Klainguti rinasce dopo la chiusura? Volpi e Paquier candidati per rilevare la storica pasticceria
Il primo, un petroliere ligure, sembra in vantaggio sul secondo, un pasticcere francese. Il fallimento del locale, aperto nel 1828, è stato dichiarato il 3 dicembre e la sentenza del Tribunale è fissata per il 9 aprile
19 gennaio 2021 | 11:28
Tra le non poche chiusure di locali storici che si sono susseguite dall’inizio della pandemia ad oggi compare anche l’insegna Klainguti di Genova. La storica pasticceria ha abbassato definitivamente le saracinesche il 3 dicembre dichiarando il fallimento con la prima udienza fissata dal Tribunale per il prossimo 9 aprile.
Il locale è stato un vero gioiello nel cuore del centro storico, nello slargo composto da piazza Soziglia e piazza Campetto; l’apertura avvenne quasi per caso nel 1828 dai quattro fratelli Klainguti, pasticceri svizzeri di Pontresina, giunti a Genova per imbarcarsi per l’America in cerca di fortuna.
Due pretendenti per la successione
Oggi quella “fortuna” cercano di raccoglierla in due. I pretendenti più accreditati per far rinascere Klainguti, secondo quanto riporta la stampa genovese, sarebbero l’imprenditore Gabriele Volpi e il maestro pasticcere Michel Paquier, con il primo in pole position rispetto al secondo.
Volpi in pole position per i precedenti
Ma chi sono i due contendenti? Volpi è uno dei re della logistica petrolifera, con interessi che vanno dai porti in Nigeria all’interporto di Venezia, tutte attività che fanno capo alla sua Orlean Invest Holding. Noto nell’ambito sportivo per essere presidente dello Spezia Calcio (che milita in serie A) e della Pro Recco, squadra di pallanuoto della sua città natale.
Perché è considerato favorito? Lo dicono i precedenti: Volpi ha già rilevato, nel giugno del 2019, attraverso Hi Food, altri due locali genovesi finiti all’epoca nella bufera del crac Qui!Group, società di gestione dei buoni pasto dichiarata fallita. Si trattava del Moody di largo XII Ottobre e della Pasticceria Svizzera di Albaro. Inoltre, a luglio dello scorso anno, ha acquisito anche il ristorante Capo Santa Chiara a Boccadasse.
Paquier non conferma né smentisce
Paquier invece è il maestro pasticcere francese e titolare di Douce in piazza Matteotti il quale gioca in difesa e non conferma né esclude il proprio interesse per lo storico indirizzo. «Oggi - ha detto - stiamo alla finestra, aspettiamo notizie. È chiaro che si tratta di un posto affascinante e io sono innamorato di questa città», ha dichiarato alla testata online Genova24.
Commercianti genovesi in crisi scrivono una lettera d'allarme
Intanto la crisi dei locali aperti nel centro storico del capoluogo ligure continua e ora i commercianti non ce la fanno più ad andare avanti, tra restrizioni necessarie e burocrazia che rallenta gli aiuti, decreti che cambiano le regole da un giorno all’altro e le forze che, dopo tanti mesi, vengono meno. Così, stremati, i titolari di 48 attività del centro storico genovese si sono riuniti senza alcuna mediazione istituzionale, per lanciare “un urlo di dolore, di rabbia” e soprattutto le loro proposte - contenute in una lettera inviata alle istituzioni comunali, regionali e nazionali - per evitare che la fine della pandemia veda la desertificazione del mondo dei vicoli.
Proposte molto concrete, che nascono dall’analisi della situazione e diventano progetto. «Abbiamo deciso di scrivere questa lettera per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica su di una situazione economica e sociale che si sta profilando drammatica – raccontano - soprattutto se consideriamo il punto di vista di un territorio, quello del centro storico genovese, che ha le sue proprie peculiarità completamente diverse da quelle di altre zone del comune, della regione, della nazione. I caruggi sono il luogo dove lavoriamo e viviamo, li conosciamo bene e possiamo con buona certezza prevedere quale è il destino che ci aspetta». La lettera si conclude con una drammatica previsione: «Leggete bene i nomi dei locali che hanno apposto il loro nome sotto queste parole: molti di loro non saranno più in piedi quando si tratterà di organizzare quest’anno di lavoro».
