Locali chiusi «per il bene di tutti» Ma lo Stato ora deve aiutare
Dal Comitato Ristoratori Responsabili a gruppi da Ossola (Vco) o da Brescia fino ad associazioni come Le Soste: tante le chiusure per il bene della gente, ma con la speranza che il Governo sostenga le imprese
10 marzo 2020 | 18:47
Il decreto del Governo è passato, «sono misure assolutamente necessarie» ha detto dal Sacco di Milano l'infettologo Massimo Galli, la gente è caldamente invitata a restare in casa, perché «se non seguiamo le regole sarà tutto inutile», ammonisce lo stesso Conte. Ma le attività? Specialmente quelle della ristorazione? A loro è consentito, secondo quanto stabilito, restare aperti in giornata (non oltre le 18), seguendo però accorte misure su distanza e contatti sociali...
Ebbene, all'indomani della decisione del Consiglio dei Ministri, i ristoratori dicono la loro. In questa situazione - un po' per la rigidità delle imposizioni governative, un po' per senso civico, un po' per spirito imprenditoriale - il pensiero più diffuso è "Chiudiamo".
Comitato Ristoratori Responsabili
Ha iniziato il Comitato Ristoratori Responsabili, che con una lettera aperta indirizzata al premier Conte e al Consiglio dei Ministri tutto, al presidente della Lombardia Fontana, al ministro della Salute Speranza e al sindaco della città metropolitana di Milano Giuseppe Sala, si mostra comprensivo ma chiede di giungere ad un compromesso.
«Ci rendiamo tutti conto della gravità della situazione e siamo pronti a fare i sacrifici necessari laddove siano dettati da logiche opportunità. La decisione di consentire l'apertura a bar e ristoranti - come detto nel decreto - pone tuttavia delle grandi perplessità». Principia così la lettera aperta del comitato alle istituzioni, che elenca perplessità quali l'impossibilità di mantenere sempre una distanza interpersonale - si pensi al cameriere al tavolo; la totale responsabilità di prevenzione del contagio interamente lasciata al gestore; la disparità tra quegli esercizi che lavorano maggiormente di giorno piuttosto che di sera; la non presa in considerazione di poter fare delivery oltre le 18.
Insomma. Con queste premesse, la paura dell'imprenditore, oltre chiaramente a non poter garantire la salute dei suoi ospiti, è quella di dover chiudere: «Nel miglior scenario possibile, l'inevitabile crollo degli incassi porterebbe alla chiusura e al licenziamento di molti addetti». Naturalmente il Comitato, che fa capo a decine e decine di attività lombarde, ha pensato ad una soluzione in questo senso: «L'opportunità di chiudere del tutto gli esercizi di somministrazione», perché è meglio «un periodo di contenimento più severo ma più limitato nel tempo» e di conseguenza «l'istituzione di un fondo emergenza per le imprese in difficoltà, la cassa integrazione, la sospensione degli oneri tributari per i prossimi tre mesi». Forme di tutela che, restando aperti, i ristoranti non hanno.
Fanno parte del Comitato Ristoratori Responsabili: Peck, Trippa, Ratanà, Princi, Il Liberty, Røst, Spazio, Poporoya, Al Pont de Ferr, Ca-ri-co, Dabass, Il Nemico, Vineria Eretica, Mestè, Antica OSteria del Mare, Onest, Bicerin, Fingers, Pastamadre, Kanpai, Bar Banco Bar Elettrocadore, Nebbia, Wood Banco e Cucina, Deus Cafè, Shannara3, Shannara Ristorante, Taglio, Burbee Artisanal Burger&Beer, Loolapaloosa, Besame Mucho, Gialle&Co, Neta, Il Cavallante, Mandarin 2, Ciotto, *drinc, Tàascaro, Ciz Cantina e Cucina, Cafè Gorille, Trattoria del Nuovo Macello, Tipografia Alimentare, Erba Brusca, Antica Osteria dei Sabbioni, Solo Crudo, Frigoriferi Milanesi, The Botanical Club, Elita Bar, 142 Restaurant, Trattoria dei Cacciatori, Mu Simsum, Gennaro Esposito, Pizza Bistrot, Trattoria Mirta, La Cantina di Franco, Caffè del Lupo, Esco Bistro Mediterraneo, 28 Posti, Altrimènti, Motelombroso, Flor, Fratelli Torcinelli, La Brisa, Trattoria del Gallo, Dell'Angolo, Da Martino, Hygge, Ral Cocktail Bar, Plaza Cafè, Osteria al Coniglio Bianco, Bussarakham, Bullona, Vino al Vino, Upcycle Bike Cafè, Hu Hancheng, Kandoo, Le Api OSteria, Ristorante Zibo, Insieme, Cantine Isola, La Ravioleria Sarpi, Manna, Sushi Kòboo, Asola e Gerri, Chinese Boz, Bob, Aguasancta, Sine Ristorante Gastrocratico, Nuova Arena, Trattoria Caselle, Lon Fon, Osteria Nuovo COnvento, Ta Hua, Lacerba, Vinoir, Testina, Valhalla la Brace degli Dei, Vinyl Pub, La Taverna Anziani, La Taverna Gourmet, Muzzi, DistrEat nel milanese. Infernot, Cascina Vittoria, Botticella, Cibi di Strada, Trattoria Angolo di Casa, Osteria della Madonna, Torre degli Aquila, Locanda del Carmine, Antica Mescita Origini, Gelateria Vier Bar, Alvolo nel pavese.
