L'Umbria tenta il rilancio con tartufo, ospitalità diffusa e riconoscimenti Unesco

Durante la tavola rotonda del 28 agosto, "Tartufo e Dieta Mediterranea. Nuova normalità e opportunità per l’Umbria", si è fatto il punto sulle potenzialità della Regione. Necessari investimenti, marketing e tecnologia

30 agosto 2021 | 11:34
di Vincenzo D’Antonio

Quei middle check-point che, a prepararli bene, a crederci, sono molto utili. Mettono in condizione soggetti dirigenti, strutture pubbliche e private di fornire e al contempo acquisire spunti di riflessione. Nel caso di specie, di notevole interesse è stata la tavola rotonda svoltasi il 28 agosto a Campello sul Clitunno: “Tartufo e Dieta Mediterranea. Nuova normalità e opportunità per l’Umbria”. Si è trattato di porre a fattor comune una serie di elementi chiave per il riposizionamento strategico del turismo in Umbria.

 

Dieta Mediterranea protagonista anche sugli Appennini

Primo elemento: la Dieta Mediterranea. Si scardina l’idea errata che la Dieta Mediterranea sia appannaggio delle località costiere. L’Umbria è a pieno titolo autrice e attrice della Dieta Mediterranea per quanto il suo generoso territorio ha coltivazioni cerealicole, ha la vite e soprattutto e più di tutto, ha l’olivo. E, da quest’ultimo, in tutta ovvietà, l’olio extravergine di oliva. E l’Umbria ha una sua propria Dop: Olio extravergine di oliva Umbria Dop.

 

 

Verso il riconoscimento Unesco per la Fascia Olivata

Pertanto, per una Dieta Mediterranea patrimonio Unesco da undici anni, una candidatura a esito nel termine medio si prospetta ed è quella inerente alla Fascia Olivata (secondo elemento) di cui hanno trattato con ragguardevole competenza e ammirevole vision Bernardino Sperandio, sindaco di Trevi, presidente Unione dei Comuni “Terre dell’Olio e del Sagrantino”, referente per la “Fascia Olivata Assisi-Spoleto” (di cui Trevi è comune capofila) e Maurizio Calisti, sindaco di Campello sul Clitunno. La Fascia Olivata si candida a Patrimonio Unesco come bene culturale dell’Umanità. Già conseguiti due riconoscimenti: dal Mipaaf quale “Paesaggio rurale e storico” e dalla Fao quale “Sistema agricolo di importanza mondiale”. Parliamo di 9mila ettari (9mila campi di calcio) per una lunghezza di 60km da Spoleto (Campello sul Clitunno, Trevi, Foligno, Spello) ad Assisi.

 

Tartufo protagonista grazie a marketing e tecnologia

Per un riconoscimento Unesco il cui esito è nel termine breve, ve ne è un altro imminente (terzo elemento): “Cerca & Cavatura del tartufo in Italia, conoscenze e pratiche tradizionali”. Ne hanno piacevolmente raccontato Michele Boscagli, presidente dell’Associazione Nazionale "Città del Tartufo" e Antonella Brancadoro, direttrice dell’Associazione Nazionale “Città del Tartufo”. Gli elementi critici nella situazione attuale della tartuficoltura sono la disponibilità del tartufo in tutte le stagioni, con contestuale valorizzandone della qualità.

L’obiettivo, di per sé ardimentoso, ha sua percorribilità posto che ci si avvalga di un duplice supporto: tecnologico e marketing. La valorizzazione della qualità, difatti, non può prescindere da una rintracciabilità e quindi trasparenza di filiera mediante blockchain. Il supporto marketing abilita un turismo del tartufo che vada oltre il suo consumo al ristorante, inserendosi coerentemente alla candidatura Unesco, verso un’esperienza di cavatura del tartufo.

 

La ripresa della filiera turistica e il ruolo dei borghi

Arreca contributo per la valutazione della situazione corrente del turismo in Umbria, trend della domanda e caratteristiche dell’offerta, Vincenzo Naschi, patron del Relais Borgo Campello.

Oggi ci si rimette in gioco per affrontare una ripartenza in seguito alla pandemia che ha colpito anche il settore del turismo. Lo scenario attuale della domanda turistica chiede distanziamento, spazio, sicurezza e natura. A fronte di ciò, tre sono le carenze infrastrutturali vistose: la rete dei trasporti, la rete telematica con l’assenza della 5G banda larga, l’incompiuta metanizzazione. Siamo nell’Appennino ed è nell’Appennino che si gioca la “transizione ecologica” dell’Italia, il suo procedere verso la green economy.

Molte aziende continueranno le pratiche di smart working iniziate con la pandemia anche dopo che l’emergenza sanitaria sarà finita. Naturalmente tutto questo implica un ripensamento della cultura del lavoro fino a oggi dominante, a favore di una nuova cultura basata non sulla presenza in un luogo fisico ma sull’importanza degli obiettivi e dei risultati. In breve, si sta passando dalla manodopera a mentedopera. Attenzione allora all’attrattiva dello smart working nei borghi umbri.

Ma lo sviluppo dei borghi non sarà affatto automatico. Piuttosto, dipenderà dall’impegno degli organi pubblici, dalla volontà dei residenti, dalle competenze messe a disposizione e da una strategia che punti a trasformare il borgo in territorio ameno, valorizzando le risorse materiali e immateriali del territorio. Il mercato dei viaggi online cresce esponenzialmente in tutto il mondo. E noi siamo qui con la sclerosi della classificazione delle strutture alberghiere mediante le stelle (da 1 a 5), quando oramai i driver di scelta sono dati dalle opinioni dei clienti; siamo nella cosiddetta reputation economy.

Il Pnrr è strumento importante e imprescindibile ai fini delle nuove tendenze del turismo in Umbria. Si pensi all’Investimento 2.1: Attrattività dei borghi e, ponendosi obiettivo di termine lungo, Investimento 4.3: Caput Mundi-Next Generation Ee per grandi eventi turistici. Anno 2025, anno giubilare. Lontano nel tempo? No, se si tratta di cogliere efficacemente questa fondamentale opportunità.

 

La Regione ha dato avvio al rebranding

La Regione Umbria è stata assente. Peccato! Una domanda la si sarebbe posta volentieri ai governanti la regione: «Quanto ha bisogno l’Italia dell’Umbria?». La domanda permane e nella digital society, una risposta autorevole è sempre possibile darla ed è sempre interessante e piacevole riceverla.

La Regione Umbria ha aperto una gara per selezionare un partner a cui affidare l’elaborazione di una strategia complessiva di brand identity e brand strategy della Regione, a partire della realizzazione di un nuovo marchio “ombrello” fino alla progettazione e gestione di tutte le attività di comunicazione connesse.  L’incarico va dunque dalla progettazione di un nuovo logotìpo e alla reinterpretazione del payoff “Umbria cuore verde d’Italia” fino alla progettazione e gestione delle attività di lancio e valorizzazione della nuova identità. Iniziativa commendevole. E un’idea di reinterpretazione del payoff già ci sarebbe: “Umbria cuore verde del Mediterraneo”.

 

 


 

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