La guerra spaventa anche il turismo: quanti soldi perderemo senza russi in Italia?

Un'altra mazzata rischia di abbattersi sul settore, proprio ora che stava tornando a respirare dopo due anni di pandemia. I turisti russi, per tradizione altospendenti, nel 2019 hanno garantito 980 milioni al Bel Paese

25 febbraio 2022 | 18:01
di Gianluca Pirovano

Nemmeno il tempo di sorridere e un'altra mazzata sembra destinata ad abbattersi sul turismo italiano. Nei giorni scorsi gli operatori del settore avevano finalmente potuto festeggiare il tanto atteso ritorno (o quasi) alla normalità. Il ministro della Salute Roberto Speranza aveva infatti firmato l'ordinanza che dal 1° marzo toglie l'obbligo di tampone anche per i viaggiatori provenienti dalle destinazioni extra Unione Europea. Una misura attesissima, che riapre di fatto le porte a 35 milioni di visitatori arrivati in Italia nel 2019, ultimo anno prima della pandemia. 

Ora però l'esplosione del conflitto tra Russia e Ucraina rischia di colpire di nuovo il settore. Il mercato russo prima della crisi Covid, in Italia generava circa 1,7 milioni di arrivi e 5,8 milioni di presenze. Non solo, i russi sono per tradizione un popolo altospendente: nel 2019 hanno speso più di 980 milioni in Italia, pari al 2,2% della spesa totale dei viaggiatori stranieri nel Bel Paese. Un mercato che aveva uno dei suoi momenti forti in primavera, in occasione della Pasqua Ortodossa (che quest'anno cade il 24 aprile). L'evento generava 175mila pernottamenti di turisti russi e quasi 20 milioni di euro di fatturato per le attività ricettive. Non solo: è tutto da verificare anche l'impatto che la guerra avrà sul turismo del Nord America. È infatti possibile che la presenza di un conflitto renda americani e canadesi meno propensi a viaggiare verso l'Europa. 

Turismo tra ripresa e crisi: le parole del ministro Garavaglia 

Sul tema si è espresso ieri il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, in occasione di un incontro svoltosi a Roma proprio sulla crisi del turismo nella capitale. «Quella della guerra è una situazione talmente recente che non consente di disporre di dati - ha evidenziato il ministro - Avevamo segnali molto positivi in conseguenza dell’allentamento delle restrizioni, con un rimbalzo importante. Certo poi arriva la guerra e si apre un ulteriore scenario. Adesso bisognerà valutare l’impatto di questa brutta novità». 

 

 

In vista ulteriori sostegni per il settore 

Garavaglia ha anche spiegato come la guerra abbia già cambiato lo scenario e come sia possibile che il Governo valuti ulteriori sostegni al turismo. «La guerra ha cambiato lo scenario, non ci fosse stata questa novità la gestione sarebbe proseguita in modalità ordinaria. Abbiamo un pacchetto di emendamenti al decreto Sostegni Ter con interventi pari a 200 milioni di euro aggiuntivi. Con queste misure contavamo di uscire dalla fase di emergenza, utilizzando in particolare lo strumento della decontribuzione. Adesso bisognerà valutare l’impatto di questa terribile novità». 

Attesa e incertezza: le preoccupazioni di Confindustria e Federalberghi 

Non si discostano particolarmente dalla visione del ministro Garavaglia le parole delle associazioni di settore, chiamate a rappresentare il turismo di fronte a questa ennesima difficoltà. «C'è una situazione di grande attesa e di grande incertezza - ha dichiarato Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi - Il conflitto è appena iniziato e non sappiamo quando finirà. Di certo c'è molta preoccupazione. Sappiamo che l'industria del turismo ha bisogno della pace per poter crescere e speriamo quindi che questa possa giungere al più presto». 

Attesa e preoccupazione anche per Bernabò Bocca, alla guida di Federalberghi. «Non ci sono segreti sul fatto che, assieme agli americani, i russi rappresentino per noi i turisti con maggiore capacità di spesa, sono i cosiddetti "big spender" che certo pesano sulla bilancia del nostro settore - ha spiegato - Al momento riteniamo essenziale confidare nelle azioni del governo, della diplomazia e degli accordi internazionali affinchè si estingua il rischio dell'accanirsi di un conflitto che nuocerebbe al mondo intero». 

L'Enit ha deciso: non partirà per Mosca 

 «Finalmente respiravamo dopo due anni di Covid, ora è dura trovarsi di fronte ad un'altra emergenza, peraltro così pesante e grave». Così il presidente dell'Enit, l'Agenzia nazionale per il turismo, Giorgio Palmucci. L'ente aveva in programma di partecipare nelle prossime settimane con alcune regioni italiane a una fiera del turismo proprio a Mosca. «Ovviamente non parteciperemo - ha aggiunto Palmucci - Restiamo in attesa sperando che si trovi una soluzione diversa dalla guerra. Il turismo russo è un turismo molto importante per il nostro Paese, che negli ultimi due anni, per via della pandemia, è andato completamente perso. Da marzo eravamo pronti a ripartire, senza più obbligo di tamponi e limitazioni per il vaccino Sputnik, ma la gioia è durata poco». 

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Alberto Lupini


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