I turisti temono le code ai musei L'estate nera delle città d'arte

La tendenza delle (poche) prenotazioni per le vacanze estive va nella direzione di montagna, mare, campagna e laghi che assicurano distanziamento e spazi aperti . Così le città turistiche pagano dazio. Le prenotazioni sono un paio al giorno e molti alberghi non riapriranno. I casi di Venezia, Firenze e Roma

13 giugno 2020 | 06:50
di Federico Biffignandi
Da tutto a niente. Per ora. Le città d’arte si affacciano all’estate 2020, quella condizionata dalle norme anti contagio, e vedono il cielo annebbiato, nonostante la bella stagione. Dalle principali città turistiche come Roma, Venezia e Firenze poco si può dire su che cosa accadrà. Ci si limita ad analizzare il momento attuale che non promette nulla di buono anche se il restare alla finestra ad attendere è l’umore che accomuna un po’ tutti. Per capire se qualcosa si possa muovere oppure per vedere che tutto resta fermo e mettersi il cuore in pace (si fa per dire) e predisporre la riapertura per la primavera 2021.


Le bellezze artistiche non saranno affollate in questa estate covid free

Il motivo di questo allontanamento dalla città è senza dubbio legato alla volontà dei turisti di alloggiare in posti poco affollati, dove gli spazi sono ampi e restare all’aria aperta è l’attrativa principale della vacanza. E quindi mare e montagna, lago e campagna oppure collina. Gli alberghi, l’abbiamo raccontato contano sulle dita di una mano le prenotazioni, mentre le strutture extraricettive viaggiano più forte anche in questo caso perché i turisti sono attratti da soluzioni autonome e famigliari. Meno contatti con altre persone, più la vacanza sarà bella.


Piazza Navona a Roma

A Roma i flussi turistici stanno andando tutti nella direzione del mare con gli alberghi che iniziano a ricevere un gruzzolo di prenotazioni meno penoso rispetto alle scorse settimane. Siamo comunque nell’ordine dell’1-2 al giorno, ma se scatta la scintilla è più probabile che la curva inizi ad alzarsi. «Le prenotazioni in città - spiega Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma - stentano perché dobbiamo considerare che il 72% del turismo romano è composto da turisti stranieri e quest’anno i viaggi dall’estero sono in forte dubbio. Dipendiamo dalle scelte delle compagnie aeree, ma purtroppo sembra che in questo senso non si possa tornare alla normalità prima di due anni. Per questo molte strutture ancora non riaprono, attualmente siamo nell’ordine delle 150 su 1.200».

Che gli italiani riscoprano le proprie città è più una pia illusione piuttosto che un reale discorso utile al mondo del turismo per provare a consolarsi e arginare almeno un po’ del buco creato dal lockdown. Qualche italiano è probabile che si lasci affascinare dall’idea di visitare i canali di Venezia semivuoti, di passeggiare sui viali romani senza fare code o di concedersi un aperitivo sul Lungarno senza folla, ma si tratterà probabilmente solo di turismo di passaggio che potrebbe dare un po’ di respiro ai pubblici esercizi, ma non agli alberghi perché le notti è meglio passarle a casa propria oppure in un b&b lontano dal centro.


Piazza San Marco a Venezia

«Attualmente - spiega Daniele Minotto, vicedirettore gli albergatori di Venezia - sono riaperte 50 strutture in tutto, vale a dire circa il 10-15% del totale, e la previsione è che da qui a luglio riaprirà il 70% degli alberghi. Le prenotazioni sono però ancora praticamente a zero e al momento solo il 10% delle camere di quegli alberghi è occupato. Quei pochi che stanno arrivando sono italiani e tedeschi che però si dirigono verso il mare e con mezzi propri. Questo è un ulteriore problema per Venezia che, per ovvi motivi, rende complicato l’accesso con queste modalità. Stiamo cercando di trovare accordi con i parcheggi comunali per trovare una soluzione efficace. La città dal canto suo sta facendo un bel lavoro, l’amministrazione si sta adoperando per provare ad allestire una città sicura, ma accogliente. Ha anche confermato due eventi pubblici come il Redentore e la Regata storica anche se puntavamo molto sulla Biennale, che non si farà, e sulla Mostra del Cinema che si farà ma non sappiamo in quali modalità. Come città ci stiamo compattando, il 16 luglio all’aeroporto abbiamo organizzato l’evento Whm che avrà come focus proprio la condivisione di strategie tra tutti gli attori sociali di Venezia. Questo è il messaggio che vogliamo far passare ai turisti nella speranza di riuscire a occupare almeno il 30% della disponibilità alberghiera per l’ultimo trimestre di quest’anno. Insieme a questo non smettiamo di chiedere aiuti statali e un prolungamento degli ammortizzatori sociali che ci traghettino almeno fino a primavera 2021».


Palazzo Vecchio a Firenze

Le stime non sono migliori nemmeno a Firenze. Il sentiment segue l’onda di Roma e Venezia e pure i numeri sono lo specchio di una situazione che da Nord a Sud è preoccupante. «La paura della gente di venire in città si nota - dice Francesco Bechi, presidente di Federalberghi Firenze - ma noi dobbiamo fare in modo che venga trasmessa fiducia. Stiamo lavorando sodo come alberghi e come città per rispettare le linee guida e anche oltre. Tuttavia solo il 25-30% degli albergatori ha scelto di riaprire le porte della propria struttura con molti imprenditori che hanno addirittura spostato la ripartenza a primavera prossima. Dall’estero è chiaro che arriveranno pochissimi stranieri e non credo che il flusso turistico italiano possa aiutare il mondo del turismo a coprire i buchi. Non sono molto fiducioso sul futuro, puntiamo ad avere un 35-40% di occupazione entro la fine dell’anno. Questo dato è comunque allarmante, da profondo rosso se pensiamo che bisognerebbe avere un’occupazione media annuale dell’80-85% per fare guadagni. A proposito di questo siamo anche molto attenti alle tariffe, stiamo lavorando affinchè rimangano in linea con quelle consuete: un gioco al ribasso sarebbe ulteriormente dannoso per il nostro settore che invece vorremmo tenere in vita e rilanciare».

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Alberto Lupini


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