I viaggi nei Paesi più sostenibili, ecco una mappa
Destination Sustainability Index è un indice con cui valutare le azioni che ogni Paese nel mondo apporterà per combattere l'innalzamento delle temperature e l'inquinamento. Un modo diverso per scegliere le vacanze
Secondo l’ultimo studio pubblicato da World Tourism Organization si stima che entro il 2030 i viaggiatori nel mondo sfioreranno quota 2 miliardi. Il turismo di massa è responsabile dell’8% delle emissioni globali di gas serra, circa 4.5 gigatonnellate di anidride carbonica l’anno, tenendo in considerazione non solo i viaggi via aereo, automobile e nave, ma anche la costruzione e manutenzione degli hotel, i cibi industriali negli alberghi e lo shopping effettuato dai turisti in viaggio. Ricopre dunque un ruolo determinante nella crisi climatica che stiamo vivendo e sarà tra le prime industrie a soffrirne: in base rapporto commissionato dal Governo all’università Ca’ Foscari di Venezia l’innalzamento del solo 2% delle temperature potrebbe portare alla riduzione del flusso turistico del 15%, per lo scioglimento delle nevi al nord e l’erosione delle spiagge al sud.
Urge invertire la rotta e la pandemia ha accelerato un trend che già prima del lockdown aveva iniziato a farsi strada: quello del turismo sostenibile, basato su un’azione congiunta tra le imprese operanti nel settore e i viaggiatori, consapevoli dell’effetto dannoso per l’ambiente di uno sviluppo fuori controllo.
Una mappa dei Paesi più attenti
Per questo The Data Appeal Company ha ideato il Destination Sustainability Index, un indice proprietario creato per misurare e monitorare l’impatto e l’efficacia delle azioni intraprese da qualsiasi destinazione del mondo (città, regione o Paese) a favore della sostenibilità, in linea con i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile adottati dai membri delle Nazioni Unite secondo l’Agenda 2030, delle proposte enunciate dal Wto per la misurazione della sostenibilità turistica e del set di dati indicati del Sistema Europeo di Indicatori del Turismo (ETSI).
Tra i Paesi maggiormente responsabili dell’inquinamento turistico al primo posto troviamo gli Stati Uniti seguiti da Cina, Germania e India. Ma anche il Belpaese, quinta destinazione turistica mondiale, non se la passa bene.
I criteri per disegnare la mappa
«Per creare il DSI, utilizziamo l’immenso data lake di cui siamo in possesso combinato con decine di fonti dati, risorse satellitari, rapporti nazionali sull'educazione e statistiche ufficiali sui trasporti», spiega Mirko Lalli, ceo e Fondatore di The Data Appeal Company.
Ad oggi il Destination Sustainability Index è in grado di misurare alcuni aspetti fondamentali della sostenibilità turistica:
- Ambiente: inteso come riduzione dell’impatto umano e la conservazione della biodiversità, la capacità delle imprese turistiche di abbracciare politiche volte al risparmio energetico, all’utilizzo di prodotti non inquinanti e al riciclo.
- Economia: intesa come la capacità delle aziende e del territorio di ricondurre la produttività alla sostenibilità, di contribuire alla crescita dell’ecosistema economico locale e delle imprese a conduzione e gestione locale. A questo aspetto si affianca la capacità da parte delle aziende di offrire salari equi e ruoli senza discriminazione di genere, di età e di cultura o religione.
- Società: ovvero la valutazione dell’impatto del turismo sugli abitanti del luogo, sia inteso come integrazione con la cultura e le comunità locali, sia come sostegno alle imprese locali.
- Governance: cioè la gestione di politiche rivolte a promuovere la sostenibilità ambientale e culturale delle imprese e dei locali; coordinamento e promozione di iniziative per mantenere il turismo in un alveo sostenibile.
Per calcolare questo indice il team di data analyst di Data Appeal raccoglie e analizza una moltitudine di dati preziosi (qualità dell'aria, livelli di CO2, cambiamento climatico e uso del suolo, densità di popolazione, salute e benessere psico-fisico degli abitanti, tipologia di spazi verdi urbani, qualità dell'istruzione e dei trasporti pubblici) per capire lo stato dell’arte della destinazione, l’efficacia delle azioni intraprese e progettare quelle future .
«Questo - conclude Lalli - può essere il punto di partenza per progettare un nuovo futuro del turismo: la pandemia ci ha aperto la strada ad un grande ripensamento, e i temi messi sul piatto nel corso di Cop26 non possono non riguardare questo settore che rappresenta una delle economie trainanti del sistema globale. Il monitoraggio e la misurazione delle iniziative intraprese rappresentano lo step indispensabile per costruire azioni efficaci per migliorare la qualità della vita, proteggere l’ambiente e gli ecosistemi e preservare le risorse naturali per le generazioni di oggi e quelle future. Perché una destinazione sostenibile migliora la qualità della vita dei suoi abitanti e dei visitatori, è più produttiva e riduce i costi gestionali e operativi, offre ambienti più salubri, perché contiene le emissioni di carbonio, costruisce un’immagine migliore e più attraente per i turisti e i talenti internazionali».
Il Destination Sustainability Index può essere integrato direttamente in qualsiasi piattaforma di business intelligence esistente tramite API. È anche disponibile sulla piattaforma di analisi territoriale Data Appeal Studio.
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Alberto Lupini
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