Lorenzo Biagiarelli: «Smettere di mangiare carne? È un atto di sopravvivenza»

La non facile decisione di rinunciare (quasi del tutto) a insaccati, bistecche e polli, gli allevamenti intensivi, i suoi gatti, il ruolo passivo della politica in difesa del benessere animale : Lorenzo Biagiarelli - cuoco per passione, divulgatore enogastronomico, volto della tv e influencer serio e credibile - ci racconta il suo nuovo libro “Ho mangiato troppa carne”

29 dicembre 2023 | 05:00
di Luca Bassi

Diciamolo subito: il nuovo libro di Lorenzo Biagiarelli“Ho mangiato troppa carne” (Cairo editore, in libreria dal 21 novembre scorso), non vuole essere una guerra contro gli onnivori. Non vuole essere una battaglia, non vuole essere uno scontro. Non è niente di tutto questo perché in ogni guerra, in ogni battaglia e in ogni scontro, spesso, non ci sono dei vincitori e dei vinti. E mai come in questo caso servono lucidità, consapevolezza, dialogo; tutti ingredienti, questi, che non hanno nulla da spartire con la violenza. Piuttosto, quello di Biagiarelli, cuoco per passione, divulgatore enogastronomico, volto della tv e influencer serio e credibile (cosa nient'affatto scontata, in un mondo di influencer tossici), è un lavoro d'inchiesta fatto e finito, con numeri, dati, pareri di esperti del settore. È divulgazione allo stato puro.

“Ho mangiato troppa carne” arriva forse nel momento più opportuno, col tema ambientale, degli allevamenti intensivi e del consumo eccessivo di carne in voga come non mai. Non è un romanzo e nemmeno un saggio universitario. Non contiene ricette vegane e non è neanche un manifesto terroristico contro chi prende la decisione di mangiare carne quotidianamente, o anche solo una volta al mese. È invece un libro utile, a tratti coraggioso, scritto tra il serio e il faceto da una penna, quella di Biagiarelli, che si fa apprezzare anche questa volta. «Era il libro che in questo momento sentivo di dover scrivere - ci spiega -, una sorta di diario di bordo del mio cammino nel mondo della carne».

Quando è nato “Ho mangiato troppa carne”, il nuovo libro di Lorenzo Biagiarelli?

Quando ha iniziato a scriverlo?
Di ritorno dall'ultimo viaggio in Cina: mi ero reso conto di aver mangiato pochissima carne, l'esatto opposto di quanto avvenuto la volta precedente. Quello è stato il viaggio della consapevolezza del mio cambiamento di prassi alimentare. Ma alla fine, in questo libro, ho voluto tenere da parte ogni aspetto personale per lasciare spazio a quanto visto, sentito e realizzato su quello che fino a poco tempo fa era la base della mia piramide alimentare.

Nel libro sottolinea che lei era un mangiatore appassionato di carne: come ha fatto a far scattare la molla che ha portato al cambiamento delle sue abitudini alimentari?
C'entra ancora un viaggio. Ero in aeroporto, di rientro dalla Corea, paese nel quale la carne è mangiata in quantità smisurata. Mentre stavamo salendo sull'aereo Selvaggia, la mia compagna, mi ha detto: “Quando torniamo a casa, non mangio più carne”. Io le ho chiesto subito il perché e lei mi ha risposto “Perché ne abbiamo mangiata troppa”. All'inizio non capivo quel troppa rispetto a cosa si riferisse, probabilmente perché, fino a quell'esatto momento, non avevo mai pensato davvero a quanta carne mangiassi. Oppure da dove provenisse. Ovviamente ho sempre saputo dei danni dell'allevamento intensivo, del dramma dell'uccisione degli animali, ma ho sempre voluto pensare che non fosse un problema mio, che la carne che consumavo poteva anche provenire da un allevamento estensivo.

In effetti, esistono anche quelli.
Ma consumare carne pensando che la vacca o il maiale abbiano vissuto, prima del macello, una vita allegra e spensierata è una foglia di fico bella e buona.

Quanto è stato difficile togliere la carne dall'alimentazione per Lorenzo Biagiarelli?

È stata dura togliere la carne dalla sua alimentazione?
Oggi, col senno di poi, posso dire di no. Ho iniziato a togliere la carne come esercizio gastronomico, in casa nessuno me la chiedeva e l'idea di mangiare qualcosa che non fosse necessariamente pollo, bistecca, prosciutto o salsiccia andava benissimo a tutti. Al ristorante, inizialmente, la mangiavo. Poi ho capito che potevo tranquillamente vivere senza carne e il passaggio successivo, che ha portato alla sua eliminazione dalle mie abitudini alimentari, è stato naturale. È stato un percorso comunque importante che ha avuto bisogno di un aiuto: se hai vicino una o più persone, come nel mio caso, che ti spronano e ti indirizzano è più facile.

E com'è girare per ristoranti, in Italia, con l'esigenza di non consumare carne o alimenti di origine animale?
Devo ammetterlo, è proprio dura. Oggi più che mai mi accorgo di quanto i prodotti di origine animale, nei ristoranti italiani, siano quasi ovunque.

