I sindaci contro il nuovo decreto «Siamo stati lasciati da soli»
Spetterà ai primi cittadini chiudere strade e quartieri della movida, in caso di assembramenti, ma da nord a sud monta la protesta: «Situazioni ingestibili, ci mancano i mezzi per agire» . Poi la puntualizzazione del Governo: «Le scelte andranno fatte con i prefetti, con il supporto dei Comitati provinciali di ordine pubblico»
19 ottobre 2020 | 11:35
Nessun lockdown, nessun coprifuoco: l’ultimo decreto firmato nella notte dal Premier Giuseppe Conte non è intervenuto con nuove restrizioni sulla libertà di movimento della popolazione all’interno delle città. I sindaci potranno comunque decidere di chiudere strade e quartieri della movida in caso di assembramenti. Una specifica che non è scritta espressamente del Dpcm, ma si tratta di una facoltà che spetta ai primi cittadini, come ha ribadito questa mattina a Rainews 24 il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia: «Nel Dpcm c'era una norma che richiamava espressamente i sindaci - ha chiarito - Quella norma è stata smussata. Detto questo, se c'è un quartiere da chiudere lo decidono i sindaci e non c'era neanche bisogno di inserirlo nel Dpcm perché è già così. I sindaci sappiano che lo stato è al loro fianco 24 ore su 24».
Parole, queste ultime, che vorrebbero essere rassicuranti, ma che invece hanno scatenato una dura reazione da parte dei primi cittadini, da nord a sud, da destra o da sinistra. Tra i primi a intervenire, i sindaci di Napoli, Luigi De Magistris, il presidente dell'Anci (Associazione nazionali dei comuni) e sindaco di Bari Antonio Decaro e quello di Bergamo Giorgio Gori ( tutti di centro sinistra) che parlano di responsabilità gettate addosso ai primi cittadini. Sulla stessa lunghezza d'onda anche le reazioni dei primi cittadini di Ferrara Alan Fabbri e Diamante (Cs), Ernesto Magorno. A loro sotegno anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia e di Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati ( attualmente in quarantena per Covid).
NAPOLI, DE MAGISTRIS: PRESIDENTE, CORREGGA IL TIRO
«Non posso credere che si sia deliberatamente e dall’alto, senza consultare sul punto i sindaci d’Italia, scelto di scaricare su di noi una decisione non praticabile - ha aggiunto De Magistris - L’effetto delle parole pronunciate dal presidente del Consiglio davanti a milioni di italiane e italiani sarà quello di lasciare ancora una volta i sindaci con il cerino in mano. Lo Stato sceglie, quindi, di puntare il dito per nascondere quello che non si è fatto, in tante parti del Paese, per rafforzare la rete territoriale di sanità pubblica».
Da qui l'appello del primo cittadino di Napoli rivolto direttamente al Presidente del Consiglio: «Presidente corregga il tiro, faccia il generale che sta vicino ai soldati che combattono sulla prima linea con pochi viveri e poche armi e che cercano, ogni giorno, di arginare epidemia sociale, economica e lavorativa e contenere l’avanzata del contagio criminale».
BARI, DECARO: I SINDACI NON POSSONO CONTOLLARE
FIRENZE, NARDELLA: SE LO STATO VUOLE UN COPRIFUOCO, LO FACCIA SENZA SCARICARE LE RESPONSABILITA'
«Se lo Stato vuole il coprifuoco, faccia - ha detto il sindaco di Fireze, Dario Nardella - Faccia un vero coprifuoco, se invece vuole una misura specifica strada per strada, piazza per piazza non dia genericamente la responsabilità al sindaco, ma compiti precisi e gli strumenti per fare le cose, anche per gestire l'impatto economico. Noi non ci tiriamo indietro».
BERGAMO, GORI: PER CHIUDERE SERVONO AGENTI, CHI LI HA?
Da Bergamo, Giorgio Gori fa notare che «per chiudere una piazza con cinque vie d’accesso servono almeno 10 agenti. Chi li ha? Poi però - dice il Dpdm - bisogna consentire l’accesso agli esercizi commerciali e alle abitazioni. Come si controlla? E se la gente si sposta e si assembra nella via accanto? Inapplicabile».
