L'inflazione sulle tavole degli italiani, una stangata da 564 euro a famiglia

La crescita continua dei prezzi dei beni alimentari costerà alle famiglie 654 euro in più rispetto all'anno precedente. L'esborso maggiore per pagare pane, pasta e riso: +115 euro. A seguire carne (+98) e verdure (+81)

10 agosto 2022 | 11:50

Il balzo dell’inflazione costerà alle famiglie italiane 564 euro in più solo per la tavola nel 2022, a causa del mix esplosivo dell’aumento dei costi energetici legato alla guerra in Ucraina e del taglio dei raccolti per la siccità. È quanto stima Coldiretti in occasione della diffusione dei nuovi dati Istat sull’inflazione a luglio, che evidenziano un aumento del 10% per i beni alimentari e le bevande analcoliche che trainano i rincari nel carrello della spesa rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, registrando un balzo che non si osservava da settembre 1984.

 

L'inflazione non si ferma: ecco tutti i rincari dei beni alimentari

I prezzi della frutta fresca o refrigerata aumentano su base annua del +8,8% - continua Coldiretti - mentre quelli dei vegetali freschi o refrigerati del +12,2% anche a causa dell'andamento climatico anomalo che ha favorito anche le speculazioni come nel caso dell’uva da tavola in Puglia, pagata agli agricoltori 0,50 euro al chilogrammo per poi essere venduta al supermercato a cifre fino a 4 euro.

La categoria per la quale gli italiani spenderanno complessivamente di più è però pane, pasta e riso, con un esborso aggiuntivo di quasi 115 euro – sottolinea Coldiretti - e precede sul podio carne e salumi che costeranno 98 euro in più rispetto al 2021 e le verdure (+81 euro). Seguono latte, formaggi e uova con +71 euro e il pesce con +49 euro, davanti a frutta e oli, burro e grassi.

L'inflazione mette in crisi anche le aziende agricole 

«Se i prezzi per le famiglie corrono l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne - denuncia la Coldiretti - dove più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea. In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio».

A spingere i rincari è però anche l’aumento della dipendenza alimentare dall’estero è il fatto che nel 2022 le importazioni di prodotti agroalimentari dell’estero, dal grano per il pane al mais per l’alimentazione degli animali, sono cresciute in valore di quasi un terzo (+29%), aprendo la strada anche al rischio di un pericoloso abbassamento degli standard di qualità e di sicurezza alimentare, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi cinque mesi dell’anno.

 

 

La proposta per salvare le aziende agricole dalla crisi: «Servono accordi di filiera»

Per Coldiretti per uscire dalla crisi e salvare le aziende agricole in difficoltà è necessario fare rete. «Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni», afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che «nell’immediato bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro. In questo contesto è importante - conclude Prandini - l’apertura del Governo alla nostra proposta sulla defiscalizzazione del costo del lavoro».

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Alberto Lupini


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