I ristoratori di Ossola
Tanti ristoratori, ancor prima che il Governo risponda, hanno già chiuso, l'hanno fatto «seguendo la propria coscienza». Esattamente come è stato per i ristoratori di Ossola, che riuniti ieri alla trattoria Vigezzina di Masera, hanno scelto di tenere chiusi i loro ristoranti per le prossime settimane, così da permettere una più efficace lotta al coronavirus.
«Aspettiamo il Consiglio dei Ministri per il nuovo decreto economico e poi valutiamo come muoverci - ha spiegato Max Sartoretti del Divin Porcello, ma anche presidente di Confcommercio Vco - teniamo chiusi i nostri locali per una questione morale verso i nostri clienti, i dipendenti e le nostre famiglie. Inutile dire che è un grosso sforzo economico, quello fatto per supportare questa scelta. Abbiamo stipendi, mutui... Che i Comuni e la Regione facciano la loro parte. Affrontiamo questa emergenza con senso del dovere, rinunciamo al guadagno pur di salvaguardarci tutti».
Milano Restaurant Group
Parole brevi, chiare, ma che lasciano facilmente trapelare la difficoltà non solo economica ma anche emotiva di una scelta fatta per il bene degli altri. Allo stesso modo e per lo stesso motivo anche Milano Restaurant Group ha scelto di fermarsi: fino al 3 aprile tutti i 9 ristoranti del gruppo (L'Alchimia, Cenerè, Cantina della Vetra, Il Cormorano, Il Cestino, Il Tavolino, Taverna del Borgo Antico, Osteria delle Corti, Hosteria della Musica) resteranno chiusi.
Ha commentato questa scelta il ceo e founder Samuele Serra: «La prola chiusura proprio non fa per noi, amiamo essere aperti alle persone, alle novità, alla vita. È arrivato però il momento di far prevalere il senso civico. Crediamo di dover essere responsabili verso noi stessi, i nostri dipendenti e verso gli altri. È stat una decisione difficile, ma in questo momento riteniamo che sia la cosa giusta da fare, per ricominciare al più presto, più forti di prima. Se tutto andrà per il meglio, come ci auguriamo, ci rivedremo ad aprile per stare in compagnia di fronte ad un gustoso risotto alla milanese e a un buon bicchiere di vino».
Le Soste
Copre un territorio più ampio, ma condivide in pieno il senso di responsabilità l'associazione Le Soste. Hanno iniziato Claudio Sadler (presidente), insieme ad Antonio Santini e Massimo Bottura (vicepresidenti), che fin da subito sospendono le attività nei propri ristoranti fino al 3 aprile. Intanto sono molti altri i soci de Le Soste ad aver accolto l'invito #iorestoacasa, chiudendo i loro ristoranti al pubblico.
Una scelta, quella de Le Soste, data sì dal fatto che applicare le nuove regole in una situazione lavorativa com'è quella di un ristorante, condizionerebbe inevitalmente la logica del servizio. Ma soprattutto la responsabilità civile di ciascuno nei confronti dei clienti, oltre che dei propri collaboratori, impone di dare un segnale importante volto alla salvaguardia della salute di tutti.
Brescia
Rimanendo nei confini lombardi, volontariamente una cinquantina di bar e ristoranti del centro storico di Brescia hanno deciso di abbassare le saracinesche a causa del Coronavirus.
