La Liguria sfida Speranza: Ristoranti aperti anche se in arancione per San Valentino

Cresce la rabbia e l'insoddisfazione dei gestori che avevano saputo solo poche ore prima che non potevano più lavorare nemmeno a pranzo. Vanno fissate nuove regole distinguendo fra le tipologie di locali

14 febbraio 2021 | 19:23
Molti ristoranti della Riviera ligure di Ponente, soprattutto a Ventimiglia, hanno tenuto aperto nel giorno di San Valentino nonostante l’intera Liguria sia stata collocata in «zona arancione» col divieto di apertura per ristoranti e bar. I locali hanno fatto il pienone, soprattutto da parte dei clienti francesi che, non potendo celebrare la festa degli innamorati in Francia, hanno valicato la frontiera.

Fra i casi c’è quello dello stellato The Cook´ di Vico Falamonica, a Genova. «Avevamo preparato tutto per la festa di San Valentino, anche per questo abbiamo deciso di tenere aperto ha detto lo chef Ivano Ricchebono - qualcuno ha disdetto perché non se la sentiva, altri invece hanno deciso di venire. E abbiamo fatto il sold out». E così hanno fatto molti ristoranti liguri sfidando le multe.



Va ricordato che in Liguria è forte la polemica contro il Ministro Speranza dopo la decisione di chiudere bar e ristoranti nel giorno di San Valentino. Il governatore Giovanni Toti aveva sollecitato - senza successo - un via libera da parte del governo. La Liguria è passato così in zona arancione. E qui scattano le nuove proteste. «Con le dovute misure anticovid si può lavorare sia a pranzo che a cena. Non si può immaginare di bloccare ancora per mesi un settore importante che ha già subito forti cali di fatturato per il crollo del turismo e delle cerimonie». Così ad esempio la posizione del presidente nazionale della Fapi (Federazione autonoma piccole imprese), Gino Sciotto, che ricalca la proposta da tempo fatta da Fipe e Fiepet.

L’apertura dei ristoranti - che è consentita dalle attuali leggi solo a pranzo, in zona gialla - è stata oggetto nelle ultime settimane di richieste e polemiche. Alcune regioni hanno chiesto di poter riaprire la sera, con in testa Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna, alle quali si sono poi aggiunti altri governatori. E il Cts, interpellato, aveva stabilito delle linee guida sulla base del protocollo Fipe-Fiepet, pur sottolineando come la decisone spetta al governo: il 5 marzo scade il Dpcm firmato dall’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte e sarà quindi il nuovo governo in carica a stabilire nuove regole e date.

Ma nel frattempo la situazione sembra cambiare di ora in ora e tutti i protocolli tecnici - da quelli per bar e ristoranti a quelli per lo sci fino alle indicazioni su cinema, teatri, musei, palestre e piscine «dovranno essere modulate in funzione delle condizioni epidemiologiche» come emerge dalla decisioni del Cts. Le scelte finali spettano poi alla politica

Il punto è che il mondo dei pubblici esercizi è allo stremo e l’ultima beffa su San Valentino ha esacerbato gli animi in partyicolare nei confronti del ministro Speranza. Come ha ricordato la Fipe, i ristoratori hanno avuto poco più di 24 ore per adeguarsi al passaggio da zona gialla ad arancione. È urgente e necessario che il nuovo Governo dia seguito a quanto già valutato dal Comitato tecnico scientifico distinguendo fra locali (per lo più bar), dove non è possibile regolare oltre una certa ora in maniera certa gli assembramenti di persone, e ristoranti con solo servizio al tavolo e prenotazione che rispettano distanziamento e tutte le misure di sicurezza.

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Alberto Lupini


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