Impianti da sci chiusi, alberghi indignati: «Così la stagione è morta»
Da Confindustria alberghi a Federalberghi, passando per Confturismo fino ai maestri di sci tutti commentano con rabbia e delusione la decisione di non riaprire lo sci oggi, come sembrava ormai sicuro . Il mnistro Garavaglia contesta la decisione di Speranza. Si fanno i calcoli dei danni: 3,3 milioni di presenze e circa 400 milioni di euro di fatturato in meno
15 febbraio 2021 | 12:00
Rabbia, delusione e l’ennesimo grido d’allarme per chiedere indennizzi. Il mondo del turismo invernale, invece che risvegliarsi con il suono delle sciate dei primi turisti si è risvegliato con un amaro in bocca diverso dal solito, quello derivato dal dietrofront sulla riapertura degli impianti annunciato proprio quando tutto era pronto per ripartire. Ma anche il primo scontro nel governo visto che il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha duramente contestao il collega ministro della Salute Roberto Speranza.
Una stagione, quella sciistica, che ormai non ripartirà più perché il 5 marzo, data prestabilita ad ora per il via libera, sembra essere davvero troppo avanti. Qualcuno ha deciso di aprire comunque per protesta come in Val d'Ossola e a Livigno e gli sciatori ne hanno approfittato. Una protesta che ricorda tanto quella dei ristoranti che hanno voluto aprire a cena nonostante i divieti, una protesta che diventa illecita e non va certo osannata, ma compresa e capace di dire quanto sia satura la misura,sì.
La chiusura degli impianti non avrà effetti non solo sulle piste da sci ma sull’intera economia che ruota intorno al turismo invernale che ha un valore stimato prima dell’emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno tra diretto, indotto e filiera.
Garavaglia contesta Speranza
La mancata riapertura degli impianti sciistici apre quindi la prima diatriba all’interno della nuova maggioranza che sostiene Draghi. Il ministro del Turismo Massimo Garavaglia ha infatti dichiarato che le scelte del governo - in particolare l’ordinanza che ha fatto dietrofront a poche ore dalla riapertura delle piste - hanno provocato un danno agli operatori economici della montagna che dovrà essere indennizzato. «Il provvedimento di Speranza ha mancato di rispetto alla montagna» ha sottolineato Garavaglia. La Lega dunque concentra le sue critiche contro l’esponente di Leu , responsabile del dicastero della salute, visto come elemento di continuità con il governo Conte ma anche il più lontano politicamente da Salvini.
«Qui c’è stato un danno che è stato arrecato per una scelta del governo. E i danni vanno indennizzati» ha detto il ministro del turismo rivolto al suo collega della salute durante una conferenza stampa insieme al presidente della regione Attilio Fontana. «È evidente che la stagione è finita - ha proseguito - . Abbiamo sentito gli operatori e confermano che pensare di mettersi in campo dopo il 5 marzo senza certezze oggettivamente non ha senso».
Non si è fatta attendere la replica del ministro Speranza: «Mai fatto polemiche in questi mesi. E non ne faccio ora. Dico solo che la difesa del diritto alla salute viene prima di tutto» ha dichiarato all’ANSA il ministro della Salute . E anche la neoministra per le autonomie regionali Mariastella Gelmini, nel corso di un vertice interministeriale con Speranza e il Cts, avrebbe espresso una linea di prudenza sulla possibile riapertura delle piste da neve. «La pandemia è ancora forte, non si può scherzare» dunque, se è necessario fare «scelte di rigore, si fanno»; queste le parole attribuite all’esponente di Forza Italia .
Colaiacovo (Confindustria Alberghi): Danni drammatici
Quando si parla di turismo invernale non si può non pensare in primis agli alberghi che speravano di arginare le perdite accumulate nell’ultimo anno con un paio di mesi di “settimane bianche”. E invece, niente. «I danni sono drammatici - dichiara Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi - le aziende del settore si erano preparate alla riapertura, attesa da mesi e annunciata da diverse settimane, con acquisti e l’assunzione del personale».
«La situazione - prosegue - era già drammatica, ma il cambiamento intervenuto all’ultimo minuto, ha comportato per le aziende l’ennesimo grave danno per gli ulteriori costi sopportati in questi giorni per preparare la riapertura. Al ministro Garavaglia, cui rinnoviamo il nostro benvenuto, chiediamo subito un intervento veloce e sostanzioso per permettere alle aziende di sopravvivere a questo ennesimo colpo».
