Ristoratori contro le piattaforme di food delivery: «Hanno regole diverse e noi scioperiamo»
I ristoratori toscani stanchi di continue decisioni poco favorevoli al settore scelgono di non affidarsi alle grandi piattaforme di delivery chiedendo ai consumatori di effettuare ordini diretti tramite telefonate
05 gennaio 2021 | 15:38
Fatto il Decreto, ecco le polemiche. I ristoratori si vedono costretti a fare i conti dei danni ad ogni annuncio sulle nuove restrizioni e a implorare più tempestività nella comunicazione in modo da poter programmare e progettare quel poco che si può. Non ci sono infatti solo i conti dei bilanci più spicci a preoccupare gli addetti ai lavori, ma anche le politiche adottate dal Governo costantemente a sfavore del settore.
Pasquale Naccari, portavoce di Tutela nazionale imprese - Horeca e Ristoratori Toscana torna sulla questione: «Siamo molto preoccupati e amareggiati per tutta questa incertezza nella quale ci costringono a vivere. Si naviga a vista. Il decreto legge è arrivato come al solito nottetempo, con "il favore delle tenebre”, anche se Giuseppe Conte dice il contrario, ed è valido solo fino al 15 gennaio (forse)».
Nessun turista, tanto smart working e i ristoranti non lavorano
Lo sguardo va spesso all’estero per capire come si comportano gli altri Stati in questa situazione di emergenza e si torna dalla panoramica internazionale con poco conforto: «Anche in altri Stati, vedi Germania o Gran Bretagna, vengono imposte misure restrittive, ma non si cambiano colori e regole ogni 5 minuti - prosegue Naccari - in Italia, ormai è acclarato, non c'è la capacità di programmare e dare stabilità a cittadini e imprese. I ristoranti non si aprono e chiudono in un giorno. Lavoriamo con materia prima deteriorabile e in queste condizioni non è possibile organizzarsi. Senza contare che è assurdo chiudere i ristoranti, che possono aprire solo a pranzo, nel fine settimana. Dal lunedì al venerdì la gente in giro è pochissima, non ci sono turisti e quasi tutti lavorano in smart working. Solo sabato e domenica i ristoranti potrebbero lavorare con le famiglie che decidono di andare a pranzo fuori. Ma anche questa possibilità ci è negata».
Sciopero contro le piattaforme di food delivery
Lo scontro si apre poi sulla lotta contro i grandi colossi rappresentati da piattaforme di food delivery tanto utili per i consumatori quanto protagoniste di un mercato non corretto nei confronti della ristorazione tradizionaIe se si considera la differenza di tasse da versare. Ecco perché è confermato per domani lo sciopero contro le piattaforme del food delivery, che «non dovendo rispettare le regole di tutti noi commercianti, giocano su un vero e proprio binario parallelo, esercitando una concorrenza sleale», osserva Naccari.
«Chiediamo - chiude Naccari - a tutte le persone che hanno a cuore le attività di vicinato di aiutarci a tenere in vita i nostri locali. Dal 6 gennaio, chiediamo agli italiani di sostenerci nella nostra battaglia. Come? Facendo i propri ordini telefonicamente direttamente presso i nostri punti vendita o servendosi dell'asporto e non tramite le piattaforme delle multinazionali che hanno sede all'estero e non pagano nemmeno le tasse in Italia. Non si tratta di una battaglia contro i fattorini questa, sia chiaro. Anzi questa è una lotta che porteremo avanti anche per loro e per far valere i loro diritti visto che in molti casi lavorano in condizioni di sfruttamento. Quando le nostre attività ricominceranno a funzionare saremo in grado di assumere queste persone».
Ristoratori contro le piattaforme di food delivery
Pasquale Naccari, portavoce di Tutela nazionale imprese - Horeca e Ristoratori Toscana torna sulla questione: «Siamo molto preoccupati e amareggiati per tutta questa incertezza nella quale ci costringono a vivere. Si naviga a vista. Il decreto legge è arrivato come al solito nottetempo, con "il favore delle tenebre”, anche se Giuseppe Conte dice il contrario, ed è valido solo fino al 15 gennaio (forse)».
