L’industria crolla senza il turismo. A maggio si torna al ristorante. A cena anche nelle zone gialle?

Ecco il calendario delle previste aperture, sempre che i contagi diminuiscano. In zona gialla i locali lavoreranno anche a cena? Teatri e palestre a seguire . Mercoledì il direttivo in piazza della Fipe. Confindustria spinge per riaprire ristoranti e hotel: con le loro chiusure il Pil è crollato di 3 punti.

12 aprile 2021 | 05:00
di Alberto Lupini
L’ultimo allarme è degli industriali: se non mettiamo in sicurezza il turismo estivo, altro che ripresa, rischiamo di avere un crollo del Pil oggi di dimensioni incalcolabile. A scendere in campo è stato anche il presidente di Confidustria, Carlo Bonomi, che senza mezzi termini chiede di «ripensare in fretta le politiche per il turismo», bocciando con poche parole tutto quanto è stato fatto o immaginato finora. Ma a questo punto che cosa bisogna fare? E soprattutto qual è il calendario che ci dobbiamo attendere?

Cerchiamo di vedere insieme una road map che potrebbe prevedere, a partire da maggio, prima l’apertura dei ristoranti nelle zone bianche e anche a cena, si spera, in zona gialla e almeno a pranzo in quella arancione, e poi, via via, cinema e palestre, ribaltando un po’ le priorità che, in modo sconsiderato e sbagliando clamorosamente le date, avevano fissato i Ministri Franceschini e Speranza.

Senza lo sprint del turismo d’estate, l’economia si blocca

Se non riparte il “brand Italia” crolla tutta l’economia

Col turismo fermo, perso il 3% del Pil

L’ipotesi delle aperture per comparti: priorità ai ristoranti

Solo il 23 aprile qualche decisione col nuovo decreto

Ristoranti e bar: favoriti quelli con spazi ampi o all’aperto

Cinema e musei appena dopo e con mascherina Fp2

Le palestre resterebbero in coda

Alla domanda principale sulla “data” nessuno si azzarda però oggi a dare una risposta e il “problema data” resta più che mail il problema dei problemi. In un Paese “normale” ci si potrebbe aspettare almeno una qualche indicazione a breve visto che mercoledì, in una piazza vicina al Parlamento, ci sarà il direttivo “open air” della più importante organizzazione dei pubblici esercizi (la Fipe) dedicato proprio al tema del riavvio del lavoro per bar e ristoranti. Ma è quasi sicuro che da Palazzo Chigi e dai diversi Ministeri non uscirà alcuna indicazione.


Senza lo sprint del turismo d’estate, l’economia si blocca

A maggior ragione è più che mai importante l’intervento del leader degli industriali, perché rafforza la posizione del mondo dei servizi e ne conferma la centralità per tutta la nostra economia. Per fine anno, avverte non a caso il leader degli industriali, non ci sarà una vera crescita (il Pil aumenterà del 4,1% dopo il crollo dell’8,9% del 2020) se andrà male il trimestre estivo. Come dire che se non cesserà il blocco per legge all’attività di ristoranti e hotel rischiamo di andare tutti a picco.

Se non riparte il “brand Italia” crolla tutta l’economia

Il ragionamento di Bonomi è molto pratico. A lui non interessa tanto il lavoro di ristoranti e hotel (anche se una parte di questi ultimi fa capo ad una sua federazione), quanto tutto ciò che gira attorno a questo mondo (dai trasporti ai fornitori) e più in generale al “brand Italia” che proprio nel turismo e nell’accoglienza ha uno dei suoi tratti distintivi e di forza a livello mondiale. Da qui l'imperativo categorico perchè lavorino tutti, a vantaggio di tutti.

E la prima leva da attivare per rimettere in moto il turismo è, ovviamente, la campagna vaccinale. Aree covid-free e passaporto vaccinale sono gli strumenti che ne seguono immediatamente e che possono ridare speranze per imprese che da sole valgono con l’indotto il 13% del Pil e il 14% degli occupati. Valori in realtà molto più alti se consideriamo anche tutta la filiera agroalimentare e il mondo del tempo libero e della cultura, che sono fermi, come ristoranti, bar od hotel.

