Lettera-appello di un bar milanese: Non apriamo, servono regole chiare

La titolare del Bar Bistrot Majestic di via Dante chiede regole nuove per affitto, tasse, personale e costi fissi. «A queste condizioni – dice Donia El Ragal – se apro non verrebbe nessuno»

04 maggio 2020 | 07:45
Riaprire ora i locali? Sarebbe da irresponsabili per Donia El Ragal, la cui famiglia gestisce il Bar Bistrot Majestic di via Dante a Milano. Servono regole nuove per regolare affitti, tasse, personale e costi fissi. È quanto ha scritto, rivolgendosi al Governo, in una lettera aperta che ci ha inviato e che pubblichiamo di seguito:

Un tavolino solitario fuori dal Bar Majestic di Milano


Io non voglio aprire

Il governo è l’organismo che assume la responsabilità dell’andamento politico ed economico dello Stato. E allora: prendetevi le vostre responsabilità. Quello che chiediamo sono regole.

Regole per l’affitto.
Lo sapete che io non posso pagare l’affitto per effetto della pandemia. E se non lo sapete, ve lo spiego.

Il valore dell’immobile in locazione viene stabilito in base alla sua posizione. Io per esempio ho il Cafè Bistrot Majestic a Milano in via Dante: capite bene che in questo caso la “rendita di posizione” - cioè il valore aggiunto che a cose normali pago per la posizione centrale - è azzerata. Il centro di Milano in altre parole ha affitti più alti per i bar, ma in questo momento un traffico di persone pari allo zero assoluto. Ora, il proprietario del mio negozio non può pretendere di ricevere l’affitto versato fino a marzo ma se, come nel mio caso, lo fa, voi dovete intervenite.

Regole per le tasse e costi fissi.
Non fatemi pagare tutti i costi fissi come il suolo pubblico, le tasse di pubblicità, insegna, lo smaltimento dei rifiuti, le quote di acqua, gas e luce: la mia attività è chiusa. Non produce. E anche quando riaprirà il fatturato sarà pesantemente ridotto e con esso anche la produzione di rifiuti, l’utilizzo di acqua, di gas, di luce, l’occupazione del suolo pubblico, e le persone che vedranno la mia insegna.

Regole per il personale.
Abbiamo bisogno di una cassa integrazione in deroga a cui accedere con meno artifici burocratici possibili e per una durata adeguata ai reali bisogni legati alla crisi. Perché la mia attività non soccomba quindi, agevolazione per l’affitto, abolizione o riduzione delle tasse relative ai costi fissi e cassa integrazione in deroga, non potranno fermarsi a maggio ma dovranno estendersi fino a fine anno.

Se apro, non verrebbe nessuno.
Ecco, io non voglio riaprire ora perché non verrebbe nessuno, perché sarebbe da irresponsabili: tanti, troppi i morti di questa catastrofe. Non vi chiedo aiuti a fondo perduto, anche se il fondo sto per toccarlo. Piuttosto assumetevi le vostre responsabilità e non chiedete “atti di amore” alle banche. Scrivete regole perché io possa affrontare i costi di gestione della mia impresa in base al fatturato che ne deriva.

Regole che siete in grado di fare quando a pagare sono io. Perché quando arriva un controllo dell’Agenzia delle entrate in base alla convenzione tra Mef/Agenzia, il margine di errore degli accertamenti è del 40,2%. Quindi pago e basta. Poi pago per i piani di controllo Haccp, costo obbligatorio che permette ad ogni realtà ristorativa di monitorare la qualità, pago per i piani di sicurezza e antincendio. Pago per le regole della Guardia di Finanza, della Siae e la lista sarebbe (quasi) infinta.

Se apro, avrei ulteriori costi.
Se dovessi riaprire ora, a questa lunga trafila si aggiungerebbero i costi per le nuove regole sulle sanificazioni, giustamente. E, a quanto pare di capire, dovremmo garantire sempre noi il rispetto delle regole di igiene e distanziamento sociale tra gli avventori - pena forti multe - e la pulizia continua dei servizi igienici.

Ah, infine i miei dipendenti stanno ancora aspettando la Cassa integrazione. Glielo offrite voi il caffè domani?

Donia El Ragal

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