Hotel, prezzi giù anche ad agosto Nelle città d'arte cali fino al 40%
Confindustria alberghi continua a monitorare la situazione delle camere d’albergo italiane. Le città d’arte continuano a soffrire (meno del 30% degli hotel sono aperti) ma nelle località di mare non va meglio
21 luglio 2020 | 16:08
Il monitoraggio Confindustria alberghi, che registra ogni settimana l’andamento del settore e il sentiment degli operatori, registra una preoccupazione dell'intera categoria anche per il mese di agosto, con risultati ben lontani dal tutto esaurito degli anni precedenti. Una situazione, questa, testimoniata anche dalle tariffe che mediamente presentano riduzioni anche superiori al 20% rispetto all’anno precedente.
Si conferma particolarmente critico il momento per le città d’arte che sono ancora ferme in attesa della riapertura dei mercati internazionali. In queste località sono pochi gli hotel aperti - non si arriva al 30% - e di questi, quasi tutti segnalano una discesa dei prezzi di agosto 2020 tra il 20 e il 40%. Anche nelle destinazioni balneari si assiste ad un trend analogo seppur meno marcato, con una flessione dei prezzi intorno al 10% rispetto ad agosto 2019.
La booking window (il periodo durante il quale sono spalmate le ferie degli italiani) è sempre più corta, ma le indicazioni sui prezzi di vendita dei soggiorni per il prossimo mese lasciano pensare che si replicherà il basso tasso di occupazione delle camere che si sta registrando a luglio, con un calo intorno al 90% per gli alberghi delle città d’arte e del 30% per il mare.
In un contesto così preoccupante, resta drammatica la questione occupazionale. Oltre il 60% degli alberghi è ancora chiuso e la maggior parte di quelli aperti soffre di una debolezza della domanda tale da non poter richiamare in servizio la totalità dei lavoratori. Va ricordato infatti che le 18 settimane di cassa integrazione previste sono per molti già scadute o prossime a terminare per tutti.
In attesa che l’emergenza rientri, le criticità in atto inducono moltissime realtà a rimandare l’apertura nella speranza si torni a viaggiare scegliendo il Belpaese come meta delle proprie vacanze. «Purtroppo - dichiara Maria Carmela Colaiacovo, vicepresidente di Confindustria Alberghi - il quadro internazionale non è cambiato in questi mesi e il turismo italiano soffre dell’assenza dei viaggiatori internazionali che costituiscono ben oltre il 50% delle presenze. Un’assenza che condiziona profondamente il settore alberghiero particolarmente nei segmenti lusso e nelle città d’arte ma complessivamente su tutto il territorio.
Qualche timido segnale è arrivato in queste ultime settimane dai Paesi più vicini (Germania e Francia su tutti, ndr), ma non basta a sostenere il settore. Abbiamo bisogno di interventi urgenti per garantire la sopravvivenza delle nostre strutture, di un patrimonio che muove, come evidente in questi mesi, molta parte dell’economia dei territori e del Paese. Non abbiamo più tempo, chi ha aperto in queste settimane registra tassi di occupazione camere bassissimi che non permettono di sostenere un’attività a pieno regime».
Alberghi ancora nella morsa del Covid
Si conferma particolarmente critico il momento per le città d’arte che sono ancora ferme in attesa della riapertura dei mercati internazionali. In queste località sono pochi gli hotel aperti - non si arriva al 30% - e di questi, quasi tutti segnalano una discesa dei prezzi di agosto 2020 tra il 20 e il 40%. Anche nelle destinazioni balneari si assiste ad un trend analogo seppur meno marcato, con una flessione dei prezzi intorno al 10% rispetto ad agosto 2019.
La booking window (il periodo durante il quale sono spalmate le ferie degli italiani) è sempre più corta, ma le indicazioni sui prezzi di vendita dei soggiorni per il prossimo mese lasciano pensare che si replicherà il basso tasso di occupazione delle camere che si sta registrando a luglio, con un calo intorno al 90% per gli alberghi delle città d’arte e del 30% per il mare.
In un contesto così preoccupante, resta drammatica la questione occupazionale. Oltre il 60% degli alberghi è ancora chiuso e la maggior parte di quelli aperti soffre di una debolezza della domanda tale da non poter richiamare in servizio la totalità dei lavoratori. Va ricordato infatti che le 18 settimane di cassa integrazione previste sono per molti già scadute o prossime a terminare per tutti.
Maria Carmela Colaiacovo
In attesa che l’emergenza rientri, le criticità in atto inducono moltissime realtà a rimandare l’apertura nella speranza si torni a viaggiare scegliendo il Belpaese come meta delle proprie vacanze. «Purtroppo - dichiara Maria Carmela Colaiacovo, vicepresidente di Confindustria Alberghi - il quadro internazionale non è cambiato in questi mesi e il turismo italiano soffre dell’assenza dei viaggiatori internazionali che costituiscono ben oltre il 50% delle presenze. Un’assenza che condiziona profondamente il settore alberghiero particolarmente nei segmenti lusso e nelle città d’arte ma complessivamente su tutto il territorio.
Qualche timido segnale è arrivato in queste ultime settimane dai Paesi più vicini (Germania e Francia su tutti, ndr), ma non basta a sostenere il settore. Abbiamo bisogno di interventi urgenti per garantire la sopravvivenza delle nostre strutture, di un patrimonio che muove, come evidente in questi mesi, molta parte dell’economia dei territori e del Paese. Non abbiamo più tempo, chi ha aperto in queste settimane registra tassi di occupazione camere bassissimi che non permettono di sostenere un’attività a pieno regime».
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Alberto Lupini
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