Londra ora pensa al green pass, mentre i Balcani sono in piena crisi Covid

In Gran Bretagna crescono le preoccupazione per l'inverno, mentre in Romania c'è un morto ogni 5 minuti. In Italia qualche timore per eventuali regioni in giallo, al momento potrebbero essere sei

24 ottobre 2021 | 19:14

Il governo del Regno Unito si starebbe preparando a una nuova stretta contro il Covid-19 in vista dell'inverno e non esclude neanche l'ipotesi di varare l'obbligo di pass vaccinale e mascherine al chiuso: è quanto scrive l'Observer, il domenicale del Guardian, che parla di "nuovi dati" allarmanti che spianano la strada a un 'Piano B', dopo la fine delle restrizioni in luglio e la recente, vertiginosa impennata dei contagi (e anche dei decessi).  Il tutto mentre nei Balcani la situazione è sempre più drammatica (5 morti al minuto). Situazioni lontanissime da quella italiana, anche se in 6 regioni risalgono di poco i contagi e il Green pass non sembra spingere più le prime dosi.

A Londra si temono varianti nuovi virus per l’inverno

Tornando a Londra, la Uk Health Security Agency (Ukhsa) starebbe consultando le amministrazioni locali per tastare loro il polso sulla possibilità di una «immediata implementazione del piano per l'inverno» per far fronte alla crescente pressione sull'Nhs, il servizio sanitario pubblico.

Si teme in particolare la concomitanza della variante Delta e sottovarianti del coronavirus e altre malattie respiratorie, come l'influenza e il Virus respiratorio sinciziale (Rsv), che può avere conseguenze anche gravi per bambini e persone anziane. Finora il governo di Boris Johnson - che negli ultimi giorni sta invitando la popolazione ad assumere la terza dose di vaccino - è stato restio ad applicare nuove regole, malgrado il parere degli esperti e le difficoltà del servizio sanitario. Soprattutto non piace a Whitehall l'imposizione di passaporti vaccinali per accedere a locali affollati e grandi raduni al chiuso e delle mascherine in alcune situazioni.

In Romania un morto ogni 5 minuti

Continua intanto a destare preoccupazione l'emergenza Covid in Romania dove, in media, nell'ultimo mese, il virus ha ucciso una persona ogni 5 minuti. Da settimane nel Paese si registrano, poi, bilanci tra i 15 e i 20mila nuovi contagi quotidiani. Il sistema sanitario è al collasso, e le terapie intensive sature, tanto che decine di pazienti vengono inviati in ospedali all'estero, come nella vicina Ungheria.

Il governo di Bucarest, alle prese con la nuova drammatica fase dell'epidemia, ha così deciso di tornare al coprifuoco notturno e a nuove severe misure restrittive, con pass vaccinali per gran parte degli spazi pubblici, da lunedì 25 ottobre.  Molto a rilento anche  la campagna vaccinale, con la Romania che, insieme alla Bulgaria, è agli ultimi posti nella Ue per percentuale di popolazione immunizzata, finora intorno al 30%.

Tutti i Balcani in piena pandemia

La pandemia è in ripresa in effetti in un po’ tutti i Balcani; in Serbia, dove solo il 53% della popolazione ha ottenuto due dosi di vaccino, e Bulgaria, dove anche questo governo ha annunciato di essere sul punto di dover inviare all'estero i malati di Covid-19. «La nostra capacità in termini di personale sanitario e ventilatori è quasi esaurita, dovremo cercare aiuto fuori dal Paese se la curva delle contaminazioni non si ridurrà entro 10-15 giorni», ha detto il ministro della Salute bulgaro Stoycho Katsarov. La situazione epidemiologica resta molto critica anche in Montenegro e Bosnia-Erzegovina, tutti Paesi con percentuali basse di immunizzati.

In Italia qualche Regione potrebbe essere a rischio di zona gialla?

In Italia, intanto, ci sono quattro regioni a rischio epidemiologico moderato (Abruzzo, Campania, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte) e sei in cui si osserva una tendenza di (lieve) aumento dei contagi Covid: le stesse quattro, inevitabilmente, a cui si aggiungono Lazio e Lombardia. Nella mappa pubblicata dalla Protezione civile la curva induce a non considerare archiviata l’emergenza nonostante la buona copertura vaccinale della popolazione, arrivata all’85,97% in prima dose (46,43 milioni di persone) e all’81,99% a ciclo completo (44,28 milioni).

Nell’ultima settimana c’è stata una leggera risalita del numero di casi Covid, ma secondo Silvio Brusaferro, numero uno dell’Istituto superiore di Sanità, «la situazione è sotto controllo perché il dato chiave è il tasso di positività rispetto ai tamponi rimasto quasi invariato seppur con un leggero rialzo dallo 0,6 allo 0,8% negli ultimi sette giorni». Il numero di test d’altronde è schizzato verso l’alto per l’obbligo di green pass nei luoghi di lavoro che ha costretto molti non vaccinati a sottoporsi alle rilevazioni antigeniche o molecolari. Ieri 491.574 test, venerdì 487.218, giovedì 574.671, mercoledì 485.613, martedì 662.000 (record assoluto), lunedì 219.878, domenica 17 effettuati 381.051 test.

 

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