Nessun turista, tanto smart working e i ristoranti non lavorano
Lo sguardo va spesso all’estero per capire come si comportano gli altri Stati in questa situazione di emergenza e si torna dalla panoramica internazionale con poco conforto: «Anche in altri Stati, vedi Germania o Gran Bretagna, vengono imposte misure restrittive, ma non si cambiano colori e regole ogni 5 minuti - prosegue Naccari - in Italia, ormai è acclarato, non c'è la capacità di programmare e dare stabilità a cittadini e imprese. I ristoranti non si aprono e chiudono in un giorno. Lavoriamo con materia prima deteriorabile e in queste condizioni non è possibile organizzarsi. Senza contare che è assurdo chiudere i ristoranti, che possono aprire solo a pranzo, nel fine settimana. Dal lunedì al venerdì la gente in giro è pochissima, non ci sono turisti e quasi tutti lavorano in smart working. Solo sabato e domenica i ristoranti potrebbero lavorare con le famiglie che decidono di andare a pranzo fuori. Ma anche questa possibilità ci è negata».
Pasquale Naccari
Sciopero contro le piattaforme di food delivery
Lo scontro si apre poi sulla lotta contro i grandi colossi rappresentati da piattaforme di food delivery tanto utili per i consumatori quanto protagoniste di un mercato non corretto nei confronti della ristorazione tradizionaIe se si considera la differenza di tasse da versare. Ecco perché è confermato per domani lo sciopero contro le piattaforme del food delivery, che «non dovendo rispettare le regole di tutti noi commercianti, giocano su un vero e proprio binario parallelo, esercitando una concorrenza sleale», osserva Naccari.
«Chiediamo - chiude Naccari - a tutte le persone che hanno a cuore le attività di vicinato di aiutarci a tenere in vita i nostri locali. Dal 6 gennaio, chiediamo agli italiani di sostenerci nella nostra battaglia. Come? Facendo i propri ordini telefonicamente direttamente presso i nostri punti vendita o servendosi dell'asporto e non tramite le piattaforme delle multinazionali che hanno sede all'estero e non pagano nemmeno le tasse in Italia. Non si tratta di una battaglia contro i fattorini questa, sia chiaro. Anzi questa è una lotta che porteremo avanti anche per loro e per far valere i loro diritti visto che in molti casi lavorano in condizioni di sfruttamento. Quando le nostre attività ricominceranno a funzionare saremo in grado di assumere queste persone».
© Riproduzione riservata
• Leggi CHECK-IN: Ristoranti, Hotel e Viaggi
• Iscriviti alle newsletter settimanali via mail |
• Abbonati alla rivista cartacea Italia a Tavola |
• Iscriviti alla newsletter su WhatsApp |
• Ricevi le principali news su Telegram |
“Italia a Tavola è da sempre in prima linea per garantire un’informazione libera e aggiornamenti puntuali sul mondo dell’enogastronomia e del turismo, promuovendo la conoscenza di tutti i suoi protagonisti attraverso l’utilizzo dei diversi media disponibili”
Alberto Lupini
Edizioni Contatto Surl | via Piatti 51 24030 Mozzo (BG) | P.IVA 02990040160 | Mail & Policy
| Reg. Tribunale di Bergamo n. 8 del 25/02/2009 - Roc n. 10548
Italia a Tavola è il principale quotidiano online rivolto al mondo Food Service, Horeca, GDO, F&B Manager, Pizzerie, Pasticcerie, Bar, Ospitalità, Turismo, Benessere e Salute. italiaatavola.net è strettamente integrato
con tutti i mezzi del network: i magazine mensili Italia a Tavola e CHECK-IN, le newsletter quotidiane su Whatsapp e Telegram, le newsletter settimanali rivolte a professionisti ed appassionati, i canali video e la presenza sui principali social (Facebook, X, Youtube, Instagram, Threads, Flipboard, Pinterest, Telegram e Twitch). ©® 2024
Italia a Tavola è il principale quotidiano online rivolto al mondo Food Service, Horeca, GDO, F&B Manager, Pizzerie, Pasticcerie, Bar, Ospitalità, Turismo, Benessere e Salute. italiaatavola.net è strettamente integrato
con tutti i mezzi del network: i magazine mensili Italia a Tavola e CHECK-IN, le newsletter quotidiane su Whatsapp e Telegram, le newsletter settimanali rivolte a professionisti ed appassionati, i canali video e la presenza sui principali social (Facebook, X, Youtube, Instagram, Threads, Flipboard, Pinterest, Telegram e Twitch). ©® 2024