Caldo, ovviamente, il tema ristori. «Tutto Il settore alberghiero - chiude Colaiacovo - sta ancora attendendo un provvedimento con i ristori per le perdite gravissime subite nelle settimane di Natale, disposti per altri comparti ma non per il nostro, nell’attesa di un provvedimento più organico che era stato annunciato, cui vanno ad aggiungersi gli ulteriori pesantissimi danni che si sono accumulati in questi mesi sul turismo della montagna».
Federalberghi: Decisione inverosimile
Per Federalberghi la situazione ha dell’inverosimile sia per le tempistiche che per le modalità con cui la decisione è stata comunicata. «I nostri associati - spiega Antonio Nucara, direttore generale di Federalberghi - sono delusi e disperati perché hanno visto ancora una volta sfumare sotto gli occhi la possibilità di un minimo di recupero. La stagione 2021 è compromessa, qualcuno dice addirittura morta; io spero ancora non sia così, ma di certo se ancora adesso ci stiamo chiedendo se si potrà riaprire oppure no c’è poco di confortante. Nessuno sottovaluta la gravità della situazione sanitaria, ma neanche non bisogna dimenticarsi delle esigenze degli alberghi. Per organizzare la ripartenza e la rimessa in moto occorrono risorse, tempo e dare comunicazioni all’ultimo momento, con i clienti già nelle camere perché pensavano che avrebbero potuto sciare, significa sottovalutare il lavoro degli albergatori. Anche perché non solo i clienti da gestire, ma gli albergatori hanno dovuto anche vedersela con gli stagionali assunti. Infine pensiamo al fatto che la notizia dello slittamento l’abbiamo appresa da un comunicato stampa, in Gazzetta ufficiale non c’era nulla».
Confturismo: Messaggio negativo per l'Italia
Le critiche degli addetti ai lavori virano soprattutto sul segnale che è stato dato dal Governo, ovvero di poca considerazione del turismo che, al contrario, è uno dei motori del Paese. Un aspetto evidenziato dal presidente di Confturismo Confcommercio, Luca Patane: «Con quest’ultimo colpo - ha detto - si completa un anno intero di blocco per il turismo, sostanzialmente senza soluzione di continuità. Bloccare l'apertura degli impianti sciistici la sera prima dell'annunciata apertura è un messaggio negativo per il Paese. Ora si volti pagina rimettendo subito il turismo al centro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ma ancora più urgente è completare in tempi rapidissimi il passaggio delle consegne dal Mibact al nuovo Mistero del Turismo per non fermare le assegnazioni di aiuti alle imprese del settore fissate per legge che già sono in ritardo di mesi».
Bianchini (Mio): Urgono risarcimenti
«Il rocambolesco go and stop sullo sci e sul turismo invernale del ministro Speranza - ha dichiarato Paolo Bianchini, presidente di Mio Italia, Movimento Imprese Ospitalità - lascia basiti, quasi senza parole, ma con tanta rabbia. Rabbia che sta montando, perché l’imprenditoria vive di investimenti e programmazione: non si può accendere e spegnere il comparto della neve come se fosse collegato a un interruttore. Credo ci sia profonda disconoscenza di cosa significhi fare impresa, delle esigenze degli operatori del settore, e delle drammatiche condizioni economiche di migliaia di famiglie che vivono di turismo invernale. Adesso urgono risarcimenti celeri e un cambio di passo del governo Draghi perché tutto ciò non accada più».
Maestri di Sci: 15mila famiglie accusano il colpo
Ma turismo invernale significa anche maestri di sci i quali, dopo aver perso la seconda parte della stagione 2019-2020 ora hanno visto scivolarsi dalle mani l’intera 2020-2021. Sono centinaia i professionisti della neve legati alla Scuola Italiana Sci che si sono attrezzati e organizzati con il massimo rigore e pronti ad attenersi scrupolo ai Protocolli e Vademecum previsti, investendo risorse in una stagione già di per sé drammatica per il comparto, per essere comunque in pista alla riapertura prevista del 15 febbraio. E, ora, ricevendo questa ennesima battuta d'arresto non ci sono parole per esprimere sgomento, delusione e preoccupazione del mondo dei maestri di sci.
