L'inflazione non preoccupa, ma a Natale gli italiani spenderanno di più
Il balzo dei prezzi può generare perdite in mancati consumi pari a 5,3 miliardi di euro nel quarto trimestre del 2021 secondo Confcommercio. Non a caso i discount volano: +6,5% in valore rispetto al 2020
Inflazione, c’è o non c’è? Sicuramente non preoccupa. Almeno nel lungo periodo. A sottolinearlo è un approfondimento dell’Ufficio studi di Confcommercio che ha provato a simulare l’impatto a dell’aumento dei prezzi sui consumi delle famiglie italiane con ripercussioni a breve termine riscontrabili anche nell'ultima parte dell'anno in corso.
Con un fiammata dei prezzi fino a 5,3 miliardi di euro in mancata spesa
Il periodo considerato è il quarto trimestre 2021 (ossia gli ultimi tre mesi dell’anno). Nel caso in cui i prezzi crescessero spinti da un’inflazione al 3% allora la spesa reale si ridurrebbe di circa 2,7 miliardi di euro. Nel caso in cui l’inflazione salisse maggiormente, al 4%, la perdita finirebbe per essere pari a 5,3 miliari di di euro di mancata spesa.
Nel 70% dei casi, «le perdite stimate sono dovute a immediate riduzioni di potere d’acquisto del reddito disponibile; per la restante parte al minore potere d’acquisto della ricchezza finanziaria detenuta in forma di liquidità e, quindi, non protetta dall’inflazione inattesa», si legge nella nota di commento. Effetti che si scaricheranno a catena sulle famiglie in cui, peraltro, dopo il picco del Covid e gli annunciati balzelli di luce e gas, è già in corso una riorganizzazione della spesa. Risultato? «Non si possono trascurare neppure conseguenze più rilevanti per l’anno 2022, anche in termini di crescita economica, negativamente influenzata da una minore domanda reale di consumo», conclude l’Ufficio studi di Confcommercio.
Corsa al discount
Fatto sta che qualche tendenza legata all’eventuale aumento dei prezzi è già in atto. Soprattutto in ambito alimentare. Come riportato dalla Coldiretti, infatti, il caro prezzi legato alle conseguenze economiche della pandemia sta facendo volare gli acquisti di cibo low cost con i discount che mettono a segno un +6,5% nelle vendite in valore nel 2021 rispetto all’anno precedente. «Il risultato dei discount - sottolinea la Coldiretti - evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo e su beni essenziali come cibi e bevande, nel tempo del Covid. Gli aumenti record delle quotazioni per i prodotti energetici e le materie prime si riflettono, infatti, sui costi di produzione del cibo ma anche su quelli di confezionamento, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi».
L'allarme del Codacons: Natale più caro
Il quarto trimestre coincide anche con l'avvicinamento al Natale. Data che, secondo il Codacons costerà più dello scorso anno. Solo per il tradizionale cenone e pranzo di Natale le famiglie si ritroverebbero a spendere circa 100 milioni di euro in più rispetto al 2019 (+4%) con una spesa di 922 milioni per pesci, carni e salumi (+2,5%), 436 per vino e bevande (+1,5%), 493 per ortaggi, frutta fresca e secca (+2,7%); 330 per pandori, panettoni e dolci lievitati (+10); 220 per pasta e pane (+10%).
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Alberto Lupini
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