FERRARA, FABBRI: CI ASPETTAVAMO PIU' AIUTI
«I sindaci sono sempre stati in prima linea e continueranno ad esserlo. Non ci tireremo indietro anche di fronte alle nuove responsabilità che il governo ha deciso di scaricare su di noi, ma tutto questo deve essere accompagnato da adeguate misure di ristoro economico per le attività a cui si impongono chiusure e di sostegno ai Comuni». Il sindaco di Ferrara e vicepresidente Anci Emilia-Romagna Alan Fabbri (Lega) ha commentato i contenuti del nuovo Dpcm. «Da parte del governo ci saremmo aspettati, da subito, un quadro dettagliato di risorse, azioni e interventi per aiutare categorie e attività su cui, anche questo Dpcm, impatterà in maniera fortemente negativa - ha aggiunto - Purtroppo così non è stato, al momento ci sono solo sterili promesse. Come Comune abbiamo cercato di fare la nostra parte - sottolinea Fabbri - e continueremo a farla. Penso, ad esempio, al bando da 1,7 milioni di euro a fondo perduto per le piccole imprese danneggiate dal lockdown.
DIAMANTE (COSENZA), MAGORNO: UNA DECISIONE CHE LASCIA PERPLESSI
«Il nuovo Dpcm scarica sui sindaci la responsabilità del coprifuoco alle 21, una decisione che lascia perplessi anche perché, come sottolineato a più riprese negli scorsi mesi, esiste un problema relativo ai controlli. Esistono realtà del Sud senza neanche un vigile urbano». Le parole sono di Ernesto Magorno, sindaco di Diamante (Cosenza) e senatore di Italia Viva. «Come è possibile garantire - si domanda Magorno - un'adeguata copertura del territorio? I sindaci hanno sempre mostrato spirito di collaborazione nonostante non abbiano trovato ascolto nelle istituzioni che ora devono cambiare rotta perché non possiamo essere lasciati soli».
«Col nuovo Dpcm lo Stato non abbandona i Comuni né li investe di responsabilità improprie - ha ribadito in mattinata il sottosegretario all’Interno con delega agli Enti Locali, Achille Variati - I primi cittadini, che sono autorità sanitarie locali, saranno ovviamente supportati in tutto dai Prefetti, negli appositi Comitati provinciali di ordine pubblico. Ed è proprio con i Prefetti e nei Comitati Provinciali che si potranno valutare casi particolarmente delicati in cui risultasse necessario, opportuno e possibile chiudere al pubblico strade o piazze».
ZAIA: SI RISCHIA LO SCARICABARILE
Tra le prime dichiarazioni sul fronte politico, quella rilasciata a SkyTg24 da Luca Zaia, presidente della Regione Veneto: «Qui si rischia lo scaricabarile: chiedo al Governo che nelle misure restrittive ci sia l'autonomia delle Regioni, ma se il Governo ha informazioni per cui possono essere consigliate alcune misure lo faccia formalmente. Il Dpcm - ha spiegato - dice che i governatori possono fare misure restrittive e dice che nel momento in cui vuole misure estensive, queste vanno negoziate col ministro. Noi non abbiamo un comitato tecnico, per cui il ministero è bene che si avverta. Altrimenti scopriamo che la regione Veneto poteva fare qualcosa e non l'ha fatto, il rischio è dello scaricabarile. In Veneto in questo momento il semaforo non è più verde, è tra verde e l'arancione, non siamo in emergenza sanitaria ospedaliera ma potrebbe non durare e nelle prossime settimane potrebbe cambiare tutto. Potrebbe accadere che arrivi un carico nella terapia intensiva che cambia improvvisamente lo scenario. Ma siamo pronti con l'artiglieria pesante e con 1016 terapie intensive».
GELMINI, IL GOVERNO NON È RIUSCITO A PROGRAMMARE UNA RISPOSTA ADEGUATA ALLA SECONDA ONDATA
Sempre dall’opposizione, una nota di Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati: «La crescita del numero dei contagi e la preoccupante situazione degli ospedali richiedono prudenza e misura, linea sempre sposata da Forza Italia, ma avrebbero richiesto anche un vero coinvolgimento delle opposizioni e del Parlamento, e decisioni chiare e nette. Il nuovo Dpcm, il secondo nel giro di 5 giorni, e probabilmente fra qualche giorno se ne renderà necessario un altro, è la riprova che il Governo non è riuscito a programmare una risposta adeguata alla seconda ondata della pandemia e che ha scelto ancora una volta di scaricare le responsabilità su enti locali e Regioni. Per il trasporto pubblico non si è messo in campo alcun serio progetto di riorganizzazione; sulla scuola si sono persi mesi preziosi; le uniche cose che si riescono a tracciare sono le code ai drive in per i tamponi. Siamo agli 'ultimatum' a palestre e piscine, come se fosse questo il problema. La situazione richiede serietà: i cittadini siano più responsabili del Governo e ne usciremo tutti insieme».