Il presidente dell’Associazione Maestri Sci Italiana, Maurizio Bonelli commenta: «La decisione del ministro delle Salute per tempistica e modalità ci lascia esterrefatti! Amsi, si unisce al Collegio Maestri di Sci Italiani nel denunciare la completa mancanza di rispetto delle Istituzioni verso la nostra categoria e al mondo della montagna in generale. La modalità e la tempistica di questo nuovo e ulteriore stop alla ripartenza dell'attività dei maestri di sci è un evidente segno di scarsissima attenzione verso 15mila famiglie che vivono di questa attività e che sono ferme dal 10 marzo del 2020».
«Come non mai - prosegue - in questo momento ci sentiamo umiliati nella nostra dignità di persone e di lavoratori professionali ai quali viene vietato il diritto al lavoro e, quindi, al sostentamento delle proprie famiglie da continue promesse rimaste tutte regolarmente disattese: ci sentiamo e siamo presi in giro! Ora ci aspettiamo il giusto e doveroso ristoro dallo Stato perché gli oltre 15mila maestri di sci italiani, dopo tutto questo “tira-molla” delle nostre istituzioni, rimarranno fermi senza lavoro per quasi 21 mesi, da marzo 2020 a dicembre 2021, se si potrà riprendere nel dicembre prossimo».
Assoturismo: bruciati altri 400 milioni di euro
In generale, secondo le stime di Assoturismo, aver rinviato, senza preavviso, l’apertura degli impianti sciistici al 5 marzo farà scomparire altri 3,3 milioni di presenze turistiche nelle località di montagna, per una perdita ulteriore di 400 milioni di euro di fatturato. Il Centro studi turistici, inoltre, ha sottolineato come il provvedimento peggiori l’intero bilancio, già disastroso, della stagione invernale 2020-2021, che si avvia verso un calo complessivo dell’85% dei pernottamenti, per un calo totale di 18 milioni di presenze turistiche e 2 miliardi di euro di fatturato.
«Non si può cambiare idea a 24 ore dall’avvio della stagione, gli operatori delle località del turismo invernale hanno già investito e assunto personale. Le imprese hanno bisogno di pianificare l’attività con un ragionevole anticipo. Annunciare l’avvio della stagione turistica invernale e poi stravolgere completamente i programmi all’ultimo minuto è un comportamento inaccettabile, che mette in difficoltà non solo le attività ricettive e dei servizi turistici nelle località coinvolte, ma anche i rifugi alpini e tutta la filiera del turismo montano, la cui tenuta è una risorsa fondamentale per l’intera economia dei territori. Questo modo di agire ha creato un danno gravissimo agli operatori, che poteva essere evitato, e che andrà urgentemente compensato al di là dei ristori», ha affermato Vittorio Messina, presidente di Assoturismo-Confesercenti.
Una stagione, quella sciistica, che ormai non ripartirà più perché il 5 marzo, data prestabilita ad ora per il via libera, sembra essere davvero troppo avanti. Qualcuno ha deciso di aprire comunque per protesta come in Val d'Ossola e a Livigno e gli sciatori ne hanno approfittato. Una protesta che ricorda tanto quella dei ristoranti che hanno voluto aprire a cena nonostante i divieti, una protesta che diventa illecita e non va certo osannata, ma compresa e capace di dire quanto sia satura la misura,sì.
La chiusura degli impianti non avrà effetti non solo sulle piste da sci ma sull’intera economia che ruota intorno al turismo invernale che ha un valore stimato prima dell’emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno tra diretto, indotto e filiera.
Lo sci non riparte, alberghi infuriati
Garavaglia contesta Speranza
La mancata riapertura degli impianti sciistici apre quindi la prima diatriba all’interno della nuova maggioranza che sostiene Draghi. Il ministro del Turismo Massimo Garavaglia ha infatti dichiarato che le scelte del governo - in particolare l’ordinanza che ha fatto dietrofront a poche ore dalla riapertura delle piste - hanno provocato un danno agli operatori economici della montagna che dovrà essere indennizzato. «Il provvedimento di Speranza ha mancato di rispetto alla montagna» ha sottolineato Garavaglia. La Lega dunque concentra le sue critiche contro l’esponente di Leu , responsabile del dicastero della salute, visto come elemento di continuità con il governo Conte ma anche il più lontano politicamente da Salvini.
