Imballaggi per l'Horeca, Confcommercio boccia il nuovo regolamento europeo

A marzo la discussione del trilogo comunitario che «desta molte preoccupazioni rischia di travolgere interi settori della nostra economia». In particolare, è il settore Horeca ad essere interessato . A subire le conseguenze soprattutto le imprese della filiera alimentare, la piccola, media e grande distribuzione organizzata, gli operatori della ristorazione, del turismo e non solo

27 febbraio 2024 | 14:49

Si avvicina la discussione sul nuovo regolamento europeo sugli imballaggi (Ppwr) che sarà affrontata a marzo dal trilogo comunitario, il negoziato interistituzionale informale che riunisce rappresentanti del Parlamento europeo, del Consiglio dell'Unione europea e della Commissione europea.

Imballaggi, le preoccupazioni del mondo Horeca

Un regolamento che «desta molte preoccupazioni e, in assenza di modifiche significative, rischia di travolgere interi settori della nostra economia» secondo Confcommercio. In particolare, è il settore Horeca ad essere preoccupato dalle nuove disposizioni Ue.

L'orientamento generale approvato dal Consiglio Ambiente «risente, infatti, di un approccio ideologico e ripropone norme inadeguate rispetto al contesto economico e sociale del nostro Paese». A subire i danni maggiori sarebbero tutti gli utilizzatori di imballaggi e, in particolare, le imprese della filiera alimentare, la piccola, la media e la grande distribuzione organizzata, gli operatori della ristorazione, del vending, dell'intrattenimento e del turismo e molti altri comparti.

Cosa dice il nuovo regolamento Ue sugli imballaggi per l'Horeca

Tra gli aspetti di maggiore criticità - sempre secondo Confcommercio - l'obbligo per gli operatori Horeca con una superficie superiore a 100mq, di ritirare gratuitamente tutti gli imballaggi riutilizzabili e gestire la restituzione nei depositi con conseguenti rilevantissimi oneri economici.

Sotto la lente di ingrandimento anche il diritto, riconosciuto ai consumatori, di portare all'interno dei punti vendita contenitori propri per l'asporto: una proposta «da eliminare a tutela della salute e della sicurezza alimentare di clienti e personale».

Oltre al sostanziale divieto di utilizzare i prodotti per l'igiene e la toilette che oggi le strutture ricettive pongono a disposizione degli ospiti, a preoccupare anche l'obbligo del sistema del cauzionamento per il riciclo che, nonostante l'esenzione prevista per gli Stati membri con un tasso di raccolta differenziata superiore al 78% entro il 2026, per il nostro Paese rischia di «essere poco utile, economicamente dannoso e difficilmente realizzabile considerato che l'attuale tasso di raccolta è oggi al 65,2%».

Per Confcommercio, fortemente problematici sono poi sia l'introduzione di target stringenti sul riuso, sia l'imposizione di divieti e restrizioni per numerose tipologie di imballaggio monouso, che rischiano «non solo di confliggere con le regole di protezione e conservazione degli alimenti e di tutela della salute del consumatore, ma anche di generare un maggior inquinamento ambientale dovuto al trasporto di ritorno degli imballaggi dopo il loro uso, nonché al lavaggio e all'asciugatura che impiegano più energia, più acqua e più risorse di quelle necessarie per la produzione e l'utilizzo di imballaggi monouso».

Ad essere attenzionato anche il divieto dei cosmetici monouso nelle strutture ricettive: «Sosteniamo il tentativo del Parlamento europeo di limitarlo ai cosmetici monouso in miniatura di plastica, al fine di poter mantenere standard alti di igiene e sicurezza e, soprattutto, evitare il conseguente inevitabile passaggio a sistemi di ricarica che, ad oggi, si sono rivelati alquanto costosi». La soluzione di introdurre sistemi di ricarica dei cosmetici pone  problemi di responsabilità: infatti, questo sistema potrebbe generare casi di contaminazione tra prodotti importati dall'esterno dagli ospiti e, quindi, risulterebbe faticoso per gli esercenti fornire una prova di non responsabilità.

Le proposte di Confcommercio sul nuovo regolamento Ue sugli imballaggi

«Sarebbe quantomeno opportuno - dice Confcommercio - sostenere le proposte emendative del Parlamento europeo che concedono alle imprese più tempo per adeguarsi ai nuovi formati di imballaggio, posticipando l'introduzione dei divieti al 1° gennaio 2030 e introducono la possibilità di revisione delle restrizioni da parte della Commissione entro 5 anni dall'entrata in vigore del Regolamento». 

Confcommercio suggerisce poi di alzare da 100mq a 200mq la superficie  per esentare gli operatori dall'obbligo di raggiungere gli obiettivi indicati in termini di riutilizzo e ricarica. Anche perché altrimenti, solo per gli operatori della ristorazione, la norma colpirebbe oltre 130 mila unità. «Rilevantissimi sarebbero gli oneri economici per gli operatori legati alla gestione degli spazi adibiti a depositi e all'eventuale assunzione di personale per l'amministrazione dei medesimi».

Sull'obbligo di fornire acqua di rubinetto gratuitamente ai clienti, quindi sottolinea: «L'acqua di rubinetto costituisce un costo mensile per le attività sia per la propria fornitura, sia di servizio al cliente. Tra l'altro, per quanto in Italia sia generalmente potabile, spesso non soddisfa adeguati standard di qualità, il che porta molti imprenditori ad investire in depuratori et similia, sostenendo costi per l'acquisto e la manutenzione dei macchinari. Se poi si tiene conto che l'81% delle bottiglie utilizzate nei ristoranti è di vetro, è chiaro come la proposta andrà solo a colpire i ricavi degli esercenti, senza affrontare il reale problema del consumo di acqua in bottiglie (di plastica) monouso in ambito domestico».

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Alberto Lupini


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