Il locale è stato un vero gioiello nel cuore del centro storico, nello slargo composto da piazza Soziglia e piazza Campetto; l’apertura avvenne quasi per caso nel 1828 dai quattro fratelli Klainguti, pasticceri svizzeri di Pontresina, giunti a Genova per imbarcarsi per l’America in cerca di fortuna.
La vetrina del Klainguti
Due pretendenti per la successione
Oggi quella “fortuna” cercano di raccoglierla in due. I pretendenti più accreditati per far rinascere Klainguti, secondo quanto riporta la stampa genovese, sarebbero l’imprenditore Gabriele Volpi e il maestro pasticcere Michel Paquier, con il primo in pole position rispetto al secondo.
Volpi in pole position per i precedenti
Ma chi sono i due contendenti? Volpi è uno dei re della logistica petrolifera, con interessi che vanno dai porti in Nigeria all’interporto di Venezia, tutte attività che fanno capo alla sua Orlean Invest Holding. Noto nell’ambito sportivo per essere presidente dello Spezia Calcio (che milita in serie A) e della Pro Recco, squadra di pallanuoto della sua città natale.
Perché è considerato favorito? Lo dicono i precedenti: Volpi ha già rilevato, nel giugno del 2019, attraverso Hi Food, altri due locali genovesi finiti all’epoca nella bufera del crac Qui!Group, società di gestione dei buoni pasto dichiarata fallita. Si trattava del Moody di largo XII Ottobre e della Pasticceria Svizzera di Albaro. Inoltre, a luglio dello scorso anno, ha acquisito anche il ristorante Capo Santa Chiara a Boccadasse.
Paquier non conferma né smentisce
Paquier invece è il maestro pasticcere francese e titolare di Douce in piazza Matteotti il quale gioca in difesa e non conferma né esclude il proprio interesse per lo storico indirizzo. «Oggi - ha detto - stiamo alla finestra, aspettiamo notizie. È chiaro che si tratta di un posto affascinante e io sono innamorato di questa città», ha dichiarato alla testata online Genova24.
Commercianti genovesi in crisi scrivono una lettera d'allarme
Intanto la crisi dei locali aperti nel centro storico del capoluogo ligure continua e ora i commercianti non ce la fanno più ad andare avanti, tra restrizioni necessarie e burocrazia che rallenta gli aiuti, decreti che cambiano le regole da un giorno all’altro e le forze che, dopo tanti mesi, vengono meno. Così, stremati, i titolari di 48 attività del centro storico genovese si sono riuniti senza alcuna mediazione istituzionale, per lanciare “un urlo di dolore, di rabbia” e soprattutto le loro proposte - contenute in una lettera inviata alle istituzioni comunali, regionali e nazionali - per evitare che la fine della pandemia veda la desertificazione del mondo dei vicoli.
Proposte molto concrete, che nascono dall’analisi della situazione e diventano progetto. «Abbiamo deciso di scrivere questa lettera per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica su di una situazione economica e sociale che si sta profilando drammatica – raccontano - soprattutto se consideriamo il punto di vista di un territorio, quello del centro storico genovese, che ha le sue proprie peculiarità completamente diverse da quelle di altre zone del comune, della regione, della nazione. I caruggi sono il luogo dove lavoriamo e viviamo, li conosciamo bene e possiamo con buona certezza prevedere quale è il destino che ci aspetta». La lettera si conclude con una drammatica previsione: «Leggete bene i nomi dei locali che hanno apposto il loro nome sotto queste parole: molti di loro non saranno più in piedi quando si tratterà di organizzare quest’anno di lavoro».
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Alberto Lupini
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