Col turismo fermo, perso il 3% del Pil

Il solo turismo è stato letteralmente devastato dal covid: -60% di fatturato, -53% di prenotazioni alberghiere, -51% di presenze e 192 milioni di turisti come evaporati. Dei quasi 9 punti di Pil persi l’anno scorso 3 vengono da questo disastro. Ed è da qui che si deve ripartire come priorità su tutto, anche se non sarà possibile tornare ai livelli pre covid prima del 2023 o del 2024…

«Meglio sbrigarsi – dice Bonomi - per recuperare i ritardi nelle infrastrutture di trasporto e digitali e nella promozione», così da agganciare la ripartenza. Priorità ben presenti al premier Draghi che, sull’esempio di Spagna e Grecia, ha annunciato di voler studiare il meccanismo del passaporto vaccinale per favorire gli afflussi in sicurezza in fretta».

L’ipotesi delle aperture per comparti: priorità ai ristoranti

Fin qui Confindustria e Fipe, ma alla fine cosa succederà? Secondo le ipotesi di fonte Cts è possibile che a questo punto i ristoranti possano essere rimessi gradualmente in pista secondo le tempistiche che Speranza e Franceschini avevano sempre escluso. Prima cioè delle altre attività. Anche perché se così non fosse, oggi come oggi si rischierebbe davvero uno scontro sociale dalle conseguenze imprevedibili. E nessuno se lo può permettere.

Da maggio – sempre che il tasso di contagi continui a calare - dovrebbero quindi riaprire i ristoranti nelle zone bianche, ma anche a cena oltre che pranzo  in quelle gialle (sia pure con orari ridotti) e a pranzo in quelle arancione. Poi dovrebbe essere la volta di cinema e teatri, dei musei e delle palestre, sia pure con numeri ridotti.

Solo il 23 aprile qualche decisione col nuovo decreto

A questo puntano tutte le associazioni imprenditoriali, il centro destra ed i centristi, ed è difficile che la linea del blocco di Speranza possa reggere ancora. Se ne riparlerà comunque solo attorno al 20 aprile sui dati dei bollettini. In campo c’è anche la questione delle isole che vorrebbero essere dichiarate covid-free, ma sembra impossibile, stante la vergognosa gestione delle vaccinazioni, che Sicilia o Sardegna, possano raggiungere questo risultato viste le prove negative che stanno dando. Sulla base dei dati aggiornati al 23 aprile si scriverà un nuovo decreto fissando un percorso per le riaperture che dovranno comunque essere «graduali». E soprattutto dovranno tenere conto delle nuove linee guida che si stanno mettendo a punto per evitare che l’aumento degli spostamenti e i contatti troppo ravvicinati facciano rapidamente risalire la curva dei contagi. Il tutto magari sulla base di prenotazioni online obbligatorie.  


Ristoranti e bar: favoriti quelli con spazi ampi o all’aperto

In cima alla lista delle attività da far ripartire ci sono i ristoranti. Come abbiamo più volte ricordato il progetto della Fipe prevede di consentire la riapertura a cena anche in zona gialla, magari con un orario ridotto almeno nella prima fase, favorendo quei locali che hanno uno spazio esterno, con la sospensione della tassa per l’occupazione di suolo pubblico, o ampie superfici al chiuso. Subito dopo toccherà ai bar, anche in questo caso con alcune limitazioni in particolare per quanto riguarda la consumazione in piedi. Questo sempre che si allentino le regole dei colori...

Cinema e musei appena dopo e con mascherina Fp2

Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, che già ha incassato la smentita dei fatti al suo progetto di riaprire, sta tentando di accelerare i tempi per gli spettacoli, ma il nuovo Cts pare voler andare un po’ coi piedi di piombo. Franceschini vorrebbe poter aumentare il numero di ingressi nelle sale a condizione che si indossi una mascherina Fp2 per la durata dello spettacolo (ma chi può garantirlo?) e un tampone effettuato nelle 48 ore precedenti. Via libera ovviamente ai vaccinati.


Le palestre resterebbero in coda

Ovviamente anche i gestori di palestre e piscine spingono per poter riaprire. I protocolli sono stati rafforzati e almeno per i primi tempi si pensa solo a presenze per lezioni (anche di gruppo), sempre con distanziamento e senza utilizzare gli spogliatoi (il che per le piscine resta un po’ un mistero…). Più difficile pensare nel breve periodo alla riattivazione dei giochi di squadra, anche se all’aperto, per l’impossibilità di evitare i contatti.

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