Parole, queste ultime, che vorrebbero essere rassicuranti, ma che invece hanno scatenato una dura reazione da parte dei primi cittadini, da nord a sud, da destra o da sinistra. Tra i primi a intervenire, i sindaci di Napoli, Luigi De Magistris, il presidente dell'Anci (Associazione nazionali dei comuni) e sindaco di Bari Antonio Decaro e quello di Bergamo Giorgio Gori ( tutti di centro sinistra) che parlano di responsabilità gettate addosso ai primi cittadini. Sulla stessa lunghezza d'onda anche le reazioni dei primi cittadini di Ferrara Alan Fabbri e Diamante (Cs), Ernesto Magorno. A loro sotegno anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia e di Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati ( attualmente in quarantena per Covid).
NAPOLI, DE MAGISTRIS: PRESIDENTE, CORREGGA IL TIRO
Luigi De Magistris
Tra i primi a commentare gli effetti del nuovo decreto è stato il sindaco di Napoli Luigi De Magistris: «Noi sindaci siamo neri - ha detto parlando a Radio Cusano - Il Dpcm mi sembra complessivamente equilibrato, ma potrebbe essere l’inizio di un’escalation. Dopo 9 mesi di pandemia ascoltare un premier che scarica la responsabilità su chi sta combattendo a mani nude, l’ho visto come un segno o di scarsa sensibilità o di resa. Conte dice che noi sindaci possiamo chiudere le piazze, le vie dalle 21, come se avessimo le risorse per farlo. Se un generale arroccato nel suo palazzo non si rende conto che i soldati sono allo stremo, senza armi, senza munizioni, un po’ di preoccupazione ci sta».«Non posso credere che si sia deliberatamente e dall’alto, senza consultare sul punto i sindaci d’Italia, scelto di scaricare su di noi una decisione non praticabile - ha aggiunto De Magistris - L’effetto delle parole pronunciate dal presidente del Consiglio davanti a milioni di italiane e italiani sarà quello di lasciare ancora una volta i sindaci con il cerino in mano. Lo Stato sceglie, quindi, di puntare il dito per nascondere quello che non si è fatto, in tante parti del Paese, per rafforzare la rete territoriale di sanità pubblica».
Da qui l'appello del primo cittadino di Napoli rivolto direttamente al Presidente del Consiglio: «Presidente corregga il tiro, faccia il generale che sta vicino ai soldati che combattono sulla prima linea con pochi viveri e poche armi e che cercano, ogni giorno, di arginare epidemia sociale, economica e lavorativa e contenere l’avanzata del contagio criminale».
BARI, DECARO: I SINDACI NON POSSONO CONTOLLARE
Antonio Decaro
Da Napoli a Bari, le parole del sindaco Antonio Decaro (che è anche presidente Anci-Associazione nazionale comuni italiani), sono dello stesso tenore. «Il governo ha voluto scaricare la responsabilità del coprifuoco sui sindaci - ha detto Decaro, anche lui parlando in radio, alla trasmissione 'The Breakfast Club' su Radio Capital - Non è possibile che siano i sindaci a chiudere le piazze e le vie della movida. I sindaci non possono controllare: per questo abbiamo preteso che sparisse dal testo del Dpcm la parola sindaco. Non ci piacciono le ordinanze-spot: se non possono esserci controlli, la norma è priva di senso. È stata commessa una scorrettezza istituzionale, non parteciperemo più a riunioni di regia perché tanto la presenza dei sindaci è inutile. Si incontrano i ministri con i presidenti di regione e decidono in autonomia. Il governo decide senza tener conto delle esigenze locali».FIRENZE, NARDELLA: SE LO STATO VUOLE UN COPRIFUOCO, LO FACCIA SENZA SCARICARE LE RESPONSABILITA'
Dario Nardella
«Se lo Stato vuole il coprifuoco, faccia - ha detto il sindaco di Fireze, Dario Nardella - Faccia un vero coprifuoco, se invece vuole una misura specifica strada per strada, piazza per piazza non dia genericamente la responsabilità al sindaco, ma compiti precisi e gli strumenti per fare le cose, anche per gestire l'impatto economico. Noi non ci tiriamo indietro».
BERGAMO, GORI: PER CHIUDERE SERVONO AGENTI, CHI LI HA?
Giorgio Gori
Da Bergamo, Giorgio Gori fa notare che «per chiudere una piazza con cinque vie d’accesso servono almeno 10 agenti. Chi li ha? Poi però - dice il Dpdm - bisogna consentire l’accesso agli esercizi commerciali e alle abitazioni. Come si controlla? E se la gente si sposta e si assembra nella via accanto? Inapplicabile».
