Latte e formaggi, il Consiglio di Stato toglie il segreto sulle aziende straniere

Da oggi è possibile conoscere il nome delle aziende che importano latticini dall’estero. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato con un pronunciamento sull’accesso ai dati dei flussi commerciali di latte e prodotti caseari . Soddisfazione è stata espressa dalla Coldiretti, che chiedeva più trasparenza

07 marzo 2019 | 10:25
Si tratta di un importante passo avanti sul fronte della sicurezza alimentare; fino ad ora i dati, detenuti dal ministero della Salute, non potevano essere trasmessi né resi noti. Per l’associazione dei coltivatori, che aveva più volte sollecitato il pronunciamento, è un risultato storico, anche dopo la richiesta avanzata proprio al Ministero della Salute. Una sorta di stop all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per italiani, ma anche un modo per consentire interventi più tempestivi in caso di allarmi alimentari che provocano gravi turbative sul mercato ed ansia e preoccupazione nei consumatori, a fronte all’impossibilità di conoscere la provenienza degli alimenti coinvolti.



Nel 2018 in Italia è infatti scoppiato più di un allarme alimentare al giorno per un totale di ben 398 notifiche inviate all’Unione Europea tra le quali solo 70 (17%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, mentre 194 provenivano da altri Paesi dell’Unione Europea (49%) e 134 da Paesi extracomunitari (34%). In altre parole oltre quattro prodotti su cinque pericolosi per la sicurezza alimentare arrivano dall’estero (83%). In questi casi le maggiori preoccupazioni sono proprio determinate dalla difficoltà di individuare e rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio generando un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi e che spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro.

Fino ad oggi una complessa normativa doganale ha impedito l’accessibilità dei dati sulle importazioni, senza significative ragioni legate alla tutela della riservatezza, in una situazione in cui contiene materie prime straniere circa un terzo (33 per cento) della produzione totale dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, all’insaputa dei consumatori e a danno delle aziende agricole. Una mancanza di trasparenza che ha favorito anche il verificarsi di inganni a danno di prodotti simbolo del Made in Italy, ma anche aumentato i rischi di frodi con le notizie di reato nel settore agroalimentare che hanno fatto registrare un balzo del 59% sulla base di una analisi Coldiretti dei risultati operativi degli oltre 54mila controlli effettuati dall’Ispettorato Centrale Repressione Frodi nel 2018.



Con il pronunciamento di ieri del Consiglio di Stato, d’ora in poi sarà finalmente possibile per motivate ragioni chiedere al ministero della Salute da dove viene il latte impiegato in yogurt, latticini o formaggi di una determinata marca. E già la Coldiretti guarda avanti: lo stesso principio, secondo l’associazione, dovrebbe valere infatti anche per la provenienza della frutta in succhi e marmellate o della carne impiegata nei salumi.
 
«L’eliminazione del “segreto di Stato” sulle informazioni che attengono alla salute ed alla sicurezza di tutti i cittadini - secondo la Coldiretti - realizza una condizione di piena legalità diretta a consentire lo sviluppo di filiere agricole tutte italiane che sono ostacolate dalla concorrenza sleale di imprese straniere e nazionali che, attraverso marchi, segni distintivi e pubblicità, si appropriano illegittimamente dell’identità italiana dei prodotti agroalimentari».

Ettore Prandini

«Un obiettivo storico che siamo stati costretti a raggiungere con l’intervento della Magistratura a causa dell’assenza colpevole per molti anni della Politica che reagisce solo di fronte agli attacchi», ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, che ora chiede al ministro della Salute Giulia Grillo di «definire, in tempi brevi, le modalità attraverso cui saranno rese disponibili le informazioni relative alla provenienza dei prodotti agro-alimentari a soggetti che dimostrino un legittimo interesse all’utilizzo di tali dati».

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Alberto Lupini


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