Per via delle restrizioni anti-Covid che ancora persistono gli italiani quest’anno hanno scelto di restare prevalentemente in Italia: il 33% degli italiani è restato addirittura all'interno della propria regione e solo il 6% prevede di andare all'estero. 13 milioni gli italiani che ad agosto hanno viaggiato rimanendo nei confini nazionali, tre milioni in più rispetto al 2019 e 2,4 milioni sull'agosto 2020. Ma restare in Italia non significa, accontentarsi, anzi.
Basta spostarsi di poco per trovare altri usi, altri costumi, altri sapori, altre culture per via di quella storia italica che nel corso della storia si è arricchita di diversità. E la cucina è una delle voci che più caratterizza ogni luogo, tanto che i turisti scelgono sempre di più una destinazione informandosi prima delle tipicità enogastronomiche del territorio.
Il 78% degli italiani sceglie cibi tipici in vacanza
Una tendenza in atto ormai da qualche tempo, confermata da una analisi Coldiretti/Ixè per l’estate 2021 la quale evidenzia che circa quattro italiani su cinque (78%) in vacanza lontano da casa preferiscono consumare prodotti tipici del posto a chilometro zero per conoscere le realtà enogastronomiche del luogo in cui si trovano. Appena il 15% dei vacanzieri ricerca anche in villeggiatura i sapori di casa propria mentre una netta minoranza (5%) si affida alla cucina internazionale un 2% prova altre esperienze nel piatto.
L'enoturismo italiano leader mondiale
Poi c’è tutta la fetta di turisti stranieri, quest’anno in crescita grazie al green pass europeo: circa 34,8 i milioni di pernottamenti di stranieri nei tre mesi giugno-luglio-agosto: sono le stime di Cst - centro studi turistici di Firenze e Assoturismo Confesercenti. Il dato è in aumento sui 28 milioni di pernottamenti circa della scorsa estate ma nel 2019 superavano i 100 milioni, quindi ancora decisamente sotto ai livelli pre-Covid. Gli stranieri riconoscono la leadership della ristorazione italiana, ma anche nel campo dell’enoturismo: per l’Italia il potere attrattivo è tale da generare ricerche e prenotazioni di hotel in un raggio di 800 km (dati Sojern).
I turisti cercano l'esperienza
Come detto la tendenza è in atto da un po’ di tempo. Nell’ultimo rapporto sul turismo enogastronomico curato da Roberta Garibaldi è evidenziato i turisti italiani hanno riscoperto l’Italia con una voglia di approfondire la conoscenza del patrimonio di sapori territoriali. Le località di mare sono diventate la porta di accesso per partecipare a esperienze enogastronomiche memorabili nell’entroterra (53% dei turisti enogastronomici) e la voglia di vivere all’aria aperta ha spinto i viaggiatori alla ricerca di sistemazioni come agriturismi (l’86% ha intenzione di alloggiarvi) e relais di campagna (59%), con una ricerca di soluzioni innovative, tra cui spiccano alberghi a tema cibo-vino (56%), glamping (29%) e case sugli alberi (32%). Interessante il dato secondo cui l’80% degli intervistati si aspetta una prima colazione a base dei prodotti del luogo.
Tra le regioni italiane, svetta la Sicilia come meta enogastronomica più desiderata seguita dall’Emilia-Romagna, dalla Campania e a seguire da Puglia e Toscana. La città preferita dai turisti enogastronomici italiani è Napoli, che precede Bologna, seguita da Palermo per gli italiani in generale e da Roma per i turisti enogastronomici. Per quanto riguarda, invece, i Paesi stranieri la migliore destinazione dal punto di vista enogastronomico è risultata la Spagna, seguita dalla Francia e poi dalla Grecia. Come città, Parigi si guadagna la prima posizione davanti alle città spagnole di Barcellona e Madrid.
Garibaldi: Fenomeno in crescita dal 2016
La stessa Roberta Garibaldi, in fase di presentazione, aveva detto: «La crescita del fenomeno enogastronomico è costante: se nel 2016 soltanto il 21% degli intervistati aveva svolto almeno un viaggio con principale motivazione legata a quest’ambito nei tre anni precedenti, per poi salire al 30% del 2018 e al 45% del 2019, con l’analisi 2021 la percentuale è cresciuta fino al 55%. L’impatto della crisi innescata dal Covid pesa sul numero di esperienze fruite che diminuiscono in media del 27% rispetto 2019 e sul potere di spesa (il 31% afferma di aver destinato un budget inferiore rispetto al 2019, mentre il 27% dispone di maggiori risorse). Se la pandemia ha frenato la possibilità di vivere esperienze, la globalità dei dati ci mostra una crescente attenzione al tema enogastronomico e anche un nuovo profilo del turista».