FERRARA, FABBRI: CI ASPETTAVAMO PIU' AIUTI
Alan Fabbri
«I sindaci sono sempre stati in prima linea e continueranno ad esserlo. Non ci tireremo indietro anche di fronte alle nuove responsabilità che il governo ha deciso di scaricare su di noi, ma tutto questo deve essere accompagnato da adeguate misure di ristoro economico per le attività a cui si impongono chiusure e di sostegno ai Comuni». Il sindaco di Ferrara e vicepresidente Anci Emilia-Romagna Alan Fabbri (Lega) ha commentato i contenuti del nuovo Dpcm. «Da parte del governo ci saremmo aspettati, da subito, un quadro dettagliato di risorse, azioni e interventi per aiutare categorie e attività su cui, anche questo Dpcm, impatterà in maniera fortemente negativa - ha aggiunto - Purtroppo così non è stato, al momento ci sono solo sterili promesse. Come Comune abbiamo cercato di fare la nostra parte - sottolinea Fabbri - e continueremo a farla. Penso, ad esempio, al bando da 1,7 milioni di euro a fondo perduto per le piccole imprese danneggiate dal lockdown.
DIAMANTE (COSENZA), MAGORNO: UNA DECISIONE CHE LASCIA PERPLESSI
Ernesto Magorno
«Il nuovo Dpcm scarica sui sindaci la responsabilità del coprifuoco alle 21, una decisione che lascia perplessi anche perché, come sottolineato a più riprese negli scorsi mesi, esiste un problema relativo ai controlli. Esistono realtà del Sud senza neanche un vigile urbano». Le parole sono di Ernesto Magorno, sindaco di Diamante (Cosenza) e senatore di Italia Viva. «Come è possibile garantire - si domanda Magorno - un'adeguata copertura del territorio? I sindaci hanno sempre mostrato spirito di collaborazione nonostante non abbiano trovato ascolto nelle istituzioni che ora devono cambiare rotta perché non possiamo essere lasciati soli».
«Col nuovo Dpcm lo Stato non abbandona i Comuni né li investe di responsabilità improprie - ha ribadito in mattinata il sottosegretario all’Interno con delega agli Enti Locali, Achille Variati - I primi cittadini, che sono autorità sanitarie locali, saranno ovviamente supportati in tutto dai Prefetti, negli appositi Comitati provinciali di ordine pubblico. Ed è proprio con i Prefetti e nei Comitati Provinciali che si potranno valutare casi particolarmente delicati in cui risultasse necessario, opportuno e possibile chiudere al pubblico strade o piazze».
ZAIA: SI RISCHIA LO SCARICABARILE
Luca Zaia
Tra le prime dichiarazioni sul fronte politico, quella rilasciata a SkyTg24 da Luca Zaia, presidente della Regione Veneto: «Qui si rischia lo scaricabarile: chiedo al Governo che nelle misure restrittive ci sia l'autonomia delle Regioni, ma se il Governo ha informazioni per cui possono essere consigliate alcune misure lo faccia formalmente. Il Dpcm - ha spiegato - dice che i governatori possono fare misure restrittive e dice che nel momento in cui vuole misure estensive, queste vanno negoziate col ministro. Noi non abbiamo un comitato tecnico, per cui il ministero è bene che si avverta. Altrimenti scopriamo che la regione Veneto poteva fare qualcosa e non l'ha fatto, il rischio è dello scaricabarile. In Veneto in questo momento il semaforo non è più verde, è tra verde e l'arancione, non siamo in emergenza sanitaria ospedaliera ma potrebbe non durare e nelle prossime settimane potrebbe cambiare tutto. Potrebbe accadere che arrivi un carico nella terapia intensiva che cambia improvvisamente lo scenario. Ma siamo pronti con l'artiglieria pesante e con 1016 terapie intensive».
GELMINI, IL GOVERNO NON È RIUSCITO A PROGRAMMARE UNA RISPOSTA ADEGUATA ALLA SECONDA ONDATA
Sempre dall’opposizione, una nota di Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati: «La crescita del numero dei contagi e la preoccupante situazione degli ospedali richiedono prudenza e misura, linea sempre sposata da Forza Italia, ma avrebbero richiesto anche un vero coinvolgimento delle opposizioni e del Parlamento, e decisioni chiare e nette. Il nuovo Dpcm, il secondo nel giro di 5 giorni, e probabilmente fra qualche giorno se ne renderà necessario un altro, è la riprova che il Governo non è riuscito a programmare una risposta adeguata alla seconda ondata della pandemia e che ha scelto ancora una volta di scaricare le responsabilità su enti locali e Regioni. Per il trasporto pubblico non si è messo in campo alcun serio progetto di riorganizzazione; sulla scuola si sono persi mesi preziosi; le uniche cose che si riescono a tracciare sono le code ai drive in per i tamponi. Siamo agli 'ultimatum' a palestre e piscine, come se fosse questo il problema. La situazione richiede serietà: i cittadini siano più responsabili del Governo e ne usciremo tutti insieme».
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Alberto Lupini
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