Il Gufo e la trasparenza L’ennesima fake news
TripAdvisor ha pubblicato il primo report sulla trasparenza dando da intendere che il lavoro che sta facendo sta dando grossi risultati. Vero a metà: qualcosa di buono si intravede ma alcuni aspetti restano ancora dubbi
23 settembre 2019 | 18:13
di Alberto Lupini
Sono ancora tante le domande sulla vera trasparenza di TripAdvisor
Mettere nero su bianco che su 66 milioni di recensioni pubblicate nel mondo, 2,7 milioni sono state giudicate sospette, è certamente un primo segnale importante per la trasparenza dichiarata. E come Italia a Tavola abbiamo riconosciuto che uno sforzo, almeno a parole, sembra esserci stato. Ma se il 4,7% delle recensioni è stato respinto o rimosso (dato di per sé già grande), c’è da chiedersi come sia possibile che dai filtri definiti “avanzati” siano però passati la gran parte dei commenti assurdi e falsi che sono tuttora online in quantità enormemente più grande di quelli bloccati.Con l’intento di mostrarsi responsabile, il Gufo dichiara poi che avrebbe scoperto oltre 34mila locali che baravano nel mettere commenti fasulli. Ristoranti o alberghi che sono stati beccati a pubblicare notizie fasulle per scalare le classifiche in tutto il mondo. Ma anche qui sembra paradossale che a fronte delle accertate violazioni e degli imbrogli fatti ogni giorno, siano così pochi gli operatori diffidati. E d’altra parte è sempre il Gufo a dire che in 4 anni ha bloccato l’attività di solo 75 soggetti intenti a vendere recensioni, positive o negative che siano. Un modo per tentare di dimostrare di avere una trasparenza, ma che in realtà è solo ridicolo se si considera il numero incredibile di società che in Internet continuano a promettere risultati miracolosi su TripAdvisor. Molti di questi sono stati anche denunciati da Italia a Tavola, che ha indicato anche le tariffe per le diverse recensioni che si possono acquistare, ma nonostante ciò la loro attività continua indisturbata.
La ciliegina sulla torta di questa pelosa operazione di marketing per pulirsi un po’ l’immagine è poi la richiesta ad altre piattaforme (Google e Facebook in particolare) perché si uniscano al Gufo nel combattere i truffatori.
Al di là dei contenuti delle altre piattaforme, per molti versi anch’esse criticabili, l’idea di un cartello dei signori della rete per fare un’adeguata censura sulle recensioni è l’ultima cosa che vorremmo vedere. Le fake news si possono combattere solo con la trasparenza vera e l’assunzione di responsabilità.
Al di là di ogni strumentazione tecnica adottata, i commenti devono essere veri e per essere tali devono riportare nome e cognome e una certificazione del servizio avuto (ricevuta o fattura che sia). A fianco dell’abolizione dell’anonimato (la cui tutela ha senso solo nei regimi dittatoriali) servono poi normative a livello internazionale che rendano responsabili di ciò che viene scritto sulle piattaforme sia l’utente, sia il sito stesso. Così come avviene per tutta la stampa libera nel mondo occidentale, dove editore e direttore rispondono civilmente o penalmente di quanto pubblicato.
Il resto sono solo chiacchiere e ulteriori fake news.
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Alberto Lupini