I Maestri raccontano... Pensieri positivi

Tre personalità diverse si raccontano in questo momento di sospensione delle attività, dando consigli e messaggi di speranza. Dobbiamo riscoprire la bellezza della natura, le piccole cose e i rapporti umani

13 aprile 2020 | 09:34
di Fabio Di Pietro
Poiché vogliamo che questa rubrica possa trasmettere energia utile per chi vive dal punto di vista umano ma anche professionale momenti di profondo sconforto, 5-Hats con questo articolo vuole fornire una chiave di lettura importante. Abbiamo raggiunto telefonicamente tre Maestri che possono essere le voci di questo movimento e che rappresentano, vista la loro esperienza e sagacia, fonti di ispirazione per la ripresa in Italia.

Maria Antonietta Taticchi è un’artigiana perugina che ha legato la sua arte alla ceramica. Le abbiamo chiesto come si può cercare uno spiraglio di luce oltre il buio e cosa la spinge ad essere proprio oggi ottimista. «Di natura - afferma - sono ottimista! Credo molto nel mio lavoro e credo si siano superati momenti nella storia drammatici come le guerre, la peste, la spagnola, e sono convinta che supereremo anche questa. I miei figli, i più giovani in generale, sono spaventati perché tutto improvvisamente sembra azzerato e il futuro è incerto, ma se riempiamo di senso questo oggi, nonostante quello che ci viene momentaneamente proibito di fare, vivremo meglio il domani: finché c’è vita c’è speranza».


Maria Antonietta Taticchi

«Questo - prosegue Taticchi - lo devo al fatto che coltivo la mia passione per la pittura fin da bambina. A 16 anni i miei genitori mi portarono in una bottega a Deruta da un Maestro ceramista: da lì mi sono sempre rapportata all’arte, così come alle difficoltà della vita, mantenendo l’entusiasmo. Sono nipote di un agricoltore, mio nonno Giuseppe ha dato la sua vita per introdurre innovazione nell’agricoltura umbra». Parole che rivelano l’attaccamento alla sua terra e alle sue radici, con la trasversalità tipica dei Maestri. Ci ha raccontato che il nonno le faceva osservare i campi di grano e le vigne; le ha trasmesso l’amore per la campagna e la natura: da qui la predilezione per la pittura di paesaggi sulle sue ceramiche, con colori che evocano al massimo l’ambiente come il verde degli alberi e il rosso che è vita e passione. «Oggi dobbiamo tornare a prestare attenzione al valore delle cose e a quello che siamo, oltre a quello che produciamo. Non dobbiamo più prendere tutto per scontato, ma speriamo di imparare a dare il giusto valore a tutto, compreso ciò che acquistiamo».

Al Maestro del cuoio Stefano Parrini piace presentarsi così: «Il mio lavoro è lavorare il cuoio, un materiale usato da secoli che si modella sotto le mani in maniera incredibile e che utilizzo in vari modi per creare oggetti di diverso tipo. Grazie al cuoio mi posso esprimere; nei miei oggetti ci sono i miei pensieri e le mie inquietudini e per lavorarlo mi faccio avvolgere dalla musica». Il Maestro Parrini è un vero amante della musica, nel suo laboratorio una melodia non manca mai. «Do libero sfogo a quello che ho dentro e che sento di dover far uscire. Nei miei manufatti ci sono io!».


Stefano Parrini

Dopo aver espresso la sua passione artigiana e musicale, la riflessione è andata più in profondità, arrivando ad elencare (in un meraviglioso toscano verace) gli elementi chiave per uscire da questo periodo. «Tutto dovrebbe passare da un grosso ripensamento del nostro modo di vivere. Siamo stati ubriacati dall’idea di sentirci onnipotenti, quando in realtà non lo siamo per nulla. Credo che rivedere le nostre modalità sia il segreto che potremmo mettere in atto per uscirne. Pensiamo poi alle cose alle quali ritornare a prestare attenzione: la nostra amata tecnologia, che doveva farci sentire forti e al sicuro, oggi ha dimostrato tutta la sua fragilità. La forza è nelle cose semplici, nelle cose piccole. Ci siamo vergognati delle nostre radici umili e di essere originariamente un popolo di persone modeste che vengono dalla miseria. Come artigiano ho scelto una vita dignitosa, senza inseguire i guadagni facili, e l’ho fatto per scelta, perché credo in questo. Pensiamo a come i genitori “spaventano” i figli: “Se non studi ti mando a lavorare!”, come se lavorare fosse una punizione; in realtà il lavoro è qualcosa che ci rende migliori. Dobbiamo tornare a dare valore ai beni durevoli, non a ciò che si usa e poi si butta subito. Questa qualità di un prodotto dovrebbe essere messa in primo piano quando ne scegliamo uno».

Anche al noto Maestro pasticcere Dario Loison abbiamo domandato come si possa essere ottimisti in un momento del genere. «Sono positivo di mio, per carattere, poi ho una responsabilità di stipendi e famiglie dei miei collaboratori, che lavorano con noi da anni e chiedono continuità e risposte e il mio dovere è elaborare nuove strategie, nuovi prodotti, nuove soluzioni per il futuro della nostra pasticceria. Questo mi dà la forza. Il nostro Paese è lento, troppo lento. Forse ora questa emergenza darà l’occasione di imparare a muoversi più celermente. Come artigiani bisogna avere una marcia totalmente diversa rispetto alle istituzioni, siamo abituati ad elaborare nuove strategie velocemente».


Dario Loison

Per tornare ad emozionarlo con energia positiva, abbiamo poi parlato di aspetti a lui più cari, come il ritorno al legame fra arte e passione: «L’arte è legata alla passione, allo spirito indomito della ricerca verso i particolari che fanno la differenza, al sacrificio e quindi anche al duro lavoro e al proprio tempo dedicato ad ottenere risultati migliori. Molto spesso l’arte non è riconosciuta nel breve periodo, ci vuole perseveranza. Quando penso al mio dolce, penso a tutto quello che devo trasmettere a chi lo assaggerà, immaginando poi come posso farglielo capire».

Ala luce delle tre interviste, la cosa che sicuramente accomuna questi tre Maestri è il loro invito - una volta caduti i divieti e riaperte le opportunità - a muoversi e ri-scoprire. Il Maestro Loison ci invita a visitare luoghi di arte e cultura, dove quel che conta è l’esperienza immersiva ed emozionale che possa aiutarci ad accenderci nuove idee creative. Il Maestro Parrini ci invita a ricostruire un rapporto con la natura, dando alle occasioni di quotidiana “lentezza” il valore che meritano. La Maestra Taticchi ci invita a visitare la sua Perugia sulle orme del Raffaello, riscoprendo la potenzialità economica e culturale delle botteghe storiche che hanno racconti di Maestrie da tramandare fin dai tempi degli Etruschi. Questi Maestri, sopravvissuti alle complicate condizioni dell’epoca industriale, sono qui ad indicarci che la vera soluzione nel prossimo futuro è il ritorno alla valorizzazione delle botteghe artigiane, dove la vera bellezza e il vero capolavoro è il rapporto umano.

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Alberto Lupini


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