«Qui c’è stato un danno che è stato arrecato per una scelta del governo. E i danni vanno indennizzati» ha detto il ministro del turismo rivolto al suo collega della salute durante una conferenza stampa insieme al presidente della regione Attilio Fontana. «È evidente che la stagione è finita - ha proseguito - . Abbiamo sentito gli operatori e confermano che pensare di mettersi in campo dopo il 5 marzo senza certezze oggettivamente non ha senso».
Non si è fatta attendere la replica del ministro Speranza: «Mai fatto polemiche in questi mesi. E non ne faccio ora. Dico solo che la difesa del diritto alla salute viene prima di tutto» ha dichiarato all’ANSA il ministro della Salute . E anche la neoministra per le autonomie regionali Mariastella Gelmini, nel corso di un vertice interministeriale con Speranza e il Cts, avrebbe espresso una linea di prudenza sulla possibile riapertura delle piste da neve. «La pandemia è ancora forte, non si può scherzare» dunque, se è necessario fare «scelte di rigore, si fanno»; queste le parole attribuite all’esponente di Forza Italia .
Colaiacovo (Confindustria Alberghi): Danni drammatici
Quando si parla di turismo invernale non si può non pensare in primis agli alberghi che speravano di arginare le perdite accumulate nell’ultimo anno con un paio di mesi di “settimane bianche”. E invece, niente. «I danni sono drammatici - dichiara Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi - le aziende del settore si erano preparate alla riapertura, attesa da mesi e annunciata da diverse settimane, con acquisti e l’assunzione del personale».
«La situazione - prosegue - era già drammatica, ma il cambiamento intervenuto all’ultimo minuto, ha comportato per le aziende l’ennesimo grave danno per gli ulteriori costi sopportati in questi giorni per preparare la riapertura. Al ministro Garavaglia, cui rinnoviamo il nostro benvenuto, chiediamo subito un intervento veloce e sostanzioso per permettere alle aziende di sopravvivere a questo ennesimo colpo».
Caldo, ovviamente, il tema ristori. «Tutto Il settore alberghiero - chiude Colaiacovo - sta ancora attendendo un provvedimento con i ristori per le perdite gravissime subite nelle settimane di Natale, disposti per altri comparti ma non per il nostro, nell’attesa di un provvedimento più organico che era stato annunciato, cui vanno ad aggiungersi gli ulteriori pesantissimi danni che si sono accumulati in questi mesi sul turismo della montagna».
Federalberghi: Decisione inverosimile
Per Federalberghi la situazione ha dell’inverosimile sia per le tempistiche che per le modalità con cui la decisione è stata comunicata. «I nostri associati - spiega Antonio Nucara, direttore generale di Federalberghi - sono delusi e disperati perché hanno visto ancora una volta sfumare sotto gli occhi la possibilità di un minimo di recupero. La stagione 2021 è compromessa, qualcuno dice addirittura morta; io spero ancora non sia così, ma di certo se ancora adesso ci stiamo chiedendo se si potrà riaprire oppure no c’è poco di confortante. Nessuno sottovaluta la gravità della situazione sanitaria, ma neanche non bisogna dimenticarsi delle esigenze degli alberghi. Per organizzare la ripartenza e la rimessa in moto occorrono risorse, tempo e dare comunicazioni all’ultimo momento, con i clienti già nelle camere perché pensavano che avrebbero potuto sciare, significa sottovalutare il lavoro degli albergatori. Anche perché non solo i clienti da gestire, ma gli albergatori hanno dovuto anche vedersela con gli stagionali assunti. Infine pensiamo al fatto che la notizia dello slittamento l’abbiamo appresa da un comunicato stampa, in Gazzetta ufficiale non c’era nulla».
Confturismo: Messaggio negativo per l'Italia
Le critiche degli addetti ai lavori virano soprattutto sul segnale che è stato dato dal Governo, ovvero di poca considerazione del turismo che, al contrario, è uno dei motori del Paese. Un aspetto evidenziato dal presidente di Confturismo Confcommercio, Luca Patane: «Con quest’ultimo colpo - ha detto - si completa un anno intero di blocco per il turismo, sostanzialmente senza soluzione di continuità. Bloccare l'apertura degli impianti sciistici la sera prima dell'annunciata apertura è un messaggio negativo per il Paese. Ora si volti pagina rimettendo subito il turismo al centro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ma ancora più urgente è completare in tempi rapidissimi il passaggio delle consegne dal Mibact al nuovo Mistero del Turismo per non fermare le assegnazioni di aiuti alle imprese del settore fissate per legge che già sono in ritardo di mesi».
