Fino agli Anni '50 Bardolino era un centro di pescatori e contadini, adagiato sulla sponda veneta del Lago di Garda. Una posizione invidiabile, che nel tempo gli ha permesso di trasformarsi da piccolo borgo lacustre a meta turistica. Ora, però, questo privilegio sta portando con sé anche delle complessità che nell'ultimo periodo si sono acuite. Secondo quanto racconta L'Arena, citando una ricerca dell'Università Ca' Foscari di Venezia, il comune in provincia di Verona è ai primi posti per incremento di affitti brevi per turisti, che negli ultimi cinque anni sono aumentati del 278%, arrivando a quota 553. Nessun paese della Riviera degli Olivi può vantarne tanti.
Il risultato? La lenta, ma costante disgregazione del tessuto sociale. Nel centro storico spariscono ogni giorno sempre più residenti, che fanno spazio a turisti mordi e fuggi. Una situazione già vista altrove, soprattutto nelle grandi città d'arte, ma che in contesti più piccoli balza maggiormente all'occhio.
Bardolino, i residenti lasciano spazio ad Airbnb
L'effetto Airbnb su Bardolino è, quindi, sempre più evidente. Nelle vie centrali del paese, come sottolinea ancora L'Arena, sono rimaste cinque famiglie residenti, circondate da appartamenti a uso turistico. «Bardolino è una zona molto ambita e in molti si sono adoperati per trasformare il loro appartamento e renderlo una locazione turistica che produca guadagno - spiega il sindaco Lauro Sabaini al quotidiano veronese - Di contro emerge la difficoltà di reperire alloggi per coloro che vengono a lavorare nelle strutture ricettive e della ristorazione, che cercano case per tutto l'anno o almeno per la stagione. Ora la piazza del nostro centro storico è di fatto un albergo diffuso con sempre meno residenti, il tutto a scapito della socialità paesana».
Bardolino come Venezia, Firenze, Roma
Dicevamo che il caso di Bardolino richiama a quanto già si verifica da tempo nelle città d'arte italiane. In alcune delle principali, Venezia o Firenze per esempio, è sufficiente camminare per le vie delle città per comprendere la portata del fenomeno. In alcuni quartieri gli Airbnb hanno sostituito i residenti. Dopo una certa ora, ecco il deserto. Ma non è soltanto lo svuotamento dei centri storici il problema. L'effetto Airbnb rischia alla lunga di travolgere l'intero tessuto sociale, perché la zona colpita si adatta alle esigenze dei turisti e non più a quelle dei residenti. Scompaiono così i servizi, aumentano i prezzi e diventa quasi impossibile trovare un appartamento per il lungo periodo.
E se non bastassero le sensazioni, ci sono i numeri. In Italia, secondo i dati forniti da Federalberghi, sono 440.305 gli annunci pubblicati su Airbnb. Il comune con più alloggi disponibili su Airbnb è Roma, con 23.899 annunci, seguito da Milano (18.416), Firenze (10.576), Venezia (7.677), Napoli (7.313) e Palermo (5.561). Numeri importanti, che non possono non avere effetti sul tessuto urbano e sociale delle città coinvolte e che, quindi, non possono non essere regolamentati in maniera più stringente.
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Federalberghi chiede maggiore regolamentazione
Da tempo, in questa battaglia, si è schiarata in prima linea Federalberghi, che nelle scorse settimane ha raccolto un primo importante risultato: la Corte di Giustizia Europa si è espressa, ponendo fine a una vertenza iniziata nel 2017 e dicendo che Airbnb deve riscuotere e versare allo Stato italiano la cedolare secca sugli affitti brevi. Non solo: lo Stato potrà richiedere informazioni e dati relativi alle locazioni effettuate.
«L'evasione fiscale e la concorrenza sleale danneggiano tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza - aveva sottolineato il presidente Bernabò Bocca in occasione della sentenza - Chiediamo al Governo e al Parlamento di mettere ordine nella giungla degli appartamenti ad uso turistico, che si nascondono dietro la foglia di fico della locazione, ma in realtà operano a tutti gli effetti come strutture ricettive e quindi devono essere soggetti alle medesime regole di base previste per alberghi, affittacamere e bed and breakfast».
Il caso Venezia, tutelata per legge
In attesa che si ponga un freno a livello istituzionale o che, comunque, si ragioni sul tema, Venezia può dirsi privilegiata. All'interno del Decreto legge Aiuti approvato a luglio 2022 è stato infatti inserito un emendamento pensato ad hoc per la città lagunare. Di cosa si tratta? In maniera formale di «Misure per favorire l’incremento dell’offerta di alloggi in locazione per uso residenziale di lunga durata nella città storica di Venezia». In maniera invece più semplice, si tratta di concedere al Comune di Venezia degli strumenti per limitare il numero di affitti brevi a tutela del centro storico e nel tentativo di ripopolarlo di residenti e non soltanto di turisti.
Strumenti mai avuti prima da un Municipio. Venezia potrà stabilire i limiti massimi di immobili da adibire agli affitti brevi, anche in maniera diversa da zona a zona. Potrà poi stabilire che l'attività di Airbnb si possa svolgere fino a 120 giorni l'anno anche non consecutivi. Infine, la norma prevede che il numero massimo di immobili turistici sia aggiornato periodicamente in proporzione alla popolazione residente.
Una misura accolta con giubilo in Laguna, ma che molti altri sindaci vorrebbe vedere ampliata anche alle loro città, Firenze e Bologna su tutte.
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Alberto Lupini
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