I ristoranti
Il Piccolo Lago e Piano35
Apertura rimandata per il ristorante Il Piccolo Lago di Verbania e chiusura temporanea almeno fino al 3 aprile del ristorante Piano35 di Torino. «Si tratta di un gesto di responsabilità verso la collettività - ha spiegato lo chef due stelle Michelin, Marco Sacco - che noi ristoratori dobbiamo seguire in nome dell'altruismo e dell'amore verso gli altri, che sono poi i dettami che guidano il nostro lavoro di ogni giorno. La cucina è innanzitutto un gesto d'amore, pertanto la sicurezza e la salute nei confronti dei clienti e delle persone che lavorano assieme a noi vengono al primo posto».
Ceresio 7
Anche Elio Sironi, chef del Ceresio 7 a Milano e socio Euro-Toques, ha ufficialmente comunicato la chiusura del suo locale fino al 3 aprile. «Una decisione dolorosa ma credo necessaria».
Pepe in Grani
A seguito del decreto emanato dal Governo, che ha proclamato l'Italia zona protetta, Franco Pepe, titolare di Pepe in Grani a Caiazzo (Ce), ha deciso di spegnere i forni. «Per tutelare i nostri clienti e i ragazzi dello staff - ha detto Pepe - e per ottemperare agli obblighi dell'ultimo decreto, sperando di poter uscire quanto prima da questa emergenza sanitaria, abbiamo deciso per la prima volta nella nostra storia di chiudere temporaneamente Pepe in Frani».
«Per non sprecare tutti i panetti di pane in pasta - ha continuato Franco Pepe - abbiamo deciso di mettere a disposizione di chi ne ha bisogno le nostre materie prime, con il duplice intento di non buttare il cibo e di garantire prodotti freschi e di primissima qualità quando ripartiremo... più forti di prima». L'invito quindi è chiaro: chi volesse prendere una bella pagnotta fragrante, può recarsi dinanzi l'ingresso della pizzeria, per ritirarla, fino ad esaurimento.
Pasticceria Ernst Knam
Il noto maestro cioccolatiere ha annunciato, «nello spirito del decreto del ministero della Salute -ha detto Ernst Knam - al fine di tutelare l'incolumità di clienti, dipendenti e fornitori», la pasticceria e gli uffici rimarranno chiusi dal giorno 12 marzo. La riapertura «non appena le nuove disposizioni lo consentiranno e l'emergenza sarà rientrata».
Ebbene, all'indomani della decisione del Consiglio dei Ministri, i ristoratori dicono la loro. In questa situazione - un po' per la rigidità delle imposizioni governative, un po' per senso civico, un po' per spirito imprenditoriale - il pensiero più diffuso è "Chiudiamo".
Un po' per tutelare la salute di tutti, un po' per senso "imprenditoriale", tanti ristoranti chiudono temporaneamente
Comitato Ristoratori Responsabili
Ha iniziato il Comitato Ristoratori Responsabili, che con una lettera aperta indirizzata al premier Conte e al Consiglio dei Ministri tutto, al presidente della Lombardia Fontana, al ministro della Salute Speranza e al sindaco della città metropolitana di Milano Giuseppe Sala, si mostra comprensivo ma chiede di giungere ad un compromesso.
«Ci rendiamo tutti conto della gravità della situazione e siamo pronti a fare i sacrifici necessari laddove siano dettati da logiche opportunità. La decisione di consentire l'apertura a bar e ristoranti - come detto nel decreto - pone tuttavia delle grandi perplessità». Principia così la lettera aperta del comitato alle istituzioni, che elenca perplessità quali l'impossibilità di mantenere sempre una distanza interpersonale - si pensi al cameriere al tavolo; la totale responsabilità di prevenzione del contagio interamente lasciata al gestore; la disparità tra quegli esercizi che lavorano maggiormente di giorno piuttosto che di sera; la non presa in considerazione di poter fare delivery oltre le 18.
Insomma. Con queste premesse, la paura dell'imprenditore, oltre chiaramente a non poter garantire la salute dei suoi ospiti, è quella di dover chiudere: «Nel miglior scenario possibile, l'inevitabile crollo degli incassi porterebbe alla chiusura e al licenziamento di molti addetti». Naturalmente il Comitato, che fa capo a decine e decine di attività lombarde, ha pensato ad una soluzione in questo senso: «L'opportunità di chiudere del tutto gli esercizi di somministrazione», perché è meglio «un periodo di contenimento più severo ma più limitato nel tempo» e di conseguenza «l'istituzione di un fondo emergenza per le imprese in difficoltà, la cassa integrazione, la sospensione degli oneri tributari per i prossimi tre mesi». Forme di tutela che, restando aperti, i ristoranti non hanno.
