Italia, Francia e Spagna contro le etichette allarmistiche sul vino. Lollobrigida: "Siamo al lavoro"

Fratelli d'Italia, con la deputata Caretta, ha presentato un provvedimento poi sottoposto alla Commissione Agricoltura della Camera per la situazione che riguarda le etichette allarmistiche sui vini. Il ministro Lollobrigida: «C'è un sistema che va difeso, e l'Italia si contrappone a scelte sbagliate»

25 gennaio 2023 | 12:55
di Nicholas Reitano

Italia, Francia e Spagna sono alleati per contrastare le etichette allarmistiche sulle bottiglie di vino, una decisione dell'Irlanda e dell'Europa che mette a serio rischio l'export della Penisola (e non solo). Ad annunciarlo è il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Mentre a livello politico il Bel Paese potrebbe chiedere, su iniziativa di Fratelli d'Italia, un confronto con la Corte di Giustizia dell'Ue. E, appunto, in mattinata, il Ministro è tornato a parlare proprio di questa situazione: «Stiamo lavorando con Spagna e Francia a un documento comune, e a diversi incontri bilaterali - ha rivelato l'onorevole Lollobrigida a margine di un convegno di Confagricoltura. Vogliamo tessere una rete europea per valorizzare questo settore, rafforzare il sistema senza pagare sempre dazi e stigmatizzare un prodotto di cui l'Italia è leader. Ho apprezzato molto il lavoro del collega Tajani ieri per un 'tavolo di ragionevolezza" col ministro irlandese, mentre io ho fatto a Berlino a titolo preventivo un incontro con la ministra canadese che mi ha escluso l'adozione di etichette allarmistiche. C'è un sistema che va difeso, e l'Italia si contrappone a scelte sbagliate». Un commento che, succesivamente, è stato apprezzato da Assoenologi, con la soddisfazione del presidente Riccardo Cotarella.

 

«Delle etichette non mi convincono - ha continuato il Ministro - due aspetti: evidenzia una debolezza del Parlamento europeo che si era espresso contro questo tipo di etichettatura mentre la Commissione Ue l'ha autorizzato. E non si distingue tra consumo moderato in un Paese che da tremila anni fa cultura del vino e gli eccessi. Tutti gli eccessi fanno male, persino quelli di acqua ma nessuno parla di etichette allarmistiche sull'acqua. La vicenda del vino è dunque un paradosso, si arriva a mettere in discussione anche le nozze di Cana come rischio di avvelenamento collettivo o quello che Hemingway chiamava segno di cività, per motivi commerciali».

Cosa sta succedendo?

Il vino, infatti, è tornato di nuovo al centro delle dispute europee. Non che ne fosse mai veramente uscito. Sin dal 2021, la commissione dell'Unione Europea discute intorno alla “Strategia europea alla lotta al cancro”, con proposte per ridurre il "consumo dannoso" di alcol (tra cui proprio l'etichettatura obbligatoria con elenco degli ingredienti, dichiarazione nutrizionale e avvertenze per la salute) che avrebbe di fatto comparato il consumo di vino al fumo di sigaretta. Proposta poi fortunatamente sfumata nel febbraio 2022, quando l'Europarlamento, spaccato in due, aveva raggiunto un faticoso compromesso dicendo sì a maggiori informazioni sulle bottiglie ma senza riferimenti ad avvertenze sanitarie.

 

L'Irlanda potrà adottare un'etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. La norma è stata notificata a giugno da Dublino a Bruxelles, che - con il periodo di moratoria che è scaduto a fine dicembre 2022 - ha confermato che le autorità nazionali possono adottare la legge. I paesi esportatori del vino, in primis Italia e Francia (seguiti anche dalla Spagna), stanno cercando di evitare questa mossa prima che dal Belgio arrivino disposizioni per estendere questa norma. Il tutto, ovviamente, per scongiurare cali di vendite in tutto il continente.

Il commento di Cotarella, presidente di Assoenologi

In merito all'argomento, è arrivato anche il commento di Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, che si è dichiarato soddisfatto per «l'intervento del nostro governo, attraverso il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sull'Esecutivo irlandese per avviare un confronto in cui discutere delle etichettature con gli 'alert' per la salute umana da apporre sugli alcolici, come la stessa Irlanda ha chiesto di poter applicare all'Unione europea. Il tavolo tecnico bilaterale con i rispettivi ministeri dell’Agricoltura e della Salute è sicuramente un primo atto importante. La riapertura della discussione, Assoenologi l'ha auspicata e sollecitata fin dal primissimo momento, convinti che soltanto attraverso il dialogo costruttivo si possa arrivare a una soluzione ragionevole ed equilibrata. L'interessamento fattivo del nostro governo, anche attraverso il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, è un segnale importante che ci dà forza e sostegno in questa battaglia in difesa del vino italiano».

L'Italia chiederà l'intervento della Corte di giustizia europea

Per questo, Cristina Caretta, deputata di Fratelli d'Italia, ha presentato un provvedimento poi sottoposto alla Commissione Agricoltura della Camera per potersi confrontare con la Corte di Giustizia dell'Ue. E sono tre i punti chiave di questo documento: innanzitutto bisogna adoperarsi in tutti i tavoli europei di competenza, valutando, se del caso, la sussistenza dei presupposti per promuovere un ricorso alla Corte di giustizia dell'Unione europea, anche in coordinamento con altri Paesi europei che condividono il medesimo posizionamento italiano.

In seguito, bisognerà operare in tutti i tavoli internazionali di competenza, con riferimento all'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) e, infine, adottare iniziative, anche in coordinamento con altri Paesi europei, produttori ed esportatori di vino presso le competenti sedi europee, per scongiurare che la normativa irlandese diventi un precedente a danno delle produzioni vinicole nazionali, andando, tra le altre, oltre il perimetro tracciato dal Parlamento europeo nel voto espresso sulla risoluzione.

Insomma, i tre paesi sono allineati, giustamente, per tracciare un'unica via d'uscita che non permetta un danno all'immagine del vino e dell'export. Perché in Irlanda, si sa, che i problemi di alcolismo - che esistono da decenni, se non secoli - non sono assolutamente legati al consumo del vino, bensì alle quantità industriali di whiskey e birra che vengono quotidianamente serviti nei pub. Ma ora serve la comprensione ed il seguente retrofront da parte dell'Ue.

Il vino fa bene. Il suo abuso no

Il vino fa bene, ma il suo abuso, come quello di altri alimenti, è dannoso. È lo stile di vita a regolare il nostro orologio esistenziale perché l'equilibrio nel consumo è il solo modo di trasformare l'uso di sostanze piacevoli al corpo e allo spirito in virtuose abitudini. Infatti, così come gli altri cibi, esso ha una serie di proprietà nutrizionali tali da non poter essere considerato una semplice bevanda da assumere durante i pasti, ma può essere considerato come un vero e proprio alimento. E questo perché presenta le sue importanti proprietà che agiscono sul nostro organismo.

Quasi tutti i vini, infatti, riportano gli esperti hanno un effetto antiossidante e antinvecchiamento. Queste due particolari funzioni fanno si che i vini agiscono positivamente su colesterolo, trigliceridi e glicemia basale. Ma un altro importante beneficio è che questi vini inducono un aumento della sensibilità dei tessuti all’azione dell’insulina. La bevanda, poi, ha un’importante azione fibrinolitica e antitrombotica. Infine, studi scientifici dimostrano anche che è stato verificato un ruolo protettivo del vino anche nei confronti del morbo di Alzheimer e di altre malattie degenerative del sistema nervoso.

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Alberto Lupini


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