Dopo un teso passaggio alla Camera sulla conversione in legge del decreto del 6 agosto che introduceva l’estensione dell’obbligo del green pass per accedere a diverse attività e servizi, il Governo è pronto ad aprire un nuovo capitolo sull’utilizzo della certificazione verde che dovrebbe coinvolgere quelle categorie di lavoratori più a stretto contatto con il pubblico. A partire dai lavoratori delle mense (ospedaliere e scolastiche in primis) e delle ditte di pulizia. A seguire, quelli di bar e ristoranti. L'approccio sarà comunque graduale.
Una cabina di regia per indicare le categorie a cui estendere l'obbligo
Durante la conferenza stampa del 2 settembre, il presidente del Consiglio Mario Draghi era stato chiaro relativamente all’estensione del lasciapassare (attualmente obbligatorio per il personale scolastico e, di fatto, per quello medico a seguito dell’obbligo di vaccinazione): «Io e il ministro Roberto Speranza ne stiamo parlando da tempo. E posso dirvi che l’orientamento è per un sì, il green pass verrà esteso. Per decidere come fare, quali passi fare, quali settori dovranno averlo prima, ecc. faremo una cabina di regia come chiesto dal senatore Matteo Salvini». L’incontro, previsto per l’inizio della settimana, tuttavia non è ancora stato convocato. Un’accelerazione sul dossier potrebbe arrivare al termine dei lavori di conversione in legge del decreto del 6 agosto in corso alla Camera. Prima data utile: giovedì 9 settembre? Forse solo per il Consiglio dei ministri che dovrà estendere l'obbligo al personale delle mense e delle ditte di pulizia che operano nel settore ospedaliero e scolastico. La cabina di regia prevista per indicare ulteriori categorie di lavoratori, invece, slitta a data da destinarsi.
Coinvolti quasi due milioni di lavoratori
Se le posizioni si ammorbidiscono, il Governo di prepara a vare un nuovo decreto sul green pass la cui estensione potrebbe coinvolgere una platea di poco inferiore ai due milioni di lavoratori:
- ristorazione (1 milione)
- trasporti (622mila)
- attività sportive, culturali e intrattenimento (306mila).
L’estensione dell’obbligo di green pass anche ai professionisti e ai lavoratori dell’Horeca ha trovato diverso spazio sulle pagine di Italia a Tavola. Seguendo quanto proposto da Fipe e Confcommercio in tempi non sospetti, l’idea è quella utilizzare la certificazione verde come un vero e proprio lasciapassare per il ritorno alla normalità. In questo modo, si potrebbe raggiungere un duplice obiettivo: da un lato, trasformare bar, ristoranti e alberghi in delle vere e proprio bolle covid-free; dall’altro, ricostruire quella fiducia e reciprocità necessaria al buon esito del business fra titolare di pubblici esercizi e avventori. D'altronde, come sostenere ancora che per andare a cena al ristorante è necessario il green pass per mangiare all'interno della sala, ma per lavorarci come cameriere no?
«La nostra federazione è da sempre a favore dei vaccini e dell’introduzione dell’obbligo di green pass per i dipendenti dei pubblici esercizi. Auspichiamo, anzi, che quest’ultimo sia esteso anche a tutte le altre categorie economiche e che si chiariscano alcuni punti fondamentali. In primis, bisogna riflettere sui tempi di introduzione di tale misura per dare un preavviso congruo e consentire a chi non fosse ancora vaccinato di mettersi in regola, al netto dei tempi tecnici che dipendono dai protocolli sanitari e dalla logistica. Un'imposizione a stretto giro rischierebbe di causare la chiusura di migliaia di esercizi per mancanza di personale», aveva sostenuto nei giorni scorsi Fipe in una nota.
Lega-Governo, posizioni da chiarire alla Camera
Prima, però, ci sono da superare le resistenze e gli sgambetti (senza conseguenze per la maggioranza) della Lega. Il Carroccio, dopo aver ritirato tutti i propri emendamenti in linea con le altre forze di governo, aveva strappato votando a favore degli emendamenti relativi alla soppressione del green pass presentati da Fratelli d’Italia. Una scelta di cui, secondo Salvini, erano «tutti informati». Scelta ribadita anche al secondo giorno di lavori alla Camera con un nuovo emendamento presentato da FdI e votato dalla Lega (relativo all’esenzione del green pass per i minorenni). Il testo finale passerà poi al Senato. Per la conversione in legge c’è tempo fino al 20 settembre.
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Estensione graduale: escluse la Pubblica Amministrazione e le aziende private
Una volta archiviata la partita alla Camera potrebbe già essere l’ora della cabina di regia. L’obiettivo è quello di indicare quali saranno le categorie che dovranno sottostare all’espansione dell’obbligo del green pass. Per convincere la Lega, si va verso un processo graduale. Primo passo, assicurare la reciprocità della certificazione verde in tutte quelle attività il cui accesso è subordinato all’esibizione del lasciapassare sanitario. In particolare, quelle dove i lavoratori sono a stretto contatto con il pubblico: bar, ristoranti, pizzerie, cinema, mense ma anche parrucchieri, estetisti, ecc. Esclusi, per il momento, i dipendenti della Pubblica Amministrazione (anche se il ministro competente, Renato Brunetta, sembra già pronto a mettere in pratica questa misura con il sostegno del ministro alla Salute, Roberto Speranza) e quelli delle aziende private tout court.
«Ho parlato con il presidente Draghi, non risulta nessuna estensione di green pass a tutti i lavoratori del pubblico e del privato, a differenza di quello che ho letto su qualche giornale e quindi questo mi conforta», ha aperto Matteo Salvini intervistato dai cronisti durante la sua visita al Salone del Mobile di Milano.
Tutto fumo e niente arrosto, quindi? Probabilmente, la questione è più politica che pratica. «La Lega, all'interno delle Regioni e della Conferenza Stato-Regioni con il presidente Fedriga, ha sempre avuto una linea a favore dei vaccini, della lotta alla pandemia. Credo sia importante che all'interno del Cdm il green pass sia passato all'unanimità con il consenso di tutti i ministri, anche quelli della Lega», ha affermato la ministra gli Affari regionali, Maria Stella Gelmini.
La Toscana pronta a fare da sola
Ad accelerare i tempi per una decisione a livello nazionale c'è anche la posizione di alcuni enti locali. Fra tutti, la Regione Toscana il cui presidente Eugenio Giani ha già indicato una data limite: il 30 agosto. Se entro la fine del mese non sarà ancora stato trovato un accordo, il governatore è prontoa far da sé: «Dove non arriverà il Governo perché ci sono i compromessi a cui costringe il Parlamento ci arriveremo noi con l'ordinanza dal primo di ottobre». Il contenuto? L'obbligo di green pass esteso a tutti i luoghi e locali pubblici sul territorio regionale.
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Alberto Lupini
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