Fanno parte del Comitato Ristoratori Responsabili: Peck, Trippa, Ratanà, Princi, Il Liberty, Røst, Spazio, Poporoya, Al Pont de Ferr, Ca-ri-co, Dabass, Il Nemico, Vineria Eretica, Mestè, Antica OSteria del Mare, Onest, Bicerin, Fingers, Pastamadre, Kanpai, Bar Banco Bar Elettrocadore, Nebbia, Wood Banco e Cucina, Deus Cafè, Shannara3, Shannara Ristorante, Taglio, Burbee Artisanal Burger&Beer, Loolapaloosa, Besame Mucho, Gialle&Co, Neta, Il Cavallante, Mandarin 2, Ciotto, *drinc, Tàascaro, Ciz Cantina e Cucina, Cafè Gorille, Trattoria del Nuovo Macello, Tipografia Alimentare, Erba Brusca, Antica Osteria dei Sabbioni, Solo Crudo, Frigoriferi Milanesi, The Botanical Club, Elita Bar, 142 Restaurant, Trattoria dei Cacciatori, Mu Simsum, Gennaro Esposito, Pizza Bistrot, Trattoria Mirta, La Cantina di Franco, Caffè del Lupo, Esco Bistro Mediterraneo, 28 Posti, Altrimènti, Motelombroso, Flor, Fratelli Torcinelli, La Brisa, Trattoria del Gallo, Dell'Angolo, Da Martino, Hygge, Ral Cocktail Bar, Plaza Cafè, Osteria al Coniglio Bianco, Bussarakham, Bullona, Vino al Vino, Upcycle Bike Cafè, Hu Hancheng, Kandoo, Le Api OSteria, Ristorante Zibo, Insieme, Cantine Isola, La Ravioleria Sarpi, Manna, Sushi Kòboo, Asola e Gerri, Chinese Boz, Bob, Aguasancta, Sine Ristorante Gastrocratico, Nuova Arena, Trattoria Caselle, Lon Fon, Osteria Nuovo COnvento, Ta Hua, Lacerba, Vinoir, Testina, Valhalla la Brace degli Dei, Vinyl Pub, La Taverna Anziani, La Taverna Gourmet, Muzzi, DistrEat nel milanese. Infernot, Cascina Vittoria, Botticella, Cibi di Strada, Trattoria Angolo di Casa, Osteria della Madonna, Torre degli Aquila, Locanda del Carmine, Antica Mescita Origini, Gelateria Vier Bar, Alvolo nel pavese.
Il Comitato Ristoranti Responsabili chiede al Governo misure in aiuto alle attività
I ristoratori di Ossola
Tanti ristoratori, ancor prima che il Governo risponda, hanno già chiuso, l'hanno fatto «seguendo la propria coscienza». Esattamente come è stato per i ristoratori di Ossola, che riuniti ieri alla trattoria Vigezzina di Masera, hanno scelto di tenere chiusi i loro ristoranti per le prossime settimane, così da permettere una più efficace lotta al coronavirus.
«Aspettiamo il Consiglio dei Ministri per il nuovo decreto economico e poi valutiamo come muoverci - ha spiegato Max Sartoretti del Divin Porcello, ma anche presidente di Confcommercio Vco - teniamo chiusi i nostri locali per una questione morale verso i nostri clienti, i dipendenti e le nostre famiglie. Inutile dire che è un grosso sforzo economico, quello fatto per supportare questa scelta. Abbiamo stipendi, mutui... Che i Comuni e la Regione facciano la loro parte. Affrontiamo questa emergenza con senso del dovere, rinunciamo al guadagno pur di salvaguardarci tutti».
Milano Restaurant Group
Parole brevi, chiare, ma che lasciano facilmente trapelare la difficoltà non solo economica ma anche emotiva di una scelta fatta per il bene degli altri. Allo stesso modo e per lo stesso motivo anche Milano Restaurant Group ha scelto di fermarsi: fino al 3 aprile tutti i 9 ristoranti del gruppo (L'Alchimia, Cenerè, Cantina della Vetra, Il Cormorano, Il Cestino, Il Tavolino, Taverna del Borgo Antico, Osteria delle Corti, Hosteria della Musica) resteranno chiusi.