Il 22% degli italiani sceglie un viaggio a seconda del luogo
L’analisi di Coldiretti rileva che per questa estate il cibo rappresenta per quasi il 22% degli italiani la principale motivazione di scelta del luogo di villeggiatura, mentre per un altro 56% costituisce uno dei criteri su cui basare la propria preferenza. Solo un 4% dichiara di non prenderlo per niente in esame. Del resto, come detto, l’Italia offre una tale diversificazione dell’offerta che anche spostarsi di pochi chilometri può garantire esperienze mai provate prima.
L'offerta enogastronomica italiana
Il Belpaese dispone di 316 specialità ad indicazione geografica riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5266 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 80mila operatori biologici e la più grande rete mondiale di mercati di agricoltori e fattorie con Campagna Amica. Quasi sei italiani su dieci (59%) in vacanza in Italia al mare, in montagna o nel verde durante l’estate 2021 hanno infatti scelto di visitare frantoi, malghe, cantine, aziende, agriturismi o mercati degli agricoltori per acquistare prodotti locali direttamente dai produttori, ottimizzare il rapporto prezzo/qualità e portarsi a casa un pezzo di storia della tradizione italiana a tavola.
Un terzo della spesa per il cibo
Il risultato è che il cibo nel tempo del Covid è diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Italia con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche.
Food selfie doveroso, il 19% dei turisti non ci rinuncia
Ed è proprio qui che si verifica un fenomeno in più, in grado di generare interesse: le attività sui social. L’indagine Coldiretti/Ikè rileva che l’enogastronomia vince anche tra i selfie, con il 19% dei turisti che ha postato sui social fotografie dei piatti consumati al ristorante o preparati in cucina durante le vacanze estive. Un importante momento di socializzazione che si traduce in vere e proprie sfide del gusto a colpi di immagini dell’ultima prelibatezza sfornata o del piatto curioso ordinato in vacanza che viaggiano in rete e diventano oggetto di animate discussioni tra parenti e amici.
L'esperta: I ristoratori devono essere sui social
«Dalle ultime indagini - spiega Nicoletta Polliotto, esperta di social marketing - si rileva che il food selfie sta crescendo nel gradimento degli utenti, superando addirittura il selfie classico. Per food selfie si intende la foto di un piatto che ritragga anche una parte del corpo dell’utente mentre il selfie classico il viso di una o più persone. Il food selfie di ultima generazione non necessita più di mostrare il volto dell'autore dello scatto, basta una mano, insieme al piatto, vero protagonista».
«Questo perché - prosegue - si dà per assodato che sul proprio profilo si postino solo fotografie scattate in prima persona. In particolare, a tirare più di ogni altro piatto c’è la pizza (come abbiamo raccontato in questo articolo ndr.) che in quanto ad hastag presenta numeri vertiginosi. Oltre al food selfie continua ad essere apprezzato molto lo scatto del piatto singolo ed è su questo che i ristoratori dovrebbero lavorare: proporre un impiattamento instagrammabile non può che portare ai tavoli più gente, oggi un ristorante esiste se è presente sui social, se sui social se ne parla, se sui social è condiviso. Anche perché, soprattutto i giovani, scelgono un locale piuttosto che un altro seguendo i consigli degli influencer».
Una spinta forte al food sui social è stata data da Tik Tok, il social più in voga del momento che coinvolge soprattutto i giovanissimi, la Generazione Z:
«Su Tik Tok il cibo è protagonista - spiega Polliotto - e riacquista la sua componente giocosa e ludica. Nei video Brevi (anche i reels su Instagram) la persona torna protagonista, con movimenti, passi a ritmo di musica e questo è molto gradito dai giovanissimi. Per questo dico ancora ai ristoratori che dovrebbero seguire questi fenomeni, assecondarli, prenderne spunto perché in questo modo conoscono la loro audience, parlando lo stesso linguaggio e calibrando al meglio la propria offerta».
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Alberto Lupini
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