Questo la fa arrabbiare?
Arrabbiare no, del resto abbiamo decine di migliaia di anni alle spalle in cui la carne è stata anche necessaria. Piuttosto, questa cosa mi fa riflettere: siamo il Paese della dieta mediterranea ma nei ristoranti si fa sempre più fatica a trovare preparazioni senza proteine animali. Questo significa che quella dieta è leggenda e la nostra alimentazione non è molto diversa da quella degli inglesi, ad esempio.

Eppure le nuovissime generazioni dimostrano un'attenzione particolare per la dieta vegana.
Sì, ma attenzione: è vero che molti di loro scelgono un'alimentazione senza carne, ma aspetterei a definirlo un fenomeno generazionale perché, al tempo stesso, i più giovani sono anche quelli che intasano un McDonald's per un Crispy McBacon offerto a tre euro.

L'obiettivo di “Ho mangiato troppa carne”, il nuovo libro di Lorenzo Biagiarelli

Cosa spera di trasmettere con questo suo libro?
La consapevolezza. Io non voglio trasformare nessuno in vegano, vorrei però far capire a tutti quelli che leggeranno il mio libro quanto sia importante una scelta rispetto a un'altra. Anche perché quello che ho tastato con mano è proprio il non sapere di tante persone.

Ci può fare un esempio?
Nei giorni scorsi mi ha colpito una signora che ha commentato un mio post sui social chiedendomi “In che senso il pollo vive 40 giorni?”. Quella domanda mi ha fatto capire che il mio pubblico, non per forza vegano ma comunque legato in una certa misura a cucina, cibo e alimentazione, non sa queste cose. Mi immagino allora quanto poco sappia chi mangia senza avere la passione per la cucina e per il cibo. Quella dell'informazione è stata dunque la prima istanza che ho voluto portare avanti anche grazie alla voce dei professionisti che ho coinvolto nel libro.

L'Italia è il paese che celebra l'uccisione del maiale, il paese delle minuscole cittadine famose in tutto il mondo per un insaccato o un salume: l'italiano potrà davvero rinunciare alla carne?
Da noi la carne è vista soprattutto come una tradizione, una credenza, una sorta di mito. Vengo da Cremona, so benissimo quello che sto dicendo. Ma mi piacerebbe poter far nascere una riflessione personale - non dico collettiva perché per quella serve la politica: quando non si mangerà più carne quanta tradizione avremo perso? Mi piacerebbe che ci riflettessimo. La storia è piena di tradizioni che si sono basate sull'abuso di una posizione su un'altra, penso agli schiavi. Il giorno in cui non si mangerà più carne dovremo davvero rammaricarci per quelle tradizioni che andranno perse? Chiediamocelo.

Ha citato il governo. La politica che ruolo ricopre in tutto questo?
Mi viene da dire che la politica fa la politica, quindi difende gli interessi dei più forti e dei più potenti. In questo caso specifico delle aziende responsabili degli allevamenti intensivi. Sia chiaro, non ce l'ho in modo particolare col ministro Lollobrigida perché lui è solo l'ultimo di una lunga serie di persone che hanno contribuito a tutto questo. Non è un caso che la petizione di Coldiretti contro la carne sintetica, come la chiamano erroneamente loro, sia stata firmata da tutta la classe politica italiana, da Forza Italia al Movimento 5 Stelle, da Stefano Bonaccini a Carlo Calenda.

Leggendo il suo libro viene da dire che alla politica del benessere animale interessi poco.
È la politica che stabilisce, per legge, come dev'essere il benessere animale. Se c'è il dubbio che siano gli stessi produttori a dettare la linea al governo, tramite Coldiretti, non vedo come la politica possa passare dall'altra parte della barricata e fare qualcosa di buono.

Per chi è stato scritto “Ho mangiato troppa carne”, il nuovo libro di Lorenzo Biagiarelli

“Ho mangiato troppa carne” per chi l'ha scritto?
Il libro è stato scritto in primis in difesa degli animali. Penso soprattutto ai miei gatti, al fatto che vivono liberi e coccolati solo perché hanno avuto la fortuna di non nascere maiali, o in un'altra zona del mondo. Ed è stato scritto anche per gli esseri umani, perché ormai è chiaro a tutti come gli allevamenti intensivi pesino in maniera decisiva sull'ambiente, di quanto siano bacino di contagio e di diffusione di virus potenzialmente pericolosi.

Nel libro cita spesso la parola “violenza”...
Vorrei fosse chiaro il concetto che parte di ciò che mangiamo deriva da violenza. Eppure siamo una società che va contro la violenza, che parla di patriarcato, di strutture di potere: allora perché legittimiamo la predominanza di un genere sull'altro? Per vivere tutti meglio dovremmo smettere di considerare le sorti dell'uomo e degli animali come due linee parallele, che non si toccano. Perché non è così.

Quindi, smettere di mangiare carne è un atto di sopravvivenza?
Lo scrivo alla fine del libro: sì. E non lo dice Lorenzo Biagiarelli ma lo dicono la scienza, la medicina e i fenomeni atmosferici che si abbattono sul nostro pianeta. Se non mangi carne rossa e insaccati hai meno probabilità di sviluppare un tumore e quindi più probabilità di vivere meglio. Mentre i fenomeni atmosferici sono lì da vedere, sotto agli occhi di tutti: trombe d'aria, bombe d'acqua, alluvioni, caldo tropicale. Questo libro salverà il mondo? Non credo proprio. Spero, però, che possa portare una consapevolezza nuova anche a una sola persona che lo avrà tra le mani.

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Alberto Lupini


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