La Latteria di Milano rifiuta Madonna dopo Trump: «Qui non si prenota»
La cantante americana non sapeva che i proprietari santificano la domenica, tradizionale giorno di chiusura. A nulla sono valse le chiamate e le proteste dell'entourage della cantante. La porta, per lei, è rimasta chiusa
La Latteria, storica trattoria di Milano in zona Brera, il 22 dicembre chiuderà i battenti, forse per sempre, dopo ben 50 anni di attività. E per mezzo secolo il locale gestito da Arturo e Maria Maggi ha sempre rispettato una regola ossia quella di non accettare prenotazioni. Un criterio che vale per tutti, anche per uno degli uomini più ricchi e potenti del nostro pianeta come Donald Trump (rifiutato una decina di anni fa) o per la popstar più amata di sempre, Madonna, che domenica scorsa, 26 novembre, dopo la due giorni di concerti al Forum di Assago, si è vista "rimbalzata" dal locale meneghino.
La Latteria e il no a Madonna, i proprietari: «Dieci anni fa abbiamo respinto anche Donald Trump»
La cantante americana, infatti, non sapeva che i coniugi Maggi santificano la domenica, tradizionale giorno di chiusura. A nulla sono valse le chiamate e le proteste dell'entourage della cantante. La porta, per lei, è rimasta chiusa.
«E non è l'unico personaggio famoso che non è riuscito a mangiare da noi» hanno ricordato Arturo e Maria Maggi. «Una decina di anni fa abbiamo respinto anche Donald Trump. Non era ancora presidente degli Stati Uniti, ma un magnate americano. Una persona del suo staff voleva prenotare il locale per lui, ma non accettiamo prenotazioni. E Trump non voleva certo aspettare il suo turno sul marciapiede».
La Latteria verso la chiusura, i proprietari: «Attività che funziona, non bisognerebbe stravolgerla»
Se è certo che a La Latteria bisogna rispettare le regole, è altrettanto incerto il futuro dello stesso locale: i figli dei proprietari, infatti, non sembrano intenzionati a raccogliere l'eredità. «Non è tanto mettersi d'accordo sulla cifra - hanno spiegato i proprietari - quanto sulle intenzioni di chi entrerà. Questa è un'attività che funziona, sarebbe intelligente non stravolgerla». Insomma, le sorti del «miglior locale per un pranzo a Milano», come disse un critico gastronomico del New York Times anni addietro, sono ancora da definire.
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Alberto Lupini
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