Ha commentato questa scelta il ceo e founder Samuele Serra: «La prola chiusura proprio non fa per noi, amiamo essere aperti alle persone, alle novità, alla vita. È arrivato però il momento di far prevalere il senso civico. Crediamo di dover essere responsabili verso noi stessi, i nostri dipendenti e verso gli altri. È stat una decisione difficile, ma in questo momento riteniamo che sia la cosa giusta da fare, per ricominciare al più presto, più forti di prima. Se tutto andrà per il meglio, come ci auguriamo, ci rivedremo ad aprile per stare in compagnia di fronte ad un gustoso risotto alla milanese e a un buon bicchiere di vino».
Tanti membri dell'associazione Le Soste ha accolto l'invito #iorestoacasa
Le Soste
Copre un territorio più ampio, ma condivide in pieno il senso di responsabilità l'associazione Le Soste. Hanno iniziato Claudio Sadler (presidente), insieme ad Antonio Santini e Massimo Bottura (vicepresidenti), che fin da subito sospendono le attività nei propri ristoranti fino al 3 aprile. Intanto sono molti altri i soci de Le Soste ad aver accolto l'invito #iorestoacasa, chiudendo i loro ristoranti al pubblico.
Una scelta, quella de Le Soste, data sì dal fatto che applicare le nuove regole in una situazione lavorativa com'è quella di un ristorante, condizionerebbe inevitalmente la logica del servizio. Ma soprattutto la responsabilità civile di ciascuno nei confronti dei clienti, oltre che dei propri collaboratori, impone di dare un segnale importante volto alla salvaguardia della salute di tutti.
Brescia
Rimanendo nei confini lombardi, volontariamente una cinquantina di bar e ristoranti del centro storico di Brescia hanno deciso di abbassare le saracinesche a causa del Coronavirus.
I ristoranti
Il Piccolo Lago e Piano35
Apertura rimandata per il ristorante Il Piccolo Lago di Verbania e chiusura temporanea almeno fino al 3 aprile del ristorante Piano35 di Torino. «Si tratta di un gesto di responsabilità verso la collettività - ha spiegato lo chef due stelle Michelin, Marco Sacco - che noi ristoratori dobbiamo seguire in nome dell'altruismo e dell'amore verso gli altri, che sono poi i dettami che guidano il nostro lavoro di ogni giorno. La cucina è innanzitutto un gesto d'amore, pertanto la sicurezza e la salute nei confronti dei clienti e delle persone che lavorano assieme a noi vengono al primo posto».
Ceresio 7
Anche Elio Sironi, chef del Ceresio 7 a Milano e socio Euro-Toques, ha ufficialmente comunicato la chiusura del suo locale fino al 3 aprile. «Una decisione dolorosa ma credo necessaria».
Pepe in Grani
A seguito del decreto emanato dal Governo, che ha proclamato l'Italia zona protetta, Franco Pepe, titolare di Pepe in Grani a Caiazzo (Ce), ha deciso di spegnere i forni. «Per tutelare i nostri clienti e i ragazzi dello staff - ha detto Pepe - e per ottemperare agli obblighi dell'ultimo decreto, sperando di poter uscire quanto prima da questa emergenza sanitaria, abbiamo deciso per la prima volta nella nostra storia di chiudere temporaneamente Pepe in Frani».
«Per non sprecare tutti i panetti di pane in pasta - ha continuato Franco Pepe - abbiamo deciso di mettere a disposizione di chi ne ha bisogno le nostre materie prime, con il duplice intento di non buttare il cibo e di garantire prodotti freschi e di primissima qualità quando ripartiremo... più forti di prima». L'invito quindi è chiaro: chi volesse prendere una bella pagnotta fragrante, può recarsi dinanzi l'ingresso della pizzeria, per ritirarla, fino ad esaurimento.
Pasticceria Ernst Knam
Il noto maestro cioccolatiere ha annunciato, «nello spirito del decreto del ministero della Salute -ha detto Ernst Knam - al fine di tutelare l'incolumità di clienti, dipendenti e fornitori», la pasticceria e gli uffici rimarranno chiusi dal giorno 12 marzo. La riapertura «non appena le nuove disposizioni lo consentiranno e l'emergenza sarà rientrata».
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Alberto Lupini
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