L’Italia tra cibo, politica e cultura Ad Artimino, la storia continua…

Un piacevole ritrovarsi a cadenza annuale; cadenza scandita dalle edizioni del nostro Premio Italia a Tavola. Infinite le suggestioni, in questa undicesima edizione dedicata all’Italia del ‘600

01 aprile 2019 | 12:46
di Vincenzo D’Antonio
Si è reso omaggio, partecipi divenendo, ad un secolo che tanto fortemente nel saggio cammino della storia, seppe trasmettere ai posteri in termini di conoscenza e di sapere, così ponendo le basi per generare quella cultura dei cui canoni e dei cui modelli a tutt’oggi ci gioviamo.



Per la precisione, il cosiddetto tuffo nel passato è un balzo all’indietro di 400 anni. Siamo nel “quando” del 1619, ci governa Cosimo II de’ Medici e siamo nel “dove” del Granducato di Toscana, precisamente ad Artimino, nella villa medicea Ferdinanda.

Ed in questo anno, parliamo del 1619, ricorre il primo centenario della nascita di Caterina de’ Medici e ricorre il primo centenario della morte di Leonardo da Vinci. A dire cosa fu lo “scorso secolo”, ovvero il Seicento, il primo secolo moderno ed a ribadire cosa è il “secolo attuale”, ovvero il Settecento.



Su per le antiche scale, a libare, a gioire di frammenti di vita ben consapevoli, seppe dircelo in versi due secoli addietro nel suo “Trionfo di Bacco e Arianna” Lorenzo il Magnifico, che “Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza”.
Cena di gala con le pietanze provenienti dalle 19 corti di un’entità geografica, l’Italia, ancora ben lungi dal divenire nazione.

Per delega dei governanti, come si conviene nelle relazioni diplomatiche, ciascheduna corte ha mandato un proprio ambasciatore con lo scopo acclarato di deliziare gli ospiti. E si scopre che questi ambasciatori sono grandi cuochi. Padrone di casa, ambasciatore in casa sua, lo chef Gaetano Trovato. Dal confinante Ducato di Urbino, il Duca Francesco II della Rovere invia come suo ambasciatore Moreno Cedroni.



Il Papa Paolo V Borghese affida l’ambascia a Maurizio Serva. Carlo I Emanuele di Savoia dal Ducato di Savoia invia l’ambasciatore Marcello Trentini. Claudio Sadler è ambasciatore del Ducato di Milano. Filippo III di Spagna, qui denominato anche Filippo il Pio, nel doversi diplomaticamente destreggiare tra Regno di Napoli e Regno di Sicilia, di ambasciatori ne invia tre: Andrea Migliaccio, Giovanni Porretto e Massimo Mantarro.

Ruolo di ambasciatore per il lontano Regno di Sardegna, affidato al prode e savio Sergio Mei. I Grigioni, lieti di essere ospitati da Cosimo II, di ambasciatori ne inviano due: Gianni Tarabini ed Enrico Derflingher. Di quest’ultimo le cronache attuali tacciono un fatto che poi diverrà importante: Enrico Derflingher diverrà nel XXI secolo il presidente di Euro-Toques Italia.



Ancora fresco dell’atmosfera conciliare (Concilio di Trento), il Vescovo Carlo Gaudenzio Madruzzo che clericalmente governa il Principato di Trento, invia come ambasciatore Daniel Facen. La Serenissima, governata dal Doge Antonio Priulì invia l’ambasciatore Lionello Cera. Una spiccata presenza femminile è l’ambasciatrice Fabiana Tabai che Ferdinando I Gonzaga argutamente, così abile nel fare scouting, invia qui in rappresentanza del Ducato di Mantova. E Cesare d’Este dal Ducato di Modena e Reggio manda come suo ambasciatore Luca Marchini. Dalla Repubblica Marinara di Genova, non badando a spese, il Doge Giovanni Giacomo Imperiale Tartaro (per gli amici Jonny) giunge come valente ambasciatore il prode Paolo Masieri.

Giuseppe Mancino è l’ambasciatore della vicina Repubblica di Lucca. Continuità del passato con il presente lungo lo scorrere lento del savio fiume della storia. Quante pietanze prelibate che i graditi ospiti, gaiamente frammischiati a compìti figuranti, hanno potuto degustare ed apprezzare. Ed al termine della cena, tra squilli di trombe e rullare di tamburi, la gioiosa premiazione dei Personaggi dell’Anno 2018 - Premio Italia a Tavola.



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Alberto Lupini


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