Hotel e ristoranti nel mirino della mafia: Dia e Confindustria provano a difenderli

La pandemia e la successiva crisi hanno acuito il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata. Un allarme che Italia a tavola ha più volte lanciato negli anni. Ora la Direzione investigativa antimafia e Confindustria Alberghi hanno siglato un accordo per monitorare e prevenire il fenomeno. Un segnale importante a cui si spera diano seguito altre associazioni

22 febbraio 2022 | 18:22
di Gianluca Pirovano

La pandemia si è abbattuta sulle nostre vite come un uragano, mettendo a rischio la nostra salute, fisica e mentale, e cambiando le prospettive. Il virus ha spalancato le porte a una crisi durissima e anche se all'orizzonte sembra finalmente esserci la luce in fondo al tunnel, gli strascichi li porteremo dietro per mesi, più probabilmente anni. 

A finire nel frullatore sono stati, loro malgrado, anche turismo e ristorazione, due settori che hanno pagato a caro prezzo chiusure e limitazioni. I due anni di Covid hanno lasciato in eredità numerose ferite. Un contesto in cui rischia di avere buon gioco la mafia, che da sempre si infiltra nelle pieghe della crisi e approfitta delle fragilità. Un allarme reale che Italia a tavola ha lanciato già nell'aprile di due anni fa e ha riportato a galla più volte, ma che resta per molti un tabù difficile da nominare. 

Dna (Direzione nazionale antimafia), Dia (Dipartimento investigativo antimafia) e Confindustria Alberghi hanno firmato un protocollo d'intesa per il monitoraggio e la tutela del settore. Un primo importante segnale, nella speranza che presto venga replicato da altre associazioni di categoria

 

Mafia, turismo e ristorazione: i numeri 

Crollo dei fatturati, mancanza di liquidità, difficoltà nell'accesso al credito, aperture, chiusure, limitazioni, Green pass, assenza di turisti e chi più ne ha più ne metta. Ogni giorno da due anni bar, ristoranti e alberghi devono fare i conti con tutto questo e lottano per sopravvivere. In un contesto del genere, le mafie hanno buon gioco e riescono a infiltrarsi con facilità. Certo, il settore più colpito resta ancora quello dell'agricoltura (15,9% dei casi), seguito dal commercio al dettaglio (15,2%) ma la ristorazione non ride di certo (13,8%). 

 

 

Gli ultimi numeri disponibili sono drammatici. Si parla infatti di 40mila imprese a forte rischio di infiltrazioni e di un giro d'affari per le mafie da 2,2 miliardi soltanto nel turismo, di cui il 40% nelle regioni del Mezzogiorno (dati Demoskopika). Sono sei i sistemi turistici regionali a presentare i rischi più elevati di infiltrazione criminale nel tessuto economico: Campania, Sicilia, Lazio, Calabria, Lombardia, Puglia. Sul versante opposto, sono quattro le regioni a presentare una minore vulnerabilità: Marche, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige.

Comanda la 'ndrangheta, poi tutte le altre 

C'è anche una stima sulle mafie più "pesanti" per turismo e ristorazione. Comanda la 'ndrangheta con un giro d'affari di 810 milioni di euro. Poi arriva la camorra che si prende il 33% dei già citati 2,2 miliardi, seguita a sua volta da Cosa nostra (20%) e Sacra corona unita (10%). 

 

Perché turismo e ristorazione 

Il problema c'è, i numeri lo fotografano in maniera chiara. Ma perché proprio turismo e ristorazione? Detto delle criticità che gli operatori del settore stanno attraversando per uscire interi dalla pandemia, ad attirare l'attenzione delle mafie ci sono anche i risvolti positivi. Nella prospettiva di medio periodo infatti il settore turistico alberghiero si caratterizza per le alte aspettative di piena ripresa e rilancio e il Piano Nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) destina al comparto importanti risorse economiche finalizzate all’attività di ristrutturazione riqualificazione dell’offerta. Insomma, piatto ricco mi ci ficco. E non soltanto in relazione all’acquisizione e gestione di strutture turistiche ma anche con riferimento all’ingresso nel sistema delle forniture di beni e di servizi.

 

 

L'accordo tra Dna, Dia e Confindustria Alberghi 

L'allarme, come detto, noi lo abbiamo lanciato da tempo. Il tema è caldo e qualcuno ha deciso di intervenire. Dna, Dia e Confindustria Alberghi hanno infatti siglato un protocollo d'intesa per la tutela del settore alberghiero da rischio di infiltrazioni. In cosa consiste? Nella costituzione di un tavolo permanente per il monitoraggio dei fenomeni e la definizione degli ambiti operativi attraverso la strutturazione di un modello di raccolta e trasmissione di dati relativi ai rapporti economici in essere. Tutto con l'obiettivo di tutelare le imprese, gli operatori economici e il regolare svolgimento delle dinamiche imprenditoriali.

«È un momento di estrema fragilità»

«Il nostro settore, duramente colpito dalla pandemia, sta attraversando un momento di estrema fragilità e molte strutture oggi, oltre ad essere appetibili agli occhi degli investitori speculativi, rischiano di cadere vittime delle infiltrazioni mafiose - ha sottolineato Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi - Il dialogo aperto con le massime Istituzioni preposte è volto a garantire continuità alle imprese che nel Pnrr potranno trovare una soluzione utile alla ripartenza, garantendo una ripresa del mercato e supportando tutti quegli operatori in difficoltà che altrimenti rischiano di cadere vittime di chi nel Pnrr spera di trovare un sistema per rimpinguare realtà legate alla criminalità organizzata». 

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Alberto Lupini


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