Lavoro, green pass obbligatorio da fine mese? Ristoranti e bar in prima fila

Il Governo prepara la bozza per estendere l'utilizzo della certificazione verde ai lavoratori. A partire dall'Horeca e dalla Pubblica Amministrazione. Testo atteso il 27 settembre-4 ottobre. In settimana, cabina di regia

06 settembre 2021 | 11:38

Il green pass viaggia verso un’ulteriore estensione del suo utilizzo passando dall’obbligo per determinate categorie di lavoratori. A partire da quelli di bar, ristoranti, palestre, piscine, ecc. ossia quelle maggiormente a contatto con il pubblico. Come annunciato dal presidente del Consiglio Mario Draghi, in settimana (forse già il 7 settembre o al più tardi il 9) dovrebbe tenersi la cabina di regia a livello governativo (a cui faranno poi seguito i confronti con Cts, Regioni e parti sociali) per mettere nero su bianco la bozza di un decreto ad hoc che potrebbe essere varato tra il 27 settembre e il 4 ottobre. Prime date utili in linea con quanto annunciato dai vari esponenti della maggioranza, a partire dal ministro alla Pubblica amministrazione Renato Brunetta chiamato a gestire la fine dello smart working e il ritorno dei dipendenti pubblici alla scrivania, e tenendo sotto controllo l'andamento della campagna vaccinale (mancano ancora 3,7 milioni di over 50 all'appello).

 

Coinvolti circa 3 milioni di lavoratori

Gli scogli per arrivare all’obbligatorietà del green pass non mancano. A livello politico, ci sono da superare le resistenze della Lega di Matteo Salvini contraria ad ogni imposizione della certificazione verde. Eppure, ci sono da “sanare” diverse contraddizioni. A partire da quella che prevede l’esibizione del green pass da parte dei clienti per accedere alla sala di un ristorante ma non fa cenno a un reciproco obbligo da parte dei ristoratori e degli operatori. Stessa cosa per bar, palestre, piscine, ecc. I primi correttivi, in tal senso, potrebbero essere introdotti nel corso della conversione in legge del decreto del 6 agosto che prende avvio il 6 settembre alla Camera. Gli effetti coinvolgerebbero una platea di circa 3 milioni di lavoratori:

  • ristorazione (1 milione)
  • trasporti (622mila)
  • attività sportive, culturali e intrattenimento (306mila)
  • a cui aggiungere i “residui” dipendenti Pa (1,218 milioni)

L’estensione dell’obbligo di green pass anche ai professionisti e ai lavoratori dell’Horeca ha trovato diverso spazio sulle pagine di Italia a Tavola. Seguendo quanto proposto da Fipe e Confcommercio in tempi non sospetti, l’idea è quella utilizzare la certificazione verde come un vero e proprio lasciapassare per il ritorno alla normalità. In questo modo, si potrebbe raggiungere un duplice obiettivo: da un lato, trasformare bar, ristoranti e alberghi in delle vere e proprio bolle covid-free; dall’altro, ricostruire quella fiducia necessaria al buon esito del business fra titolare di pubblici esercizi e avventori.

 

 

«La nostra federazione è da sempre a favore dei vaccini e dell’introduzione dell’obbligo di green pass per i dipendenti dei pubblici esercizi. Auspichiamo, anzi, che quest’ultimo sia esteso anche a tutte le altre categorie economiche e che si chiariscano alcuni punti fondamentali. In primis, bisogna riflettere sui tempi di introduzione di tale misura per dare un preavviso congruo e consentire a chi non fosse ancora vaccinato di mettersi in regola, al netto dei tempi tecnici che dipendono dai protocolli sanitari e dalla logistica. Un'imposizione a stretto giro rischierebbe di causare la chiusura di migliaia di esercizi per mancanza di personale», ha sostenuto Fipe in una nota.

«Altra questione assolutamente fondamentale riguarda la gestione di quei dipendenti che decideranno liberamente di non vaccinarsi. Quali saranno le responsabilità e gli obblighi del datore di lavoro? Per questo è nec essario un quadro normativo molto chiaro. La priorità è aiutare gli imprenditori a capire come comportarsi in situazioni del genere, sgravandoli da ulteriori oneri economici, organizzativi e amministrativi», ha concluso l'associazione datoriale.  

 

Dal confronto con le parti sociali, l'estensione della certificazione alle aziende private

Un ragionamento che potrebbe poi essere esteso anche ai dipendenti delle aziende private (e che negli Usa, per esempio, è già in fase avanzata). Su questo, emblematico è il caso delle mense il cui accesso è consentito solo ai dipendenti con green pass. Certificazione che, tuttavia, non è richiesta per entrare nel luogo di lavoro. «È la strada migliore per evitare di tornare a chiusure, lockdown e fermi dell’attività produttiva e sociale», ha affermato nei giorni scorsi il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Su questo, in settimana scatteranno i colloqui tra le varie associazioni di categoria (il primo in agenda è quello del 6 settembre tra Confindustria, Confapi e rappresentanti dei lavoratori), con i sindacati che premono per una soluzione che preveda l’introduzione dell’obbligo vaccinale tout court.

 

 

A prevederlo è l’articolo 32 della Costituzione che, tuttavia, necessita il varo di una legge apposita. Eventualità su cui, in verità, si attende l’evoluzione della campagna vaccinale, ormai prossima all’immunità di gregge, mentre da fine mese dovrebbero scattare le operazioni per la terza dose a fragili e personale medico-ospedaliero. Come affermato dall’epidemiologo dell’Università Statale di Milano, Carlo La Vecchia a Italia a Tavola un bilancio sulla campagna vaccinale potrà essere fatto «fra ottobre e novembre: se il gap (di non vaccinati, ndr) sarà ancora elevato, allora ha senso introdurre l’obbligo vaccinale; anche da un punto di vista medico».

 

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Alberto Lupini


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