionale, dove il registro di esclusione è realtà consolidata da tempo, seppur con alcune differenze. Da qui le strategie da implementare per mettere a sistema nuovi e più giusti principi di esclusione, con l’obiettivo di tutelare al meglio i consumatori e dare agli esercenti la possibilità di intervenire in maniera molto più efficace nella lotta al Disturbo da Gioco d’Azzardo (Dga).

In particolare, la ricerca ha analizzato le modalità per la realizzazione di un rue con l’obiettivo di ricercare la giusta connessione tra autodeterminazione, legislazione e libertà di iniziativa economica nel particolare settore del gioco legale, andando a individuare le migliori basi giuridiche volte all’introduzione di adeguate strategie operative per garantire l’agire dei molti protagonisti interessati al tema, l’ordine e la salute pubblica. Nell’analisi comparata delle esperienze internazionali sul tema è emerso che, sebbene l'obiettivo sia sempre quello di proteggere i giocatori, esistono importanti differenze sulle soluzioni adottate. Ciò è dovuto alle diverse condizioni sociali, normative e politiche di ogni Paese, che si riflettono in un framework regolatorio e gestionale estremamente diversificato. Secondo le evidenze scientifiche proposte dallo studio, una strategia efficace dovrebbe basarsi su un sistema che sia per quanto possibile indipendente dalle tipologie di gioco, attraverso un approccio che dia maggiore rilevanza al concetto di responsabilizzazione di tutti gli attori della filiera del gioco, alla qualificazione dell’offerta e alla realizzazione di nuovi e più adeguati ambienti. Relativamente all’efficacia della misura dell’esclusione si evidenzia come essa sia massima in presenza di un’esclusione del giocatore da tutte le tipologie di gioco, da tutti i canali di vendita del gioco (fisico e online) indipendente rispetto alle caratteristiche dei punti vendita e valido su tutto il territorio nazionale.

 

Per quanto riguarda le tipologie di esclusione dal gioco è possibile individuare l’autoesclusione nel caso in cui la modalità di attivazione del processo di esclusione sia effettuato dal giocatore o l’eteroesclusione nel caso in cui la richiesta di iscrizione al rue sia effettuata da un soggetto terzo familiare o portatore d’interesse. La visione dell’esclusione dal gioco in denaro come una strategia piuttosto che come un semplice strumento individuale, se inserita nel contesto italiano, dovrebbe includere: la definizione di un framework normativo e regolatorio in grado di definire i principali aspetti funzionali della strategia; la realizzazione di Registro Unico degli Esclusi che comprenda il gioco regolamentato online, terrestre e anche l’eteroesclusione; l’individuazione del ruolo della comunicazione e dell’informazione al consumatore, al giocatore, ai familiari e ai portatori di altri interessi.

Cangianelli (Egp-Fipe): «Registro Unico delle Esclusioni fondamentale per gli esercenti»

In ogni caso, come sottolineato da Cangianelli «L’istituzione di un registro nazionale unico di esclusione ed autoesclusione, che riguardi non solo il gioco online ma anche tutto il gioco fisico a partire dalle sale specializzate, è assolutamente necessaria. Si tratta di una richiesta che a più riprese abbiamo inoltrato a tutti i nostri interlocutori istituzionali e questo studio non fa che confermare quello che abbiamo sempre sostenuto. Per anni chi doveva occuparsi di politiche pubbliche si è concentrato solo su strumenti quali il distanziometro o l’utilizzo della tessera sanitaria sugli apparecchi, ignorando tutti gli studi e le analisi che sostenevano la loro inutilità nel contrasto al gioco patologico, senza esplorare strade battute egregiamente nel resto d’Europa. Ecco perché la sua adozione dovrebbe avere massima priorità ed essere in cima ai temi del riordino del settore: darebbe agli esercenti la possibilità di tutelare al meglio i consumatori più a rischio impedendogli l’ingresso nelle sale specializzate, non incidendo sulla libertà dei giocatori sociali. Perché riuscire a individuare gli ex giocatori da chi non ha una dipendenza, usando appunto, anche esperienze internazionali, in particolar modo alle sale specializzate, che sono già un sistema ampiamente telematizzato per i controlli sui giochi, potrebbe incentivare anche alla consapevolezza che poi se fatta in modo volontario supera anche tutte le questioni di privacy e permetterebbe agli esercenti ciò che non possono oggi fare: controllare una sorta di lista dove se la persona è rossa (ex giocatore) non può entrare, se verde sì». Ricordiamo che oggi nelle sale gioco specializzate possono entrare solo i maggiorenni. Ai clienti viene chiesta la carta d’identità solo quando la maggior età è in dubbio.

Sale da gioco: Registro Unico delle Esclusioni utile come il Green pass

«Come categoria ci siamo convinti dell’efficacia di tale sistema con l’esperienza del green pass e del Covid - continua Cangianelli - Ci siamo resi conto per le sale specializzate che l’impegno organizzativo sarebbe relativo visto che è già presente il personale di cortesia all’ingresso, che garantisce anche la sicurezza, ma si potrebbe creare contemporaneamente una campagna che potrebbe sostenere la consapevolezza sul fenomeno delle ludopatie in più aiutare la reputazione delle sale più qualificate che vorrebbero fare divertire le persone adulte ma che non hanno nessun interesse, anzi, ci sono molte “controindicazioni” all’essere collegate alle dipendenze. Una battaglia che secondo me sarà lunga ma una via che può dare i risultati per obiettivi di prevenzione rispetto a iniziative come negli ultimi anni la riduzione degli orari piuttosto che il distanziamento dei punti vendita dalle scuole (dato anche il divieto di accesso ai minori) o dalle chiese».

Registro unico di esclusione utile anche per i bar

Ricordiamo poi che i punti gioco e scommesse oggi ci sono sia nei punti specializzati sia in quelli no. «Il registro può essere un’occasione per i non specializzati (come i bar ad esempio) che non hanno un filtro all’accesso del corner dei giochi e delle scommesse perché induce dovunque tu consumi a porti il tema se hai un consumo consapevole o meno - continua Cangianelli - Andando avanti se anche nei bar si individua una modalità dell’area separata, l’area con la porta per dire, si può anche in quei punti fare un filtro all’entrata. Per i bar non avendo il personale che ha una sala bingo può essere si può complicato, ma in questo caso il legislatore puoi arrivare a trovare una soluzione ragionevole».

© Riproduzione riservata


“Italia a Tavola è da sempre in prima linea per garantire un’informazione libera e aggiornamenti puntuali sul mondo dell’enogastronomia e del turismo, promuovendo la conoscenza di tutti i suoi protagonisti attraverso l’utilizzo dei diversi media disponibili”

Alberto Lupini


Edizioni Contatto Surl | via Piatti 51 24030 Mozzo (BG) | P.IVA 02990040160 | Mail & Policy | Reg. Tribunale di Bergamo n. 8 del 25/02/2009 - Roc n. 10548
Italia a Tavola è il principale quotidiano online rivolto al mondo Food Service, Horeca, GDO, F&B Manager, Pizzerie, Pasticcerie, Bar, Ospitalità, Turismo, Benessere e Salute. italiaatavola.net è strettamente integrato
con tutti i mezzi del network: i magazine mensili Italia a Tavola e CHECK-IN, le newsletter quotidiane su Whatsapp e Telegram, le newsletter settimanali rivolte a professionisti ed appassionati, i canali video e la presenza sui principali social (Facebook, X, Youtube, Instagram, Threads, Flipboard, Pinterest, Telegram e Twitch). ©® 2024