Locale, etnico, dolce o salato In estate spopola lo street food
Dalle crêpes francesi ai bocadillos spagnoli, fino agli italianissimi arancini e olive ascolane, il cibo di strada è tra i preferiti nella bella stagione, perché appetitoso e facile da consumare . Presente già nell'antico Egitto, oggi lo street food è consumato quotidianamente da 3 miliardi di persone in tutto il mondo
10 luglio 2020 | 01:36
di Vincenzo D’Antonio
Il cibo di strada è tra i preferiti dell'estate
Attualizzando, potremmo individuare la connotazione specifica dello street food nella preparazione e vendita lungo la strada di alimenti pronti per il consumo. Nel viaggiare, lo street food, quello “vero”, rappresenta un primo approccio per immergersi negli usi e costumi, nella cultura materiale diremmo, del Paese che si sta visitando. E ciò sia per i sapori intensi che abbracciano le nostre percezioni sensoriali, sia per lo schietto approccio dei cucinieri venditori che irrorano valori culturali, identitari ed etnici.
La fiamma viva, l’olio bollente, il forno arroventato, lo spiedo sfrigolante: lo street food che si sostanzia e si celebra, il Mediterraneo che contempla e tutto vivifica. Informalità nel servizio, rapidità, prezzo basso, sono le tre caratteristiche che rendono lo street food una delle modalità di consumo più apprezzate in tutto il mondo, arrivando a contare ben circa 3 miliardi di consumatori al giorno. Una piacevole consuetudine per tanti, soprattutto in estate. In accezione estesa, ferme restando e anzi ulteriormente ribadendo le tre suddette caratteristiche, si può intendere street food anche quello erogato da postazioni fisse e non soltanto da food truck e gazebo.
Prima di guardare in casa nostra, effettuiamo una breve panoramica dello street food degli altri Paesi dell’area mediterranea: scopriremo affinità ancor più che differenze, a riprova che il Mediterraneo unisce e non divide.
Dalla Francia, le crêpes
Le crêpes francesi sono delle crespelle che si prestano per essere farcite con condimenti sia dolci che salati e si differenziano in “lisce”, servite con una spolverata di zucchero solamente, o salate alla bretone fatte con grano saraceno. La più famosa, imperdibile per chi ne diviene ghiotto, è la crêpe suzette flambée, bagnata con liquore all’arancia.
Le inconfondibili crêpes francesi
Dai Paesi della Penisola Balcanica, i cevapcici
I cevapcici sono un tipico street food della cucina dei Paesi della penisola balcanica. Si presentano come polpettine di carne di manzo o agnello dalla forma cilindrica; ci sono anche versioni la cui forma è più sferica.
Da Turchia e Albania, il burek
Il burek è una torta ripiena solitamente di carne, formaggio o mele. È lo street food che si offre all’ospite ed è sconveniente non accettare.
Dalla Grecia il souvlaki
Souvlaki è lo spiedino tradizionale dello street food greco: si tratta di spiedini di carne marinati in un’emulsione di olio, succo di limone e aromi. La cottura avviene su griglia.
Dalla Spagna, il boccadillo
Il boccadillo, a ragione è considerato il re dello street food iberico, è uno squisito panino croccante ripieno “a piacere”, Si va dalle carni alle frittate, dai formaggi ai calamari fritti. Tutte gustose le appropriate salse di accompagnamento.
Bocadillos con fritto misto di mare
Dal Portogallo, le pastel de nata
Le pastel de nata, ovvero “paste alla crema”, sono piccole tortine di sfoglia farcite con una crema realizzata con panna e uova. Durante la cottura in forno si crea un goloso strato caramellato che caratterizza questi deliziosi dolcetti lusitani.
Ed eccoci nel nostro Bel Paese. Qui la lista degli street food è ampia e coinvolge tante di quelle tradizioni locali che davvero ancor più che per la ristorazione, è proprio per lo street food che dovremmo parlare di “cucine etniche”. Poniamoci, sapendo che la risposta è ardua, questa domanda: “Quanti ‘food’ sono da considerare ‘street food’ in Italia?” Risposta: “millanta”!
In Costiera Amalfitana, a Cetara, la cui Colatura di Alici è divenuta finalmente Dop, è street food il “cuoppo” con le alici fritte. Alici appena pescate, diliscate, fritte al momento ed al momento servite nel “cuoppo”. I “cuoppi” sono quei coni di carta gialla che assomigliano tanto a delle cornucopie.
A Pozzuoli (Na) nei Campi Flegrei, sono street food, rigorosamente crudi (e doverosamente abbattuti) i frutti di mare.
Nel Salento, a Lecce sono street food i dolci con la pasta di mandorle. Ed è street beverage, il saporito ed energetico bicchierone di latte di mandorla.
Nelle Egadi, a Favignana, è street food il tonno, cucinato al momento ed al momento servito.
A Palermo le panelle, da cui il proverbio pedagogico secondo il quale “mazza e panelle fanno i figli belli, panelle senza mazza fanno i figli pazzi”. A Catania gli arancini dalla forma conica che nella Sicilia occidentale, cambiano genere e forma: sono arancine ed hanno forma sferica.
Gli arancini o arancine di riso, tipiche di Napoli e della Sicilia
A Napoli le arancine sferiche diventano “palle di riso” e si accompagnano ai panzarotti, generose e sontuose crocchette di patate. Sempre a Napoli, il trionfo della pizza a libretto che una volta si pagava ad otto giorni: l’invenzione del credito al consumo e l’espediente per sopravvivere combattendo la fame.
A Genova la sobria farinata di ceci ed a Venezia lo scartoss, trionfo di pesce misto, calamari, gamberi e polenta, tutto ben fritto.
In Abruzzo, gli arrosticini di pecora, che oggi definiamo street food ma che in origine era un cibo da campi al pascolo piuttosto che da strada. Secolare la sua tradizione. I pastori preparavano arrosticini con la carne delle pecore non più produttive o con agnelli castrati e si servivano di spiedi di legno molto appuntiti che ricavavano dalle piante acquatiche raccolte lungo i corsi dei fiumi. Allestivano delle braci con quello che avevano a disposizione e arrostivano la carne.
Ad Ascoli le golose olive all’ascolana. Ad Ariccia, sui Colli Albani ed in tutto il Lazio la lussuriosa porchetta laziale. A Roma, oltre la porchetta sono ancora street food della vera tradizione i filetti di baccalà. E non è il gelato uno street food, tanto vero è che quando è servito in cono o in coppetta lo si definisce “da passeggio”?
Le olive ascolane
La forza dello street food risiede nella robusta schiettezza della tradizione e nella serialità della produzione che è apparentemente semplice e felicemente veloce nel servizio e nel disbrigo. Pur nei suoi adeguamenti, ancor più adesso opportuni nel post pandemia, lo street food è l’autentico evergreen del saporito mangiare quotidiano.
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