Bianchini (Mio): Urgono risarcimenti
«Il rocambolesco go and stop sullo sci e sul turismo invernale del ministro Speranza - ha dichiarato Paolo Bianchini, presidente di Mio Italia, Movimento Imprese Ospitalità - lascia basiti, quasi senza parole, ma con tanta rabbia. Rabbia che sta montando, perché l’imprenditoria vive di investimenti e programmazione: non si può accendere e spegnere il comparto della neve come se fosse collegato a un interruttore. Credo ci sia profonda disconoscenza di cosa significhi fare impresa, delle esigenze degli operatori del settore, e delle drammatiche condizioni economiche di migliaia di famiglie che vivono di turismo invernale. Adesso urgono risarcimenti celeri e un cambio di passo del governo Draghi perché tutto ciò non accada più».
Maestri di Sci: 15mila famiglie accusano il colpo
Ma turismo invernale significa anche maestri di sci i quali, dopo aver perso la seconda parte della stagione 2019-2020 ora hanno visto scivolarsi dalle mani l’intera 2020-2021. Sono centinaia i professionisti della neve legati alla Scuola Italiana Sci che si sono attrezzati e organizzati con il massimo rigore e pronti ad attenersi scrupolo ai Protocolli e Vademecum previsti, investendo risorse in una stagione già di per sé drammatica per il comparto, per essere comunque in pista alla riapertura prevista del 15 febbraio. E, ora, ricevendo questa ennesima battuta d'arresto non ci sono parole per esprimere sgomento, delusione e preoccupazione del mondo dei maestri di sci.
Il presidente dell’Associazione Maestri Sci Italiana, Maurizio Bonelli commenta: «La decisione del ministro delle Salute per tempistica e modalità ci lascia esterrefatti! Amsi, si unisce al Collegio Maestri di Sci Italiani nel denunciare la completa mancanza di rispetto delle Istituzioni verso la nostra categoria e al mondo della montagna in generale. La modalità e la tempistica di questo nuovo e ulteriore stop alla ripartenza dell'attività dei maestri di sci è un evidente segno di scarsissima attenzione verso 15mila famiglie che vivono di questa attività e che sono ferme dal 10 marzo del 2020».
«Come non mai - prosegue - in questo momento ci sentiamo umiliati nella nostra dignità di persone e di lavoratori professionali ai quali viene vietato il diritto al lavoro e, quindi, al sostentamento delle proprie famiglie da continue promesse rimaste tutte regolarmente disattese: ci sentiamo e siamo presi in giro! Ora ci aspettiamo il giusto e doveroso ristoro dallo Stato perché gli oltre 15mila maestri di sci italiani, dopo tutto questo “tira-molla” delle nostre istituzioni, rimarranno fermi senza lavoro per quasi 21 mesi, da marzo 2020 a dicembre 2021, se si potrà riprendere nel dicembre prossimo».
Assoturismo: bruciati altri 400 milioni di euro
In generale, secondo le stime di Assoturismo, aver rinviato, senza preavviso, l’apertura degli impianti sciistici al 5 marzo farà scomparire altri 3,3 milioni di presenze turistiche nelle località di montagna, per una perdita ulteriore di 400 milioni di euro di fatturato. Il Centro studi turistici, inoltre, ha sottolineato come il provvedimento peggiori l’intero bilancio, già disastroso, della stagione invernale 2020-2021, che si avvia verso un calo complessivo dell’85% dei pernottamenti, per un calo totale di 18 milioni di presenze turistiche e 2 miliardi di euro di fatturato.
«Non si può cambiare idea a 24 ore dall’avvio della stagione, gli operatori delle località del turismo invernale hanno già investito e assunto personale. Le imprese hanno bisogno di pianificare l’attività con un ragionevole anticipo. Annunciare l’avvio della stagione turistica invernale e poi stravolgere completamente i programmi all’ultimo minuto è un comportamento inaccettabile, che mette in difficoltà non solo le attività ricettive e dei servizi turistici nelle località coinvolte, ma anche i rifugi alpini e tutta la filiera del turismo montano, la cui tenuta è una risorsa fondamentale per l’intera economia dei territori. Questo modo di agire ha creato un danno gravissimo agli operatori, che poteva essere evitato, e che andrà urgentemente compensato al di là dei ristori», ha affermato Vittorio Messina, presidente di Assoturismo-Confesercenti.
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Alberto Lupini
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